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Analisi del voto a Fermo

Fermo | Il senatore Luciano Magnalbò dice la sua circa l'esito elettorale

di Stefania Ceteroni

Dal senatore Luciano Magnalbò riceviamo e pubblichiamo.

"Tra le cause di inversione di tendenza dell’elettorato, perchè di questo in definitiva si tratta, mi pare che una tra le principali sia stata bene individuata, ed è la determinata ostinazione con cui questo Governo ha trascurato i problemi del pubblico impiego, anche quando era sufficiente un semplice riconoscimento formale, senza la necessità di onerose coperture finanziarie.

Mi riferisco alla emblematica vicenda della Vicedirigenza, l’ attuazione di una norma già esistente è stata promessa e ripromessa ma sempre rinviata, essendo sistematicamente ridotta alla dimensione di ordine del giorno a causa delle prese di posizione di rappresentanti del Governo.
L’ultima volta è avvenuto alla fine del 2004, quando riusciti a far passare l’emendamento in I Commissione, riscuotendo per Alleanza Nazionale e per tutta la CdL i complimenti di tutto il Comparto, l’indisponibilità del Governo ha affossato il tutto.

Chi si occupa di Pubblica Amministrazione sa quanto questa delusione abbia bruciato, e quanto possa aver pesato in termini elettorali, non solo in riferimento ai mancati vicedirigenti, bensì rispetto all’intera categoria del pubblico impiego. L’allontanamento del centrodestra nei confronti di tutto quel ceto impiegatizio, che nella Casa delle Libertà aveva riposto fiducia e speranze alle politiche del 2001, alle regionali ha generato gli attuali toni di un’ aspra contestazione.

Occorre poi ricordare che alla delusione derivante dal mancato riconoscimento della Vicedirigenza ne preesisteva un’altra, che già aveva creato forti malumori e profondo disorientamento, e cioè quella per la singolare attuazione della legge Frattini sullo Spoyle Sistem, mediante la quale questo Governo ha chiamato alle posizioni apicali soprattutto uomini di sinistra, mortificando ed umiliando tutti coloro che si erano riconosciuti nel centrodestra.
Già questo aveva fatto inferocire il nostro elettorato dei vari ministeri e dei pubblici uffici, il quale aveva lanciato un segnale non votando per Moffa e poi, perfettamente inascoltato, ha perseverato non votando nemmeno Storace.

A molto poco inoltre è servito il convegno dell’ultima ora al Plaza, dove sono state reiterate tante promesse, attualmente però inevase. E nonostante le aspirazioni fossero comuni a quelle del pubblico impiego, a fronte della carenza di una concreta attuazione, esse non hanno trovato troppa credibilità.

Tale amaro scetticismo è dovuto al fatto che una porzione di questo Governo mostra di ignorare un concetto basilare, e cioè che la Pubblica Amministrazione è una delle colonne portanti di ogni Nazione, come invece ben sanno i territori che hanno beneficiato dell’ordine e della precisione del sistema Austroungarico, ed i Francesi, il cui rinomato modello burocratico discende dalla riforma impostata da Napoleone.

Non è quindi assolutamente condivisibile la tendenza a continuare per la stessa strada caratterizzata dalla "politica degli annunci" di una ulteriore diminuzione delle tasse con i tagli della Pubblica Amministrazione.

A parte che tagli e sprechi sono parole che suonano politicamente male se adoperate nei confronti di un settore che si sente già trascurato ed avvilito, sembra che le tasse abbassate non abbiano influito positivamente sul voto. Sarebbe, allora, politicamente logico riversare sulla stessa Pubblica Amministrazione le risorse che dalla sua razionalizzazione potrebbero venir fuori, attuando la Vicedirigenza, chiudendo bene i contratti e creando una serie di piccoli ma significativi incentivi.
Altro settore cui Alleanza Nazionale ha sicuramente prestato attenzione, ma che chiede da tempo uno specifico segnale concreto e tangibile, è quello della Agricoltura.
Mi riferisco ai contributi previdenziali agricoli, che sono più o meno pari a quelli dell’industria, e che comunque costituiscono un onere insostenibile per le imprese, le quali vedono tutti i costi aumentare e le entrate costantemente diminuire.

Al di là delle rateizzazioni previste in via eccezionale per le calamità naturali, rivedere in basso gli oneri del sistema previdenziale agricolo, come fu fatto negli anni ottanta per le zone disagiate, e fare un condono del debito previdenziale accumulato, da cui le imprese sono ormai quasi tutte strozzate, sarebbero forti segnali politici nei confronti di elettori che si sentono sotto questo profilo abbandonati, ed i cui beni vengono ricoperti da ipoteche da parte degli esattori, cui sono stati assegnati i compiti di riscossione dei tributi: ipoteche che naturalmente vengono a precludere ogni possibilità di attingere credito presso gli Istituti bancari, già resi parzialmente impotenti dalla preapplicazione dei famigerati accordi che vanno sotto il nome di Basilea 2.

La revisione di Basilea 2 (sulla quale esiste una mia interrogazione parlamentare per proporre modifiche ed una sospensione, come è accaduto per il patto di stabilità, il quale appariva un venerabile monumento intoccabile), nonchè la regolamentazione legislativa del mobbing in favore dei lavoratori e a garanzia delle imprese stesse, costituiscono poi semplici esempi di ulteriori temi di vastissimo interesse sociale che andrebbero affrontati, in quanto importanti e prioritari, perchè colpiscono direttamente le tasche e la dignità della quasi globalità dei cittadini elettori.

Dovremo infine, e con la massima celerità, modernizzare lo statuto del Partito, ad evitare che nei vari territori si creino delle ristrette ed impenetrabili oligarchie, fonti dirette di soprusi, di divisioni e di perdite di consenso".

19/04/2005





        
  



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