"Povero Papa, povera cultura, povera università"
Fermo | Cesare Catà interviene sulla polemica delle ultime ore contro la visita di Papa Benedetto XVI all'Università la Sapienza: "La cultura italiana è definitivamente marcia"
Negli ultimi due giorni, il tema della contestata visita di Papa Benedetto XVI all'Università la Sapienza di Roma ha tenuto banco su tutti i media nazionali. E' delle ultime ore la notizia che, viste le tensioni esplose, il Vaticano ha scelto di annullare la visita del Pontefice.
Non serve essere schierati politicamente o credenti per intuire che un oscurantismo al contrario, volgare ed ottuso, ha conquistato uno spazio che per eccellenza, come l'Università, dovrebbe essere tempio, laico, del dialogo e del confronto.
Dove per laico si vorrebbe intendere ancora una parola con una dignità, e non uno straccio ipocrita per difendersi da una minaccia inesistente. Quello che segue è l'intervento, certo molto duro, di Cesare Catà, arrivato poche ore prima che Ratzinger decidesse di annullare la propria visita.
"Vi sono vari segni che possono indicare il declino drammatico di una civiltà. In Italia, con un tocco di genuino squallore locale, segni del genere si stanno mostrando con sempre maggiore frequenza e drammaticità. E' di questi giorni la notizia che 68 docenti hanno firmato un manifesto affinché Joseph Ratzinger non sia ospitato alla Università "La Sapienza" di Roma. Cosa può spingere 68 uomini a una protesta barbara e volgare contro uno dei maggiori teologi del Novecento, che è al contempo la più alta carica della religione maggioritaria in Europa? Dev'esserci qualcosa di marcio, al fondo. Quello che al fondo è ormai marcito è la cultura. La cultura degli intellettuali al fondo dell'Italia è completamente marcia.
Come mai, viene da chiedersi, quei 68 - numero tristemente evocativo per le sorti di questa misera Nazione -, quei docenti hanno una tale idiosincrasia, un tale terrore irrefrenabile nei confronti di Ratzinger? Cos'è che li spaventa tanto, nella figura e nelle idee del nostro Pontefice? Probabilmente, questi "intellettuali" non possono sopportare il filosofo e teologo tedesco, perché egli rappresenta tutto ciò che essi non sono. Ciò che dovrebbero essere, senza dubbio; ma che abissalmente non sono. Ossia una cultura vera, fondata. Una cultura che miri a difendere l'Occidente, le sue radici, tramite una memoria grata del passato e una corrispondenza coraggiosa con un concetto di verità forte.
Da tempo, la "cultura degli intellettuali", in Occidente, ha preteso di abbandonare tutto ciò, per intraprendere una deriva relativista e nichilista, una Weltanschauung basata sull'odio e la vuotezza. In Italia, questa forma dominante del pensiero ha assunto i connotati squallidi di un provincialismo baronale, tramite docenti che non fanno ricerca, non sono in grado di fornire una adeguata preparazione ai loro alunni - però, in compenso, pretendono di pontificare sul mondo, attraverso una rivoluzione cerebrale, fatta con le loro testoline, chiusi nei loro uffici.
Com'è triste e orrendo che questa gente debba dare dimostrazione di tutta la sua ignoranza. Perché è proprio questo che dimostrano questi "intellettuali sciagurati" (come a ragione li chiama oggi Veneziani sulle pagine di Libero), con il loro gesto anti-ratzingeriano. Dimostrano ignoranza. L'ignoranza di chi è incapace di dialogare con un pensiero vero, forte e indipendente. L'ignoranza di chi non può sopportare di vedere che una alternativa umana e filosofica al "nichilismo lamentoso" è possibile.
In realtà, è proprio per questo che quei 68 ignoranti vorrebbero che Ratzinger non fosse accolto tra i muri della cosiddetta "Sapienza" (mai nome fu meno azzeccato). Perché il nostro Pontefice - una delle menti più brillanti della Storia della Chiesa - manda in cortocircuito tutti i vuoti intellettualismi attraverso cui loro vorrebbero ridurre la ragione umana e la realtà.
I docenti universitari italiani: che inutili vigliacchi. Sono sempre gli stessi. Gli stessi che in massa giurarono fedeltà al Fascismo durante il Ventennio, per poi tramutarsi tutti quanti in ferventi antifascisti, subito dopo l'assassinio del Duce. Sono gli stessi che da decenni occupano, con il solo merito delle loro tessere partitiche, cattedre politicizzate, percependo stipendi grassi per fare finta di pensare, nelle gramsciane "case del potere". Sono sempre loro. Sono quelli che hanno fallito. Che hanno ridotto l'Università a un sapientificio incapace di fornire la benché minima preparazione; sono quelli che dall'alto della loro arroganza si permettono di giudicare il mondo, per il semplice motivo di poggiare il loro grasso deretano su di una poltrona da 5000 € al mese. Sono quelli che negli anni '60 protestavano assurdamente contro un sistema di cui poi sono divenuti i signori e padroni. Sono loro: le cariatidi ignoranti che esercitano a loro piacimento le proprie baronie, scrivendo libri che nessuno leggerà, ma che obbligheranno a comprare ai loro studenti, per fare un esamino di cui magari andranno fieri. La cultura degli intellettuali universitari, in Italia, è marcia. E rischia di far marcire, per contagio, anche la parte sana del paese. Quella parte che - a differenza dei docenti "contestatori" - lavora davvero, vivendo la vita. E allora, vivendo, questa parte "sana" del paese non può essere contagiata dal virus della masturbazione mentale del pensiero debole, che "gli intellettuali" ritengono intoccabile. Solo chi passa il tempo della propria vita senza essere davvero dentro la realtà può permettersi il lusso di negare la fondatezza di ogni senso e di ogni verità, pretendendo che questo nichilismo lamentoso sia "cultura".
La cultura è il contrario di tutto ciò. E' la capacità di una umiltà consapevole, che possa renderci degnamente umani nei confronti di un Mistero. In questo senso, dalle nostre parti, Ratzinger è l'ultimo dei filosofi; l'unico vero uomo di cultura dei nostri giorni. Si capisce che le misere menti dei parrucconi universitari, pagati dallo Stato per citare pomposamente loro stessi in inutili stanzoni di vecchi palazzi, non riescano a sopportare una sua visita alla cosiddetta "Sapienza". Quella visita li metterebbe spalle al muro. Sarebbero di fronte a ciò che loro avrebbero dovuto essere. Ma che purtroppo, per deficienza mentale e bassezza morale umana, non saranno mai. Ratzinger guarderebbe loro dentro, e diagnosticherebbe, come ha già fatto, la loro insulsa patologia: "l'Occidente non ama più se stesso". I docenti universitari italiani sono, oggi, le metastasi di questo disamore tumorale che mina la civiltà occidentale. Sono metastasi.
Ratzinger, perdona loro, perché non sanno quello che fanno! Non sanno che, contestando te, rifiutano proprio quella cultura occidentale che, tramite la Chiesa, i suoi Santi e i suoi pensatori, ha permesso loro con due Millenni di Civiltà di essere quello che ora essi sono...
Stamattina, dalle pagine del Manifesto, questi 68 perfidi ignavi tentavano di giustificare la loro posizione: affermando che non accettano imposizioni sul metodo filosofico e scientifico da chi ha ricevuto una carica "dall'Alto". Ma come? Proprio loro dicono questo? Chi, più di loro, vorrebbe imporre qualcosa, al punto da impedire che la più eminente autorità religiosa dei nostri tempi faccia visita al loro "sapientificio"? Se c'è un pensiero che davvero viene imposto, è proprio quel nichilismo lamentoso al di fuori del quale sembra reato muoversi e pensare, e senza professare il quale è impossibile entrare come ricercatore nelle Università italiche. E poi, chi più di questi docenti ha ricevuto una carica "dall'alto"? Perlomeno, "l'alto" di Ratzinger è di ordine trascendente. Invece, "l'alto" che ha investito questi spocchiosi professoroni, ben lungi dall'essere un riconoscimento meritocratico, è nella quasi totalità dei casi il frutto di equilibri politici sinistri e baratti baronali - come tutti sanno.
Il rigurgito sessantottino di questi docenti contro Ratzinger è l'ennesima vergogna italiana, al pari della "monnezza" napoletana. Qui siamo di fronte a una immondizia intellettuale, ma il risultato è proprio identico: aria malsana, vergogna agli occhi del mondo, paradossi per cui si ricoprono cariche che mai si sarebbero dovute ricoprire, malattie, squallore, schifo. Tanto, tanto schifo.
Verrebbe da consigliare al nostro Pontefice di lasciar perdere, di non andare in mezzo a questi sciocchi che non capirebbero una parola, con le poche cellule cerebrali che utilizzano, dei suoi ragionamenti sublimi. Ma poi viene in mente una massima cristiana. Ossia l'andare tra gli ultimi degli ultimi. E i docenti universitari italiani - gli "intellettuali" - oggi sono davvero gli ultimi degli ultimi. I peggiori. Sono metastasi. E allora che Ratzinger vada, che vada in quella "favela culturale" che è la Sapienza di Roma. Speriamo nel miracolo. Anche se forse neanche le parole di Ratzinger, la sua intelligenza, la sua forza di spirito - la sua cultura - saranno sufficienti per lenire la bassezza cui questa gente ha ridotto il senso del pensare, del ricercare, dell'essere degnamente umani tramite la forza della ragione.
C'è sempre più schifo, ogni giorno di più, a essere Italiani".
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15/01/2008
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