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Si dimettono 9 consiglieri su 15: decade il cda del Centro Agroalimentare

San Benedetto del Tronto | Soluzione auspicata dalla Provincia di Ascoli e dalla Regione Marche. Rate di mutuo arretrate per 3 milioni e 600 mila euro

di Giovanni Desideri

Si sono dimessi 9 consiglieri (7 oggi, 2 si erano dimessi in precedenza, anche se da uno di questi non arrivano conferme né smentite) dei 15 che compongono il consiglio di amministrazione del Centro Agroalimentare Piceno di San Benedetto, un gesto che provoca automaticamente la decadenza dell’intero cda, compreso naturalmente il presidente Gianni Balloni (“è un atto che mi aspettavo da tempo, ma dubito che vada a favore delle sorti del Centro Agroalimentare”. Il 20 dicembre Balloni aveva licenziato il direttore del Centro Elio Spinozzi).

Nelle lettere di dimissioni, rimesse al presidente del collegio sindacale Daniele Gibellieri, oltre che allo stesso Balloni, si forniscono le motivazioni e si sollecita la formazione di un nuovo cda: dimissioni rassegnate “interpretando la volontà dei soci e al fine di agevolare ogni loro decisione”, “perché sono state disattese indicazioni precise in merito a privatizzazione e apertura del nuovo mutuo” e “constatato che ciò è avvenuto nonostante le sollecitazioni del cda che ha ripetutamente sollecitato il presidente Balloni ad attenersi a queste indicazioni”.

L’azzeramento del cda era stato chiesto dalla Provincia di Ascoli Piceno e dalla Regione Marche (insieme detengono circa il 46% delle quote del Centro) durante l’assemblea dei soci che si è svolta lo stesso 20 dicembre (in quella occasione Balloni non informò i soci del licenziamento di Spinozzi), cui presero parte tra gli altri il presidente della Provincia Massimo Rossi e l’assessore regionale all’agricoltura e al bilancio Luciano Agostini.

L’avv. Gianni Balloni, di AN, era stato nominato nel giugno 2002, su indicazione del sindaco di San Benedetto Martinelli (il Comune di San Benedetto è il socio di maggioranza relativa con il 43,18% delle quote).

“Non spetta a me privatizzare, ma ai soci”, si era difeso Balloni: l’indicazione di vendere era stata formulata tra gli altri proprio dal consiglio comunale di San Benedetto nel maggio 2002.
Altra accusa, quella di non aver ancora procurato un mutuo alternativo a quello erogato dal Credito Agricolo Industriale che scade nel 2010, ma che non viene più rimborsato dal 2001, con rate insolute per 3 milioni e 600 mila euro. Risposta su questo punto: la trattativa in corso con la City Bank di Zurigo per un finanziamento di 11 milioni di euro.

Tra i 9 dimissionari il vicepresidente Giovanni Mandozzi e Francesco Marcheggiani (rappresentanti rispettivamente degli operatori addetti ai servizi alle imprese e degli operatori del settore ittico, all’interno del Centro). Inoltre, tutti e tre i rappresentanti della Regione Marche (Giuseppe Simonetti e Luciano Sgolastra indicati dalla maggioranza e Alessandro Salustri, indipendente, indicato dalla minoranza, in particolare da Forza Italia). Inoltre, i rappresentanti della Provincia Mauro Schiavi e del Comune di Monteprandone Marcella Liodori. Antonio Eliantonio, rappresentante della Carisap, si era dimesso recentemente: anche se il diretto interessato non conferma né smentisce. L’attuale sindaco di Monteprandone Bruno Menzietti, già rappresentante della Provincia, si era invece dimesso nel giugno scorso proprio in seguito alla sua elezione a sindaco.

Marcheggiani: “ad alcuni operatori del Centro è stato permesso di non pagare l’affitto da due anni a questa parte, per una cifra complessiva di 7-800 mila euro. E non è stato fatto niente per recuperare questi soldi, nonostante la situazione in cui si trova il Centro.”

Mandozzi: “Marcheggiani ed io eravamo stati indicati nel cda proprio come rappresentanti dei privati, e come segno della volontà di privatizzare il Centro. Balloni ha portato avanti una gestione a colpi di maggioranza, facendo distinzione tra operatori amici e meno amici. Si vanta di aver risanato il bilancio, ma può dire questo solo grazie ad alcune forzature, come appunto l’iscrizione dei crediti non riscossi verso gli affittuari e la decurtazione di parte degli interessi passivi che oggi il Cai chiede indietro. È vero che sono interessi alti: ma allora andavano rinegoziati due anni fa. Oggi rappresentano comunque un debito in bilancio.”

29/12/2004





        
  



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