Riportiamo di seguito il testo di una comunicazione e-mail che testimonia l'esperienza vissuta da padre Carletti, missionario originario di Sant'Elpidio a Mare.

"A Jakarta non abbiamo avvertito il benche' minimo sussulto della terra e quindi nessun problema. I successivi epicentri (ben 3 o forse piu') dell'apocalittico terremoto (con conseguente maremoto) erano tutti a nord-ovest dell'isola di Sumatra (l'isola piu' occidentale dell'arcipelago
indonesiano): questa grande isola si stende da nord-ovest a sud-est dell'arcipelago. Sumatra quindi ha fatto da grande diga protettrice di tutto l'arcipelago, compresa l'isola di Giava dove si trova Jakarta. Nessun problema quindi neanche in Borneo o nelle altre isole della nazione

Ma sulle coste nord occidentali di Sumatra i danni e le vittime sono stati davvero apocalittici: i morti sono tantissimi, troppi, gia' si parla di 75.000 solo in Indonesia. Il vice presidente della repubblica indonesiana in visita sul posto ha dichiarato qualche giorno fa che interi villaggi o cittadine sulla costa sono stati spazzati via, non ci sono piu'.

Speriamomolto nella solidarieta' internazionale per far fronte ad una catastrofe che ha investito altre nazioni sull'oceano indiano con un numero complessivo di vittime altissimo, certamente oltre 100.000.

Per il resto delle notizie, penso che ne avrete di piu' e di megliodalla televisone italiana. Il subject di questa email (indonesia manangis = indonesia in lacrime) e' il titolo di una rubrica informativa curata da una delle tv private tra le piu' note in Indonesia. L'altro ieri ha trasmesso un filmato raccapricciante: violentissime onde che inseguivano gente in fuga che e' stata gradualmente raggiunta e spazzata via. Inoltre ha fatto vedere anche una raccolta di cadaveri gia' composti per la sepoltura (fossa comune, non puo' essere diversamente) ed una fila di bimbetti tra i 2-5 anni.

La stessa scena/foto e' poi comparsa sui giornali. Una scena sconvolgente, l'Indonesia ha davvero ragione di piangere e sono lacrime cocenti! Vi ringrazio per la vostra fraterna attenzione e solidarieta'.

Ieri sera ho ricevuto un'altra email da mia sorella Vilna, mia grande collaboratrice nell'attivita' di assistenza sociale. Mi comunicava che alcuni amici di Civitanova e S. Elpidio a Mare desiderano inviare denaro, ma non attraverso organizzazioni internazionali perche' temono che piu' della meta' se ne andrebbe per le loro spese operative. E mi chiedeva se poteva inviare il denaro a me da far proseguire poi, integro, per Sumatra. Ho risposto subito che lo avrei fatto molto volentieri tramite una suora che ha alcune consorelle proprio nell'occhio del ciclone: un'isola, Nias, al largo della costa nord-ovest di Sumatra, quella piu' violentemente colpita. Le suore e i sacerdoti della parrocchia sono riusciti a fuggire mettendosi in salvo sulle colline circostanti, ma anche le loro case non si sono salvate!".