Riceviamo e pubblichiamo la nota del giovane Gianluca Pompei, una riflessione che vale anche da replica alle parole che il sindaco Gaspari ieri ha indirizzato agli operatori sambenedettesi.

Ho aspettato 24 ore per verificare dai quotidiani di oggi le frasi che avevo letto sugli on-line di ieri, e perché in fondo speravo che arrivasse una rettifica, una correzione di rotta, fosse anche da parte del gruppo dirigente del nostro Partito (il PD) ma niente.

E allora eccomi qui, ho deciso di prendere carta e penna e scrivere.

Faccio proprio fatica a capire come in un momento come questo si possa credere che porti qualche beneficio alla nostra comunità sparare ad alzo zero sugli operatori turistici e più in generale sulle attività produttive.

Faccio fatica a capire come si possano definire "prenditori" quelli che dentro questa tremenda congiuntura economica rischiano in proprio per tenere aperte delle attività mentre vedono parte consistenti dei propri sforzi finire dentro calderoni che si chiamano IMU, TASI, TARI, Addizionale IRPEF (al massimo) e svariate altre gabelle indirette dai parcheggi a pagamento alla tassa di soggiorno (che sappiamo bene, spesso pagano proprio gli operatori per non appesantire il conto dei clienti).
Siamo veramente certi che a fronte di questi sforzi noi (la politica, il PD) possiamo sentirci a posto?

Possiamo dire che a fronte di queste tasse restituiamo i servizi migliori possibili?
Io non credo.

Conosciamo dai dati provinciali e pure dalle foto delle persone in fila di notte per unmezzo-tirocinio quanto sia drammatica la condizione dell'occupazione nel Piceno. San Benedetto se la cava un poco meglio proprio perché il nostro tessuto cittadino non è fatto di industria ma proprio di quelle attività commerciali, turistiche, artigianali che ancora resistono (a denti stretti) e provano ancora a dare lavoro.

Ha veramente senso aprire un clima di contrapposizione con loro? Inaugurare una stagione di scontro fra politica e spina dorsale della nostra economia?
Perché una città è come un essere umano, se gli rompi la spina dorsale finisce in ginocchio, e poi non cammina (non cammina più).

Spero che queste parole portino a qualche riflessione, a quella che sopra chiamavo "una correzione di rotta".

È proprio nelle fasi di crisi come questa che lo Stato (il Comune) è chiamato ad un surplus di sostegno, a trasformare le politiche assistenziali in politiche progressive che sostengano l'esistente e rilancino la ripresa.

Un primo bel segnale di questo cambiamento di rotta potremmo darlo da subito, ci sono ancora da restituire i soldi della mini-IMU, diamoli a quelle attività in difficoltà (ci sono oggi tanti strumenti tecnici per sapere quali sono le imprese che ne hanno "veramente" bisogno), facciamo respirare quelli che il lavoro lo danno.

Facciamoci trovare con le mani tese, che dalla crisi si esce solo in quel modo.
Non si scala la montagna se si tengono i pugni chiusi.