Movimento Vite Sospese: "falsità su Stamina"
Grottammare | "Alcuni genitori, credendo in Stamina, hanno smesso di allattare i bambini. I medici li hanno trovati malnutriti e quando hanno cominciato ad alimentarli sono iniziati miglioramenti che non avevano niente a che vedere con Stamina".

Movimento Vite Sospese
Paolo Russo, che da mesi si occupa della vicenda Stamina (ma dal punto di vista dei detrattori), nel mese di dicembre aveva partecipato all'incontro romano con i genitori dei bambini in cura con Stamina, ma non aveva scritto neanche una riga. Invece, ha affermato di aver portato le cartelle cliniche dei bambini ad alcuni non meglio precisati specialisti che gli avrebbero spiegato le cose di cui sopra. Quindi ha ribadito che i miglioramenti ottenuti grazie al metodo Stamina sarebbero frutto delle illusioni dei genitori e dell'incompetenza dei medici che hanno in cura i bambini. A nulla sono valse le obiezioni del papà di Smeralda e della mamma di Ludovica, praticamente non li ha fatti concludere e ha ribadito le sue posizioni. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Peccato solo che qui non stiamo parlando di cose futili, ma della vita di tanti piccoli pazienti portatori di malattie per le quali non esiste cura. I giornalisti sdraiati sul carro dei detrattori come Paolo Russo dovrebbero fare attenzione alle cose che dicono e a come le riportano. Affermare, come ha fatto lui in trasmissione, che quando mesi fa aveva scritto che la Stamina provoca il virus dell'HIV e della mucca pazza si era limitato a riportare quanto letto sulle relazioni dei Nas, non basta per giustificarsi. Prima di pubblicare una notizia infondata (non risultano allo stato attuale bambini affetti da Hiv e morbo della Mucca pazza a causa del metodo Stamina) avrebbe dovuto per lo meno ascoltare le famiglie. Prima di fare terrorismo psicologico avrebbe dovuto ascoltare le famiglie.
Non basta a giustificarsi affermare che mesi prima, poiché così scrivevano i Nas, il metodo Stamina provocava l'Aids e oggi non è più così. Non basta, perché qui stiamo parlando di salute, di vita e di morte. Se tra qualche mese o anno una sperimentazione dimostrerà che i genitori avevano ragione, e il metodo funzionava davvero, non basterà a giustificarsi dire: "Ho sbagliato, ma i Nas e l'Aifa sostenevano il contrario". Non basterà, perché nel frattempo, grazie anche a questa informazione sbagliata (venduta?) molti pazienti saranno già morti (sta già accadendo, purtroppo). E allora Paolo Russo e tutti quelli come lui dovranno risponderne non solo davanti alla loro coscienza, ma soprattutto davanti ai giudici. Perché una cosa è certa: non lasceremo che nulla resti impunito!
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07/04/2014
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