Abbiamo appreso in questi giorni la decisione del presidente della Provincia di non rilasciare il consenso per l’accordo di programma sul centro commerciale Samambaya, da realizzarsi in località Campiglione.

I motivi considerati dal presidente per negare l’autorizzazione, (e cioè la mancanza di un interesse pubblico per l’aumento occupazionale, i problemi di viabilità e quant’altro), ci trovano perfettamente d’accordo e non fanno che confermare le nostre argomentazioni più volte già esternate in passato. Infatti, negli ultimi sei anni hanno chiuso più di 2000 esercizi, in gran parte del settore alimentare ed elettrodomestici, situati per lo più nei centri storici o nelle periferie. La concentrazione delle ampie superfici di vendita della grande distribuzione nel territorio è in aperta concorrenza con chi deve cercare di sopravvivere all’interno dei centri storici dove anche gli affitti ed i costi di gestione in generale ben superiori, in aggiunta ai disagi derivanti dalla mancanza di parcheggi sufficienti, creano quella che si può tranquillamente definire una turbativa degli equilibri di mercato.

Le conseguenze negative dopo l’apertura ad Ascoli Piceno di 44.000 mq di superficie di vendita sono ben note: è stato messo a terra il commercio del centro e l’apertura di nuovi centri commerciali nel fermano avrà lo stesso effetto devastante e porterà alla chiusura di tanti piccoli esercizi ovvero al trasferimento di altri creando una desertificazione non solo a Fermo ma anche a Monte Urano, Torre San Patrizio, Rapagnano ecc.. La moria dei negozi porterà poi all’abbandono delle residenze in centro. La potenzialità di spesa della popolazione a ridosso del bacino del Tenna è limitata, la propensione ai consumi è diminuita in linea con l’andamento nazionale ed i negozi esistenti sono più che sufficienti a soddisfare la domanda del bacino d’utenza.

Con questo non vogliamo dire che la distribuzione moderna non debba esistere. A nostro avviso bisognerebbe meglio distribuirla e non inflazionarla, così come risulterebbe dalla proposta, della Confcommercio recepita dall’amministrazione di Fermo, di creare una infrastruttura commerciale a ridosso del centro storico, al fine di ottenere sia la “modernizzazione” della distribuzione sia la riqualificazione dello stesso coinvolgendo anche i piccoli dettaglianti già ivi operanti. Purtroppo ancora oggi questa soluzione, afflitta da problemi burocratici, è lontana a concretizzarsi.

Nel congratularci con chi guida il governo della provincia per la decisione presa dobbiamo però anche rilevare che il centro commerciale Le Blond di Monte Urano, praticamente il gemello di Samambaya, ha già ritirato l’autorizzazione edilizia per cui in brevissimo tempo sarà anche questo operativo.

Il precedente presidente aveva rilasciato solamente l’autorizzazione per Monte Urano, evitando accuratamente di decidere per Fermo, dove per coerenza avrebbe dovuto dare parere favorevole, procrastinando i tempi fino a far rinviare la scomoda decisione al suo successore che, guarda caso, non ha problemi di coerenza col passato provinciale.

Non vorremmo che dietro questa decisione ci siano dei puri calcoli politici relativi al colore dell’amministrazione proponente; infatti sono diametralmente opposte le tesi delle coalizioni di sinistra dei comuni di Monte Urano e Fermo nel giustificare la costruzione di questi centri.

Ci sembra piuttosto che le varie coalizioni al governo dei comuni, abbagliate dai soldi di questi misteriosi investitori lussemburghesi, abbiano venduto i loro principi in base a puri calcoli di convenienza lasciando i centri storici in balia di se stessi, ed in questa occasione auspichiamo che il presidente Rossi si dimostri coerente anche nel futuro evitando nuove aperture in tutto il territorio delle due province.