"Si può restare comunisti anche al di là delle tessere"
Sant'Elpidio a Mare | "Lascio Rifondazione comunista con dolore, è come lasciare per me una famiglia. Resto in consiglio costituendo un nuovo gruppo sempre nell'area del centro sinistra"
di Masha Luciani*
Non avrei mai immaginato di dover lasciare un giorno il partito dove sono cresciuta e formato il mio pensiero politico a causa della manifesta ostilità dei miei stessi compagni.
Una ostilità locale, di una manciata di persone, che allo stesso modo da dietro le quinte e nei ruoli istituzionali della sezione locale di Porto Sant’Elpidio-Sant’Elpidio a Mare hanno guidato il partito senza amore, senza passione, senza impegno e, purtroppo, con una forte dose di diffidenza verso tutto e tutti che potessero intaccare i piccoli privilegi coltivati in una comunità piccola e chiusa.
Diffidenza che,a volte, si è trasformata in un ingiustificato “odio?”, “disprezzo?”, verso chi era portatore di messaggi diversi, di aperture agli altri, della ricerca del dialogo e del confronto con il sorriso e la ragione cercando di eliminare steccati e pregiudizi imposti invece dai compagni con “l’esperienza”.
Gli stessi pregiudizi che probabilmente sono la causa del totale isolamento che viviamo da circa un decennio a Porto Sant’Elpidio e nel cui baratro questi bravi maestri stanno riuscendo a far sprofondare anche la realtà di Sant’Elpidio a Mare.
E’ con dolore che mi decido a mettere nero su bianco questi pensieri che ho maturato ormai da tempo perché parlo non di avversari politici ma dei miei stessi compagni di partito, quelli con i quali avrei dovuto condividere un sogno, un progetto.
Ma loro da tempo ormai non sanno più sognare. Lascio Rifondazione comunista con dolore, è come lasciare per me una famiglia. Dove mi muovo tra le stanze di casa trovo ogni giorno tracce indelebili di questa esperienza che nella nostra famiglia è da sempre come il pane quotidiano. Non mi ritrovo però più nelle dure lotte intestine, troppe. Gli sgambetti a chi cerca il dialogo.
L’ostinato ripetere di falsi dialoghi, di concetti mascherati di rigoroso perbenismo politico, di assurdi imprimatur di “purezza” dati a se stessi, tra chi invece dovrebbe credere nel confronto democratico, nel dubbio come motore di conoscenza e di ricerca continua del nostro ideale di politica. No cari, compagni, predicate molto bene fuori, ma dentro la vita di partito con gli altri, con le compagne, con i giovani, razzolata davvero male.
Alla fine della mia esperienza locale in Rifondazione non mi sento in alcun modo di ringraziare i segretari politici, reggenti e suggeritori, che hanno guidato in questi ultimi anni la sezione di Porto Sant’Elpidio-Sant’Elpidio a Mare. Marcello Devenuti, Alberto Tarquini, Giusppe Ortenzi, sono stati tutti in ugual modo complici e manovratori verso il chiaro fallimento politico che è sotto gli occhi di tutti. Rc è a Porto Sant’Elpidio ai minimi storici, lotte intestine l’hanno ridotta ai minimi termini, a Sant’Elpidio a Mare, dopo una lunga battaglia per ottenere la sezione autonoma questo evento è stato preceduto da riunione segrete (non tanto poi, visto che vi hanno fatto parte membri del direttivo) con la parola d’ordine “facciamo fuori i Luciani”.
L’esperienza politica di mio padre Francesco è diversa dalla mia. Sono una donna, libera, indipendente e con una testa pensante. Questo ai “puri” compagni maschietti forse avrà dato fastidio. Parlo alla gente senza porre steccati, dialogo con il sorriso, non vedo il male in tutto ciò che è diverso da noi. Il peggio è che questo “venticello”, il cancro che ci sta distruggendo dal di dentro, è stato infuso ai giovani. Ragazzi e ragazze tesserati sul momento, nell’ultima settimana, ai quali è stata fatta vedere una foto, dato un nome, e poi armati con una pistola.
Sono stati usati come grimaldello verso una realtà finora rimasta inattaccabile, in scalfibile, anche dopo cinque anni di amministrazione locale e due di opposizione. Bravi maestri. Quanti errori. Quanta cattiveria. Soprattutto quanto tempo perso nel momento in cui quei giovani “armati” e motivati scopriranno che il diavolo non è poi così diavolo, che i mandanti non sono “santi”.
Allora se ne andranno, disgustati, come hanno fatto in precedenza tanti altri. Resteranno solo le solite cariatidi a parlare di gradi di purezza tra di loro. Le donne in Rifondazione comunista di Porto Sant’Elpidio-Sant’Elpidio?
Sono considerate alla stregua di un aspetto folkloristico della politica. Cari compagni, predicate bene ma razzolate male. Gli stessi che fuori, sempre ostentando “purezza” (ci manca quella della razza per far quadrare il cerchio) si riempiono di belle parole come partecipazione, democraticità ecc poi una volta tornati all’interno della sezione condannano ripetutamente, senza diritto di replica, davanti assemblee pubbliche, un assessore perché è dovuto mancare ad alcune decine di giunte.
Cari compagni, nel delicato organismo delle donne capita a volte di dover ricorrere ai freddi ferri del chirurgo. Capita compagni. Si sa, la donna è inferiore. Sopportate.
Quello stesso assessore donna però ha riportato dignità dopo l’esilio. Rc per cinque anni in amministrazione a Sant’Elpidio a Mare ha trovato rispetto e il rango di valido alleato. Un ruolo ampiamente riconosciuto dagli altri partiti di centrosinistra. Cosa che prima non c’era. Colpa di chi? Quello stesso assessore ha aperto quattro centri giovanili, una realtà di progetti e di buone politiche giovanili sulle quali ancora ora la nuova giunta di centrodestra deve fare i conti e confrontarsi.
Le cariatidi invece in questi anni non sono riuscite ancora a meritarsi lo sguardo della gente comune.
Da consigliere comunale di opposizione mi si accusa ora, sempre in modo pubblico, davanti a persone che non mi conoscono e senza la mia presenza (il diritto di replica, il farsi guardare negli occhi a due metri da una giovane compagna mentre si pronunciano certe nefandezze è un privilegio che ancora non ho meritato) di non essere stata presente ad un incontro. Per questo divento “assenteista”. E in tutti le altre quattrocento, cinquecento, riunioni nelle quali si è lavorato, discusso, programmato, si è lavorato casa casa a contatto con la gente per farsi conoscere e sentire le loro esigenze dov’erano questi “santoni” della Rifondazione comunista???
Cari compagni, capita ad una donna, per sua volontà e, diciamolo, anche per volere divino, di voler coronare una unione d’amore con un figlio. Figlio che al terzo mese di età va accudito costantemente, allattato con il latte materno ogni tre ore. Sapete compagni “che-volete-le donne-in-politica” cosa significa? Se tutto va bene meno di un’ora libera tra una poppata e l’altra, e c’è il lavoro, la famiglia, il resto della vita. Già, questo capita alle donne, non ne avete in casa? E sì, la politica è un’altra cosa, vero? E’ il vostro modo di pensare, non il mio.
Me ne vado perché sono disgustata dal dover in continuazione cercare di frenare la volontà nichilista dei miei stessi compagni, dover controbattere a piccole meschinità fino allo scontro personale contro chi appena conosco e con quale avrei preferito prendere un caffè in armonia, mangiare una pizza insieme e nel frattempo condividere passioni e ideali. Non ne sono però capaci. Compagni di Rc, sono delusa.
E’ bene che gli elettori, la brava gente comune che mi ha dato voti e ancora mi sostiene sappiano queste cose, perché lascio Rc ma resto in Consiglio comunale fondando un mio gruppo a parte sempre all’interno, fedele, degli ideali di centrosinistra e al fianco dei consiglieri che mi stimo e mi hanno sempre trattata come una valida alleata e non un avversario da eliminare. Convinta che si può restare comunisti anche al di là delle tessere.
*ex assessore alle politiche giovanili, ex consigliere comunale di Rc
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23/10/2005
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Kevin Gjergji