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Pinetina Salvadori: intervento necessario

Porto San Giorgio | L’Assessore all’ambiente, Luigi Scardaoni, spiega gli interventi sul patrimonio arboreo e incontra la stampa alla pinetina Salvadori Giovedì 4 novembre alle ore 11

 “Impossibile discutere con chi ha già la verità assoluta”. Così l’assessore Lugi Scardaoni risponde a chi lo accusa di aver devastato la pinetina Salvadori: “Abbiamo dato spiegazioni tecniche, solo in parte pubblicate dalla stampa, firmate dall’agronomo.

La Guardia Forestale ha appoggiato il nostro intervento, sollecitato peraltro dalla Prefettura. Le contestazioni dell’ex assessore Mattioli credo siano cariche di livore, affatto documentate, sorrette da pregiudizio e presunzione.

Non mi risulta che l’ex assessore Mattioli e il tale Tarsetti siano agronomi, botanici né tanto meno dottori in scienze naturali e della terra. Stiamo provvedendo alla rimozione di piante secche, è un intervento su un patrimonio, quello della pinetina, che sta morendo per colpa dell’incuria delle passate amministrazioni.

Lo stesso ex assessore ha fatto parte di un’amministrazione che ha avuto a disposizione miliardi di avanzo e che avrebbe potuto provvedere a sistemare la pinetina Salvadori e Rocca Tiepolo che oggi soffre le stesse difficoltà. Se davvero si lasciasse la pinetina così com’è non avremmo altra soluzione che vietare al pubblico lo spazio, visti i rischi di schianto”.

La relazione dell’agronomo Fabio Agabiti Rosei, che 17 agosto ha provveduto al sopralluogo della pinetina, ha sottolineato: “Tutti gli alberi non sono mai stati potati dal momento della loro piantumazione, circa 40 anni fa, e presentavano una chioma molto intricata e ricca di seccume. Sono stati inoltre identificati 17 pini e un pioppo che andavano sostituiti perché secchi.

Per far fronte alla situazione di preoccupanti processi degenerativi a carico del legno si consigliava di provvedere alla rimonda massiccia del secco e all’abbattimento degli esemplari che rappresentavano un impedimento alla crescita di altri alberi più vitali.

Occorre sottolineare che i rami più bassi, secondo le accuse tagliati “immotivatamente”, consistono in ramificazioni secche che costituivano un imminente pericolo per la pubblica incolumità vista la facilità con cui possono spezzarsi e cadere. Inoltre i sesti di impianto delle alberate (le distanze tra le piante) sono evidentemente errati, tanto da non consentire l’armonico sviluppo delle chiome.

Le piante perciò hanno corso a crescere verso l’alto in competizione l’una con l’altra, per la ricerca della luce, creando molti fusti “filati” che hanno la peculiarità di spezzarsi con estrema facilità.

L’intervento ha riguardato il secco e i rami più bassi sub vitali (cioè quelli sotto le chiome più alte, con poca luce, destinati per selezione naturale botanica a morire). Gli esemplari di pino d’aleppo negli anni a venire riprenderanno le forme loro naturali proprio grazie ai recenti interventi.

Un risultato difficile da ipotizzare qualora si lasciassero gli alberi nell’attuale situazione, ammucchiati l’uno sull’altro, stracarichi di seccumi, carie, ferite, patologie fungine in chioma, ingiallimenti e imbrunimenti”. Il cattivo tempo di circa tre settimane fa ha provocato lo schianto di alcuni pini ancora ben visibili perché non tutti sono stati fino ad oggi rimossi.

29/10/2004





        
  



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