Gli striscioni della Consulta degli stranieri di Grottammare, di Emergency di Ascoli, delle Donne in nero, dell’amministrazione comunale di Grottammare con l’art. 11 della Costituzione (“l’Italia ripudia la guerra”): erano alcuni di quelli che delimitavano il “presidio” organizzato dalle comunità islamiche di Abruzzo e Marche oggi pomeriggio, sabato, in viale Secondo Moretti a San Benedetto. Un centinaio di partecipanti in tutto (compresi molti politici del centrosinistra locale) tra bandiere della pace, kefiyyah e colorati abiti africani.

 

“Diciamo no ad ogni atto di violenza e ad ogni forma di terrorismo – dice Mustapha Baztami, presidente della Comunità Islamica Abruzzese – Chiediamo inoltre la liberazione incondizionata delle due ragazze italiane rapite. Le violenze che si stanno commettendo in nome dell’Islam non hanno niente a che vedere con l’Islam.”

 

Malayo Abderrazak, presidente dell’associazione Atlas (tra gli organizzatori della manifestazione), saluta gli amici che arrivano in viale Secondo Moretti e poi prende la parola in piedi accanto alla scultura di Kostabi che ha in mano un ramoscello di ulivo stilizzato. Ribadisce lo spirito della manifestazione: il rifiuto di ogni forma di terrorismo, l’unione di tutte le comunità islamiche presenti sul territorio per costruire la pace. “Insieme per la pace” era lo slogan della manifestazione.

 

Temi ripresi dal presidente della Provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi: “stiamo dando la testimonianza della universalità dei valori di pace e fratellanza. Il rischio di momenti bui della storia come quelli che stiamo vivendo è che la diversità tra culture possa essere motivo di contrasto. Tale diversità deve invece essere percepita come una ricchezza. La guerra, la violenza e l’odio generano soltanto altro odio, altra violenza e altra guerra.”

 

È di oggi la dichiarazione di Gianfranco Fini secondo cui il pacifismo sarebbe "una strategia da Ponzio Pilato.” Dice Rossi: “penso che non occorra avere grandi nozioni politico-culturali per capire che la guerra non è lo strumento adatto per combattere il terrorismo, come stiamo vedendo in Iraq. Il terrorismo può infatti annidarsi al di sopra e al di sotto delle bombe.”