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Quando la pesca è' bio

San Benedetto del Tronto | La scelta green si diffonde in Italia. Mentre la città prova a stare al passo, pur senza sciogliere il nodo della autonomia energetica.

di Martina Oddi

Progetto ricerca materiali materiali per imballaggio ecosostenibili

La bio economy offre vantaggi indiscussi alle aziende dell'agroalimentare e industriale. Dallo smaltimento dei rifiuti organici fino alle nuove tecnologie di riciclaggio, il settore dell'agricoltura e dell'industria alimentare, declinati in verde, saranno oggetto della fiera di Cremona dal 25 al 27 febbraio.

La città di San Benedetto, negli ultimi anni particolarmente sensibile al richiamo green, si candida a partecipare all'evento ispirato all'economia sostenibile con un progetto dedicato agli imballaggi in propilene che accompagnano il pesce in tutta la filiera, dalla pesca alla vendita sul mercato, inquinando non poco i mari dove viene gettato e le coste su cui arriva, nonché l'habitat marino, diventando spesso causa di moria di pesci che lo ingeriscono.

L'idea sambenedettese di realizzare cassette per il pescato con materiali biodegradabili o di origine vegetale rappresenta un valido contributo nella filiera al rispetto dell'ambiente, inteso sia come flora che come fauna, e un presidio importante per l'industria del verde.

L'amministrazione comunale, che domani annuncerà alla cittadinanza il completamento e l'inaugurazione di un nuovo tratto di pista ciclabile, si è' dimostrata sensibile ai temi della eco sostenibilità e dell'eco-turismo, basti pensare al grande successo della raccolta differenziata, ormai al 67%, e al recupero di alcune zone verdi che donano grazia e respiro alla città, come la Riserva naturale Sentina o quello che sarà il nuovo lungomare, una volta che il restyling sarà ultimato.

Resta però insoluta la questione dell'autonomia energetica, che ha nel locale risvolti contraddittori. No alla centrale del gas e alle sue nefande potenziali conseguenze, sia in termini d'impatto turistico sia dal punto di vista ambientale. No anche al fotovoltaico, che appesantisce le colline togliendo poesia al paesaggio. No all'eolico, che deturpa le coste con le sue pale invadenti. No all'idroelettrico, per la minaccia dei dissesti geologici. E allora cosa resta?

Una città turistica che ama le spiagge romantiche e i colli verdi, per non perdere la sua vocazione attrattiva e il suo fascino, deve ingegnarsi per trovare delle soluzioni discrete e efficaci, come limitare il fotovoltaico ai tetti delle abitazioni, riciclare gli impianti di illuminazione e imporre quelli a risparmio energetico, favorire il cablaggio delle abitazioni per l'autosufficienza e in generale sostenere l'edilizia di classe A, ovvero quella a impatto ambientale ridotto.

Ma le possibilità sono tante, in tempo di sperimentazioni, e dalla viabilità alternativa al turismo eco sostenibile San Benedetto potrebbe solo goderne, divenendo magari il nucleo di un distretto ecologico improntato al rispetto dell'ambiente e all'economia sostenibile, tutto rivolto a un nuovo modo di vivere il territorio e le sue potenzialità. Un marchio di qualità su cui costruire l'identità di città del futuro, lasciando domani un patrimonio a chi verrà, anche come opportunità di nuovi posti di lavoro e business per le imprese. E lasciando un posto migliore ai nostri figli.

I materiali ecosostenibili
- "BIO" come origine delle materie prime impiegate
Il prefisso "bio" posto prima della parola plastica o della parola polimero può indicare l'origine rinnovabile delle materie prime. In tal caso con bioplastica o biopolimero si intendono quelli ottenuti a partire da materie prime rinnovabili, invece che fossili cioè, per esempio, da materie prime di origine vegetale invece che dal petrolio.

- Biopolimeri di sintesi
Vi sono biopolimeri di sintesi, cioè ricavati mediante polimerizzazione all'interno di impianti chimici a partire da monomeri ricavati da fonti rinnovabili; e vi sono biopolimeri naturali, ovvero sintetizzati direttamente dagli organismi viventi, quali piante, animali, alghe, microorganismi e poi estratti dall'uomo per lo sfruttamento industriale. Un esempio di biopolimero è l'acido polilattico (PLA) che si ottiene dalla fermentazione del destrosio ottenuto dall'amido di mais.

- Biopolimeri naturali
Un esempio di biopolimero naturale è l'amido, un altro è la cellulosa, prodotti entrambi dalle piante. Questi biopolimeri vengono estratti dalle fonti vegetali mediante processi fisici e possono essere sfruttati industrialmente sia nella forma in cui sono stati estratti che dopo modifica chimica. I risultati Il progetto ha previsto la sperimentazione di materiali bio-based cioè realizzati con materie prime naturali e/o biodegradabili, scelti in base alle caratteristiche tecniche dell'imballaggio, e testati nelle condizioni operative tipiche del comparto ittico quali: contatto prolungato con acqua e ghiaccio, resistenza alle basse temperature, resistenza allo sfregamento e al maneggiamento dell'imballaggio.

I test hanno avuto lo scopo di verificare la fattibilità tecnica di utilizzo di materiali alternativi utilizzati attualmente in altri settori produttivi. I test effettuati hanno determinato l'individuazione di interessanti materiali ecosostenibili in sostituzione dell'EPS, che sono già disponibili sul mercato e che potrebbero essere impiegati già nel breve periodo.

 

19/02/2015





        
  



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