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Si celebrano i 50 anni dalla chiusura del campo profughi di Servigliano.

Servigliano | Si svolgerà sabato 12 febbario alle ore 9 presso il teatro comunale una manifestazione con docenti universitari e ex ospiti del campo di raccolta profughi

di Alessio Carassai

Nel giugno del 1944 il campo di concentramento di Servigliano veniva liberato grazie all’intervento dei partigiani. Qualche giorno dopo, sarebbero arrivate anche le truppe alleate che avrebbero definitivamente chiuso la struttura.  Alla gente del posto pareva finita l’ingerenza delle grandi tragedie del Novecento, sopportata pazientemente, con la rassegnazione e la determinazione che sono proprie del mondo contadino.
 
"Il Campo di concentramento, dove erano stati internati migliaia di prigionieri alleati e poi decine di ebrei, era custodito da un manipolo di guardie - ha raccontato Filippo Ieranò presidente dell'associazione Cas delle Memoria - nel giugno del 1945, improvvisamente si avviarono i lavori di risistemazione delle baracche interne. All’ingresso venne apposta la scritta Centro raccolta Profughi. Non più un Campo di prigionia o di concentramento, ma un luogo destinato ad ospitare profughi. Qualche giorno dopo, infatti, sarebbero arrivati, trasportati dai continui viaggi dei camions, circa 1300 profughi slavi. Nel luglio 1946 i profughi slavi lasceranno Servigliano, verranno trasferiti al campo profughi di Senigallia, da dove  partiranno per la Re­pubblica Argentina. Ma altre centinaia di persone arrivavano, provenienti da luoghi diversi. La gente fluiva stanca e veniva guidata verso le baracche. I curiosi erano tanti e le domande fioccavano senza ottenere risposte chiare.  Si parlava di gente cacciata dalla propria terra, di eccidi, di foibe. Le popolazioni dei territori giuliano-dalmati pagavano il prezzo delle politiche totalitarie che si alternavano".
 
A Servigliano il 25 ottobre 1947 la Pca (Pontificia Commissione Assistenza) nominava cappellano del Centro profughi il sac. Vincenzo Nicolai, che relazionò il campo di Servigliano evidenziando che i profughi erano quasi tutti cattolici con una piccola presenza d'ortodossi; essi provenivano da Fiume, Gorizia, Pola, Trieste, Zara e Dalmazia, Libia, Tunisia, Francia, Egitto, Algeria, Grecia, Egeo, Albania, Etiopia, Eritrea.
 
"Il Centro di Servigliano era amministrato dal Ministero dell’Interno - ha continuato Ieranò - che offriva, oltre alla precaria sistemazione nelle baracche, dei pasti caldi o un modestissimo aiuto in danaro. Il rapporto tra profughi e serviglianesi non sempre fu facile. Si trattava di far convivere culture molto diverse, e in qualche caso di condividere i bisogni e le magre risorse. L’arrivo di questo numero considerevole di giovani necessariamente generava curiosità e diffidenza. Ma il pregiudizio lasciò spazio alla solidarietà ed all’integrazione. Il Centro Raccolta Profughi era parte di Servigliano".

Proprio per questo è importante ricordare che proprio 50 anni fa questo centro di raccolta profughi, per il valore storico che ha rivestito per il territorio verrà organizzata una manifestazione che convolgerà anche le scolaresche. La manifestazione si svolgerà sabato 12 febbraio alle ore 9 presso il teatro comunale curata dall'associazioen "Casa della Memoria", una giornata che offrirà agli ospiti la possibilità di conoscere e confrontarsi dal vivo con ex ospiti del centro.
Per l’occasione interverranno: Giacomo Scotti scrittore e storico di Fiume che parlerà dell’esodo Istriano, Costantino Di Sante dell’università di Teramo con cenni storici sui centri di raccolta di tutta Italia, Francesco Marcucci dei volontari di Emergency. L’incontro proseguirà con i racconti dal vero di alcuni profughi che in passato sono stati ospiti del centro di raccolta di Servigliano, con la proiezione di un documentario e l’apertura di una mostra fotografica.

09/02/2005





        
  



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