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Villaggio del Lavoro. Le valutazioni

Montegranaro | Alla luce dei chiarimenti dell'avvocato della Calepio, è tempo di valutazioni

di Stefania Ceteroni

"Non dobbiamo fasciarci la testa perché non è successo niente. Tutte le garanzie che abbiamo messo in piedi attorno all’operazione hanno piena validità, come parte pubblica stiamo giocando bene le nostre carte, come parte privata ci si sta adoperando per risolvere i problemi. Facciamoli lavorare". Si può sintetizzare in questa frase del sindaco Giovanni Basso il pensiero del primo cittadino in merito alla questione Calepio Scavi-Villaggio del Lavoro.
 
Affermazioni, quelle del primo cittadino, che sono seguite in consiglio comunale a quelle dell’assessore Endrio Mancini che ha fotografato in modo piuttosto reale la situazione, senza nascondere gli aspetti più preoccupanti di un’operazione che resta dall’esito incerto ed in merito alla quale lo stesso Mancini ha manifestato l’esigenza di vigilare affinché, in tutta la questione, si perseguano gli interessi della collettività veregrense.
 
Intervento, quello di Mancini, apprezzato dalla minoranza di governo più di quello del sindaco accusato di continuare, con maestria, a voler glissare gli aspetti negativi della questione, quelli che preoccupano maggiormente. Aspetti sui quali il consigliere del gruppo consiliare di minoranza "La città dei cittadini", Aronne Perugini, si è puntualmente soffermato portandoli all’attenzione del civico consesso.
 
"Si continua a ripetere che il bando era perfetto, che c’erano tutte le garanzie possibili, che la ditta non è inadempiente ma il progetto Villaggio del Lavoro è in una situazione di stallo, tant’è che i lavori sono fermi in attesa di definire il processo di scissione della Calepio dal resto del gruppo e costituzione di una società nuova. E che, comunque la Calepio sta formulando una proposta per uscire dal pantano. Se non è successo niente come dice il sindaco, allora il problema qual è?".
 
Concetti esposti anche dal consigliere di Rc, Giacomo Beverati ma anche dal capogruppo della Margherita Franca Branchesi. Tutti concordi nel sostenere che non si possa continuare a mettere la testa sotto la sabbia e ad ostentare tranquillità a tutti i costi. Il punto di partenza dal quale si sono mossi i consiglieri di minoranza nell’esporre le loro osservazioni è stato un punto fermo.
 
"Il punto è sempre lo stesso – ha proseguito Perugini – e cioè che un processo del genere non può essere gestito da una ditta privata. Affidare lo sviluppo economico di una città ad un privato è stato un azzardo ed tutt’ora l’esito dell’operazione può essere tanto positivo quanto negativo. Ne valeva veramente la pena o era meglio affidarsi al solito consorzio di aziende che avrebbe dato i soliti risultati?". Interrogativo, questo, al quale il sindaco ha risposto facendo riferimento alle dimensioni di un’operazione che "…non poteva essere alla portata di un consorzio".
E Perugini ha fornito alcuni elementi di riflessione.
 
"L’avvocato della Calepio, nel parlare di dismissioni di rami aziendali, ha sostenuto che a Montegranaro la situazione è a pareggio e per questo sono restati sul campo – ha osservato – ma la realtà è che a Montegranaro non poteva fare altrimenti visto che la convenzione e le polizze non potevano permettere alla ditta di tagliare il ramo secco così come si può fare in caso di rapporti privati".

E poi le tre società in arrivo "…non hanno scelto di entrare nell’operazione perché ritenuta vantaggiosa ma perché costrette dal fatto che sono creditrici della Calepio". Infine, il discorso della scissione societaria. "Non vorrei che fosse una mossa studiata ad arte per svincolare la Calepio dalla Brignoli e permettere così alla Brignoli di sfuggire alle sue responsabilità qualora l’operazione, cosa che nessuno si augura, andasse realmente male". In risposta l’amministrazione ha garantito di dotarsi di un esperto che vigilerà sull’intera operazione.

Ed ancora: "Perché optare per una scissione quando questi nuovi partners, essendo la Calepio una Spa, potrebbero tranquillamente comprare azioni? Le Spa sono fatte proprio per questo, per vendere e comprare azioni. Invece in questo caso si opta per una procedura lunga, costosa e che può presentare degli inconvenienti… Non dimentichiamo che per metterla in atto è necessario pubblicare i bilanci e i creditori potrebbero fare oppoisizione".

22/11/2004





        
  



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