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Riserva Sentina: D’Angelo calcola i tempi, Latini rivendica la gestione al Comune di San Benedetto

San Benedetto del Tronto | Si è svolto l’ultimo incontro tra Enti e associazioni: il rebus “gestione Vs comitato di indirizzo”. Per Latini “inaccettabile la gestione alla Provincia”

di Giovanni Desideri

Ruggero Latini

Un altro passo avanti verso l’istituzione della riserva naturale della Sentina, ma sorge l’inghippo della sua gestione. Martedì 2 novembre si sono incontrati presso il Comune di San Benedetto i rappresentanti delle associazioni produttive e di categoria (Legambiente, Lipu, cacciatori, Cgil, ecc), dei comitati di quartiere (Porto d’Ascoli Centro e Sentina) e degli enti coinvolti (Comuni di Ascoli e San Benedetto, Provincia di Ascoli, Regione): un altro parere consultivo dopo quello fornito dalla conferenza delle autonomie, riunitasi venerdì 29 ottobre ad Ancona.

Si trattava dell’ultimo passaggio esterno alla Regione: ora il documento di istituzione della riserva deve affrontare l’ultimo rettilineo (sperano i favorevoli) presso la stessa Regione Marche. Per martedì 9 novembre è prevista l’approvazione da parte della giunta, indi il passaggio in quarta commissione-ambiente (presieduta dal consigliere dei Verdi Pietro D’Angelo), infine l’esame da parte del consiglio regionale.

Versante gestione: nei giorni scorsi (v. “articoli connessi”) la conferenza delle autonomie aveva avanzato l’ipotesi di affidare la gestione alla Provincia di Ascoli, che dovrebbe però attenersi agli indirizzi formulati da un “comitato di indirizzo” composto di cinque membri, dei quali due al Comune di San Benedetto (il presidente e il sindaco o suo delegato), uno alla Regione, uno alla Provincia e uno al Comune di Ascoli (proprietario di circa 2/3 dell’area). Sarebbe questo comitato a decidere su “obiettivi, priorità, piani, programmi, interventi, direttive generali, attività amministrativa e gestione” (art. 3, comma 5 dell’atto istitutivo).

“Questo è inaccettabile!” tuona l’assessore all’ambiente del Comune di San Benedetto Ruggero Latini: “non sarebbe una soluzione di buon senso, perché la Sentina si trova all’interno del territorio del Comune di San Benedetto. E inoltre è in contrasto con l’articolo 12 lettera a) della legge regionale n. 15 del 28 aprile 1994”. E cosa recita l’articolo…, lettera…? “Per le riserve naturali l’atto istitutivo può affidare la gestione: a) alle province o alle comunità montane o ai comuni, quando l’area interessata ricade integralmente nel territorio di tali enti.” L’esclusione della Provincia, come vorrebbe Latini, è quantomeno oggetto di ermeneutica della norma.

Più ecumenico Pietro D’Angelo: “la riunione con le associazioni è stata abbastanza proficua. Sono state fornite rassicurazioni ai comitati di quartiere circa la vicinanza all’abitato della zona a tutela integrale, ovvero - si teme - alle zanzare. Quanto alla gestione, l’atto istitutivo parla di “gestione sperimentale” per i primi tre anni (art. 11 comma 1), sicché si potrà sempre cambiare.”

Latini gli risponde a distanza: “se non è così importante la gestione da parte della Provincia, come hanno detto anche il presidente Massimo Rossi e l’assessore all’ambiente Marcaccio, perché si vorrebbe che le fosse assegnata? Con questo provvedimento verrebbe inficiato l’ottimo lavoro di alta politica che si è svolto tra il Comune di San Benedetto e la Provincia di Ascoli, che hanno sorpreso la stessa Regione presentando un documento condiviso”.

L’assessore riferisce di aver già scritto alla Regione per avanzare le rimostranze del Comune: “la partita non è chiusa. Dare la gestione alla Provincia vorrebbe dire limitare la sovranità del Comune di San Benedetto, non riconoscere l’importanza della nostra città per il suo comprensorio e per l’intera regione, in virtù del suo porto. Del resto tutte le associazioni e i comitati di quartiere hanno chiesto che la gestione venga data a noi. Nessuno ha invece difeso le ragioni della Provincia”.

A quale scopo, dunque, la proposta della conferenza delle autonomie? Secondo D’Angelo per via della necessità di investimenti annui per la riqualificazione dell’area, che la Provincia potrebbe permettersi più facilmente del Comune. Secondo i più maliziosi, invece, l’intervento della Provincia sarebbe stato pensato per impedire al Comune di Ascoli di far valere i propri progetti su quell’area, diversi da quelli del Comune di San Benedetto: tra i due litiganti, insomma, l’arbitro godrebbe.

03/11/2004





        
  



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