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"Sono Antonella, vi racconto la mia storia di usura"

Sant'Elpidio a Mare | La giovane elpidiense protagonista sabato scorso al convegno L'eredità di Falcone e Borsellino racconta la sua esperienza: in prima persona

di Pierpaolo Pierleoni

Quella che segue è una storia drammatica. Quella che segue è una storia che colpisce e fa riflettere. Quella che segue è una storia vera.

Antonella è la giovane che sabato scorso ha scosso il convegno sulla legalità "L'eredità di Falcone e Borsellino", tenutosi a Porto Sant'Elpidio, con la sua denuncia di usura. E' una ragazza di Sant'Elpidio a Mare la cui vita è stata sconvolta negli ultimi anni. Da tempo si batte per avere giustizia ed essere ascoltata. Da tempo grida contro il silenzio che l'ha circondata. Non possiamo darle, noi, la giustizia che chiede. Possiamo però darle voce. Ecco, in prima persona, il racconto delle sua vicenda.

"Mi chiamo Antonella M., ho 28 anni, sono architetto e dottoranda di ricerca in Tecnologie dell’architettura. Se fosse solo per questo la mia vita andrebbe benissimo, peccato che io e la mia famiglia dobbiamo affrontare una serie di problemi che ci stanno portando via il respiro: l’usura e la malagisustizia. Fino a tre anni fa non sapevo nulla, fino a tre anni fa… prima di rispondere ad una telefonata minatoria che ci intimava di vendere tutti quanti i nostri beni allo stesso acquirente della prima asta. Eh sì! C’era stata un’asta e un pezzo dei nostri averi era stato aggiudicato a chi, poi scoprimmo, essere un prestanome dell’usuraio. Lo ricordo come fosse ora, non sapendo che i miei genitori avevano subito per anni i ricatti e le minacce estorsive del loro consulente contabile “di fiducia” il tutto mi parve uno scherzo. Mi ricordo la sensazione, come cadere e farsi male, come inciampare e rimanere stesi. Poi in una nottata che non fini più, i miei ci raccontarono la storia, l’intera vicenda e ricordo di me seduta su quella poltrona che guardavo il Crocifisso appeso in cucina, mentre mi sentivo dire quanto male avessero subito e quante speranze riponevano nell’azione giudiziaria in essere. Il giorno dopo dallo shock non riuscì ad andare a lavoro. Sarebbe stato idilliaco se la Giustizia avesse fatto il suo corso, se le speranze con cui erano stati, per la seconda volta, ingannati i miei genitori fossero divenute realtà, se il mio pensiero che la Divina Provvidenza non ci avrebbe messo in mezzo ad una strada si fosse palesato reale. Speravo che l’asta della mia abitazione non sarebbe dovuta avvenire, che in qualche modo il miracolo sarebbe successo… quanto ci credevo!!! Povera Antonella credulona! Credi ancora in quel Tribunale? Oggi con il senno di poi riconosco tutta la mia fragilità e vana speranza. Il destino ci fu avverso, andammo per banche ed avvocati, nel tentativo di impedire l’asta della mia casa, ma la sorte o meglio il disegno umano, di chi continua a perpetrare la delinquenza sulle nostre fortune, era un altro. Noi dovevamo perdere tutto, come così avvenne. Ricordo quel mattino di giugno quando seppi ascoltando le voci provenienti dal di sotto, dalla fabbrica, dove lavorano i miei, a quanto fu venduta casa mia… non ci potevo credere come non ci credo a tutt’oggi di non avere più quello in cui sono cresciuta. Disperazione, panico, incredulità? Non so cosa fosse, era tutto e nulla: nel giro di quattro mesi, avevo saputo di una realtà allucinante, tenutami nascosta per 25 anni per bontà e protezione in quei 25 anni, malgrado tutto questo, quelle due rocce dei miei genitori avevano fatto studiare me e mia sorella, senza mai farci mancare nulla! Come potevo restare indifferente? La prima reazione fu quella di cercare casa, ma dove e come ricominci dopo una vita nello stesso posto? Quando non per volontà propria ma per maligno disegno dell’usuraio colluso con la Giustizia ci era stato portato via tutto, dal lavoro all’abitazione, dall’orto al giardino in cui giocavo da piccola? Il pensiero di non vivere più qui, così, solo perché il corrente Tribunale non ha voluto vedere intenzionalmente i crimini di questo personaggio, mi toglie il respiro. Non ci sono stata allora e non ci sto oggi a perdere tutto. Credo ancora che questa sofferenza serva a qualcosa, mi ripeto che la casa in cui vivrò deve ancora vedere posata la prima pietra. Ma al contempo, il rovescio della medaglia, vuole che mi sprono a convincermi che se sarà necessario dovrò ricorre a gesti estremi, che medito e vivo come se fossero inevitabili. Lotterò fino alla morte per quello che mi è stato tolto da chi non ha avuto neanche il coraggio di guardarmi in faccia incontrandomi in quel Palazzo. Non sono una moderna Kamikaze, ma quando la Giustizia non arriva e la disperazione ti soprafa, la tua mente le pensa tutte. Se non arriva la legge a lasciare il segno su chi meriterebbe la galera a vita per quello che mi ha fatto, dall’usuraio agli amministratori della malagiustizia, che fai? Chini il capo e butti via tutto? No anche se la disperazione a tratti mi soverchia lascio che sia l’impegno a mantenermi viva ed attiva, non allegra o fiduciosa, ma pronta a combattere. Solo scrivendo e lavorando mi sono salvata dal peggio, pur essendo stata male e molto. Inizia proprio dallo scrivere a tutti, dagli e per gli avvocati, al Governo, agli organismi superiori il mio impegno in questa storiaccia ancora non risolata".

27/02/2007





        
  



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