Parlare di Adelphi a San Benedetto del Tronto
San Benedetto del Tronto | L'Associazione Culturale "I luoghi della Scrittura" ha attribuito a Matteo Codignola, direttore Editoriale della Casa Editrice Adelphi il riconoscimento per i 50 anni della sua storia. Premio consegnato dal Sindaco Giovanni Gaspari.
di Giovanni Desideri
Matteo Codignola
Nel 2004 Adelphi ha tradotto in italiano Leggere Lolita a Teheran, best-seller di Azar Nafisi. Una parafrasi di quel titolo? "Parlare della casa editrice Adelphi a San Benedetto del Tronto", la città definita a suo tempo "deserto culturale". Cosa potrebbe esserci di più incongruo, tanto per servirsi dei cliché, che parlare dell'editore più raffinato d'Italia nella città così severamente giudicata dall'esterno?
Se ne potrebbe fare un nuovo modo di dire, facile esempio di ossimoro o paradosso.
Eppure sabato sera, all'hotel Calabresi, si è parlato di Adelphi con il suo editor Matteo Codignola, che ha ritirato il premio assegnato dall'associazione I luoghi della scrittura per i cinquant'anni della casa. Anniversari che si susseguono. Quest'anno, per esempio, ricorrono i quarant'anni della libreria La Bibliofila di Mimmo Minuto, che anima l'associazione insieme ad altri. In pratica, un missionario. Colui che si ostina a creare domanda di cultura, in un luogo piuttosto restìo a chiederne.
«Questo è di nicchia, lasciamo perdere», è il timbro con cui in questo deserto che appellano Piceno (manco male: Violetta si esprimeva così a proposito di Parigi) si bocciano sovente iniziative, da parte di vari personaggi inopinatamente occupanti posti più o meno "di comando". E così molti giovani se ne vanno. Coloro che abbandonano l'Italia sono legione. Noi siamo quel paese che detiene il più vasto e importante patrimonio d'arte al mondo e professa che con la cultura non si mangia. Che ridere. Mentre Pompei crolla. E mentre in Francia si pensa di estendere l'apertura dei musei: sette giorni su sette e se necessario anche di notte, per tenere dietro alle richieste.
I cinquant'anni di Adelphi. Leggendario il gran rifiuto di Giulio Einaudi di pubblicare le opere di Nietzsche, di cui Colli e Montinari avevano stabilito l'edizione critica. Fu questo uno dei motivi che portarono alla nascita di una casa editrice "inattuale", poco attenta alle mode del momento, come ha detto al Calabresi il giornalista di Repubblica Antonio Gnoli. Inattuale sì, ma partecipe in prima linea alla cosiddetta Nietzsche renaissance negli anni '60, con annesse laute vendite. Così, da una costola della Einaudi, casa editrice della gramsciana "egemonia culturale", è nato un catalogo filosofico a base di Schopenhauer e Kierkegaard, Stirner e Meister Eckhart (e poi i veneziani Severino e Cacciari).
O un catalogo di letteratura da Thomas Bernhard ad Arbasino a Mordecai Richler al Roberto Bolaño di 2666. Passando naturalmente per autori come il Vasilij Grossman di Vita e destino o come Joseph Roth, pure citato da Gnoli come l'autore scoperto a suo tempo "da quelli di Lotta continua", aggiungendo forza propulsiva a un editore quasi etereo, come al Calabresi ha detto Italo Moscati, che ha moderato il dibattito. Tutti, naturalmente, hanno evocato più volte Roberto Calasso, uno dei fondatori, l'anima dell'intera storia della casa. Uno che di suo scrive romanzi con titoli tipo Le nozze di Cadmo e Armonia o più perentoriamente Ka.
"Ma tu, hai mai letto Kundera?", canta Bollani parodiando Battiato, tra le risate del pubblico. Milan Kundera, naturalmente un autore Adelphi. Editore snob per lettori snob? L'editore dei libri più presenti sulle riviste di arredamento e nel salotto di ogni radical chic che si rispetti? Può essere. Ma quanta leggerezza calviniana e quanta densità di suggestione contengono i disegni del "nostro" Tullio Pericoli, altro autore alla corte di Calasso?
Sabato sera c'era anche lui ai festeggiamenti adelphiani. Intervistato da un'altra "nostra", ovvero Silvia Ballestra, Pericoli ha parlato del suo ultimo nato, un libriccino dal titolo Pensieri di una mano. Da una conversazione con Domenico Rosa. A un certo punto, citando Haruki Murakami, Pericoli ha aggiunto un "dovere" a quelli imposti dalla nostra società: il dovere di guardare. Il dovere di guardare? «Non un obbligo, intendiamoci», ci risponde, «ma un invito alla curiosità e alla conoscenza». Insomma il celebre inizio della Metafisica di Aristotele.
I libri Adelphi, eleganti per definizione, almeno quanto Roma è felliniana e Montanelli il migliore dei giornalisti italiani. Quale lettore non ricorda l'acquisto dei propri volumi Adelphi? Da Hermann Hesse a Groddeck, passando magari per la recente infatuazione della casa per Simenon. Volete partecipare ai festeggiamenti per questi cinquant'anni? Non manca un apposito ponderoso volume: Adelphiana 1963-2013.
Sì ma tu, hai mai letto Kundera?
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27/07/2014
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