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Giovani: abbassiamo la cresta

San Benedetto del Tronto | Un domani senza garanzie sembra essere l’unica certezza dei giovani di oggi, prevaricati da un sistema che non mostra miglioramenti.

di Samuela Conti

Una parte sociale che vive un dramma nel dramma in una crisi economica senza precedenti. L'universo giovanile non sembra in grado di contrastare la crisi mettendo in campo nuove strategie, ma appare inerme e demotivato grazie al sostentamento familiare.
 
Infatti molti ragazzi si sentono inadeguati e incapaci di gestire la problematica, e si nascondono dietro lo stipendio familiare, accontentandosi di poco. Troppo complesso pensare di ambire a ruoli manageriali di spicco quando per raggiungere tale scopo si dovrebbero tollerare ore e ore di stage non pagate.
 
La permanenza del problema tende a modificare l'assetto dell'approccio giovanile al lavoro, costantemente demotivato. Ciò comporta la crescita di figure professionali poco specifiche non compatibile con il percorso di studi sostenuto. Le generazioni precedenti alla nostra hanno indubbiamente un profilo professionale e caratteriale più forte, basta considerare che alla tenera età di 14 anni molti dei nostri genitori lavorava. La semplicità sostava nelle piccole gioie e l'appagamento personale era esaltato con la vera comprensione del senso dei valori.
 
Gli anni 90 hanno scandito il cambiamento di un era, stimolando le giovani generazioni all'evasione più che alla condivisione. E' la mancanza di personalità il problema principale della gioventù. Il lavoro non c'è, è tutto vero, ma apparentemente ci sembra di sostare in un universo alternativo in cui tutto ci è dovuto anche a trent'anni. E' come se i valori morali non fossero più credibili, nemmeno per il signor adulto.
 
Tutto è diventato più labile, seppur si finga di definire i confini che dividono le linee di condotta dai comportamenti scorretti. Non si può credere di poter modificare il corso degli eventi in relazione alle proprie necessità e attitudini, di conseguenza si tenta di inventare la propria esistenza in relazione alle priorità e il resto diviene subordinato a questo principio.
 
Il benessere materiale sembra essere una chimera semplice da raggiungere considerando che, al di là della crisi, i giovani di oggi vengono più viziati di un pascià. Umanamente ci sentiamo meno coscienziosi dei nostri genitori. Al giorno d'oggi c'è un boom di condotte fuorvianti e l'allarme sociale si regge sul senso di responsabilità dal quale i ragazzi di oggi si tengono un po' alla larga. Questa valutazione semplicistica ma realista che affibbiamo ai juniores è frutto di passaggi generazionali che hanno modificato l'approccio alla vita e ai cambiamenti.
 
Al contrario di quanto traspare dai mass media, l'aspetto dei giovani nei confronti dei genitori è una dipendenza non solo economica, ma anche affettiva. Prima anche in età prematura, i ragazzi venivano abituati a lavorare, e questo consentiva loro un'acquisizione responsabile di maturità. Il tempo ha reso possibile la stabilizzazione dei figli in casa anche in età adulta, a scapito di una maggiore responsabilizzazione e autonomia economica.
 
Questo sentimento è tipico di chi non è abituato a privarsi dei piaceri della vita per il sacrificio e il lavoro. Per un giovane coccolato come un Re è complicato edificare il proprio futuro imboccando la strada del sacrificio. Di conseguenza ciò conduce ad una perdita del concetto giusto e ingiusto, corretto o scorretto, sbagliato, esatto.

03/12/2012





        
  



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