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Chiara Tremaroli recensisce " La grande bellezza" di Paolo Sorrentino

San Benedetto del Tronto | "Vitrea, crudele. Questa è la Roma Bene di Paolo Sorrentino".

di Chiara Tremaroli

Il regista napoletano Paolo Sorrentino

Di giorno, maestosa tra colonne di pietra bianca sotto un cielo più blu del blu; un canto sacro, turisti rapiti da un silenzio contemplativo. Poi, di colpo, la notte: un urlo animalesco precipita lo spettatore nelle luci psichedeliche della discoteca. Balli, musica e volti che scorrono convulsamente sullo schermo. E dal centro di tutto questo vorticare, re della mondanità capitolina, Gep Gambardella ci racconta.

Spettatore imperturbabile, ci racconta di tutto e di niente. Delle sue giornate, della poesia monumentale e armoniosa del guardare gli angoli più belli di Roma, della perfezione artificiale dei nuovi palazzi di vetro e acciaio. Della bellezza della miseria dell'essere umano

.
Gambardella parla del presente, del quale non conosce gli sviluppi, ma di fatto è come un narratore onnisciente; tanto può il distacco in un uomo nato per fare lo scrittore, che si è lasciato distrarre dalla città.
Una città iperrealista, con due facce diverse come il Sole e la Luna, sulla quale ipocrisia e vuoto stendono una cappa soffocante. Tra letterati, artisti, presunti medici e prelati, l'obiettivo feroce di Sorrentino non risparmia nessuno. E chi cerca di restarne fuori viene inghiottito, o muore. La morte non è l'aspetto più duro del film: è sempre accennata con leggerezza, e poi fatta scivolare via, perché morire non è mondano.

Il vero dramma, il punto di massima bassezza, è l'infanzia strappata in una notte, la costrizione ad una tremenda e prolungata umiliazione pubblica per servire i sogni di un altro.
Se il film si dimostra spietato nella prima parte, nella seconda diventa imbarazzante, mettendo in ridicolo anche gli istituti ecclesiastici.
Il regista sembra interpretare la santità come una sorta di idolatria, con una beatrice immobile e coronata di bianco di fronte alla quale prostrarsi in silenzio; a far capire che si tratta di una donna, e non di una sinistra scultura, interviene solo la perdita di un sandalo. Non è chiaro se questo emblematico personaggio sia frutto di una satira o di una sincera ammirazione. A mio parere, una cosa non esclude l'altra.

In definitiva, il film si basa molto sull'immagine, piuttosto che sulla trama, ed anche questa è tutt'altro che leggera. "La grande bellezza" risulterà quindi noiosa ai più, ma possiede un notevole valore artistico ed umano. Un'ottima recitazione da parte di tutti gli attori, tra cui si ricordano Toni Servillo nel ruolo di Gambardella, Carlo Verdone e Sabrina Ferilli. Consigliato a tutti gli spettatori che abbiano abbastanza pazienza, e non siano troppo suggestionabili.

Il blog di Chiara Tremaroli
http://www.inversioneado.it/recensione-film-la-grande-bellezza-di-paolo-sorrentino/

09/03/2014





        
  



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