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Balloni: “per salvare il Centro Agroalimentare prioritarie le rate di mutuo arretrate”

San Benedetto del Tronto | Parla il presidente: “privatizzare spetta ai soci, non al consiglio di amministrazione. Aumentati i miei poteri per l’urgenza delle trattative”

di Giovanni Desideri

“In questo momento le banche ci chiedono di pagare le rate di mutuo arretrate, dal 2001 ad oggi, per 3 milioni e 600 mila euro. Questa è la priorità per salvare il Centro Agroalimentare di San Benedetto. Privatizzarlo spetta ai soci, non al consiglio di amministrazione. L’ampliamento dei miei poteri, infine, è stata decisa come misura temporanea, per dare garanzie agli istituiti con i quali ho trattato.”
 
La riposta dell’avvocato Gianni Balloni, presidente del Centro Agroalimentare, tocca tutti i punti oggetto di polemica nei giorni scorsi. Con una postilla: “di fronte all’urgenza posta dal CAI di pagare le rate arretrate – afferma – è inaccettabile il ricatto di chi dice: “tiriamo fuori i soldi solo se Balloni se ne va”. Qui si fa politica contro di me”.
 
Sull’aumento dei poteri votata da una parte del cda: “per stabilire quali dovessero essere i poteri del presidente – dice Balloni – siamo andati a vedere cosa accadesse negli altri 13 Centri Agroalimentari d’Italia. È vero che questa misura ha bisogno di una variazione dello statuto, ma l’abbiamo adottata in via provvisoria per dare certezze ai soggetti presso i quali ho dovuto rappresentare il nostro Centro, per ottenere finanziamenti. L’ufficio legale della Regione Marche riconoscerà la legittimità di questo passaggio”.
 
Sul licenziamento del direttore Elio Spinozzi: “non c’è nulla di personale in questa decisione – dice Balloni – Solo il fatto che Spinozzi non ha avuto un ruolo propositivo all’interno del Centro e le contestazioni da parte di alcuni operatori sul suo operato”.
 
La privatizzazione verso cui sarebbero orientati i soci pubblici (Comune, Provincia Regione, che detengono complessivamente il 96% delle quote): “l'obiezione di non aver privatizzato mi lascia esterrefatto – è la risposta – dal momento che privatizzare spetta ai soci e non certo al consiglio di amministrazione.”
 
“Ho assunto questo incarico nel 2002 – prosegue Balloni – e da allora ho cercato di risolvere la crisi finanziaria in tre modi: proponendo di vendere i locali del centro attualmente affittati al Cash & Carry, per un importo di 4 miliardi e mezzo. Ma questo non è stato possibile perché la legge lo impedisce fino all’estinzione del mutuo concessoci dal Credito Agricolo Industriale, e dal pool di banche che esso raggruppa. Nel nostro caso il mutuo arriva al 2010. La legge è la 41/86, quella che ha istituito i Centri Agroalimentari. Ed ho anche proposto al ministro delle attività produttive Marzano di modificarla per permettere la vendita di quei locali. Siamo in attesa di sapere se tale modifica verrà accolta in Finanziaria.”
 
“In secondo luogo – prosegue Balloni – ho chiesto un ulteriore aumento di capitale ai soci: lo strumento usato sin qui per pagare le rate di mutuo al CAI, con interessi al 17,25% che in ogni caso vorremmo rinegoziare. Comune, Provincia e Regione hanno rifiutato questa soluzione.”
 
“Infine il mutuo alternativo di 11 milioni di euro per avere rate più basse, alla nostra portata, con scadenza a 22-23 anni. La pratica è in buono stato di avanzamento, con l’intermediazione della SPEF di Livorno, presso la City Bank di Zurigo, che ha accettato ma deve individuare un istituto di credito in Italia affinché siano valide le ipoteche sul Centro stesso. Questo ci permetterebbe di porre fine al vincolo di destinazione d’uso. Al Centro sono infatti arrivati sin qui gli operatori del settore ortofrutticolo che in precedenza operavano in via Toti, ma non si è mai sviluppato il settore dei fiori o l’ittico, che pure erano previsti. Dal 2002 ad oggi il Centro ha aumentato i suoi ricavi, diminuito i costi, regolato i conti con i fornitori per circa 1 miliardo di lire, risolvendo anche alcuni contenziosi: togliendo gli oneri finanziari al 17,25%, il Centro avrebbe oggi un utile di 9 mila euro all’anno.”

23/12/2004





        
  



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