Stromae

"Racine carrée"

Il trionfo ai recenti Grammy Award dei Daft Punk, il duo parigino di musica elettronica sulle scene ormai da oltre 20 anni, ha fatto registrare un'attenzione internazionale intorno all'Europa e alle sue produzioni ultima delle quali quella di Stromae, al secolo Paul Van Haver, trentenne belga di colore (suo padre era un ruandese ucciso nel genocidio che ha coinvolto a metà degli anni Novanta le etnie di Tutsi e Hutu) che ha conquistato le prime pagine dei giornali francesi per aver, lo scorso anno, superato in vendite di dischi gli stessi Daft Punk.

Acclamato incredibilmente a sproposito sul palcoscenico di Sanremo come il nuovo Brel (ci si chiede a volte se chi scrive certe cazzate abbia mai ascoltato un disco!) Stromae sarebbe il perfetto sosia musicale dei Righeira, con le dovute e necessarie distanze di tempo e di parole usate nei testi delle canzoni. Le sue origini centro africane gli hanno fatto recuperare un amore per i suoni dei suoi avi che hanno originato molta celebre musica di Cuba e delle Antille, dalla rumba ("Ta fête", "Papaoutai", "Tous les mêmes") al calypso ("Moules frites") passando per la morna capoverdiana in omaggio a Cesaria Evora ("Ave Cesaria"). Tutto in questo disco è condito con un'elettronica troppo spesso banale tipica dell'ossessionante ricerca del tormentone estivo che fa muovere le natiche ai forzati delle vacanze che si illudono di aver visitato un paese straniero chiusi 22 ore al giorno in un Villaggio Turistico. Conosce bene i suoi polli il furbetto Stromae e sa condire perfettamente il suo show con mosse adeguate studiate a tavolino (l'ubriaco di "Formidable", il doubleface maschio/femmina di "Tous les mêmes" o le citazioni di Bizet e della sua "Carmen" suggeritegli da Orelsan-Aurélien Cotentin, un famoso rapper francese col quale Stromae ha collaborato e che lo accompagna qui nel brano di chiusura, "Avf")

Il vangelo di tutto "Racine carrée" (non dissimile dal precedente "Cheese" del 2010) è il beat vicino alle 120 battute tipico di tanta feccia electro-house che tormenta troppo spesso le nostre orecchie. Il condimento della portata è un rap/hip-hop che tira sempre tra i giovanilisti delle moderne generazioni che scambiano la musica per continuo "evento" da "Grande Bellezza" ma è davvero poco per gridare al miracolo. E' probabile che in futuro il "Maestro" (Stromae non è altro che il "verlan" -non l'anagramma!- del termine) trovi anche la ciambella col buco e che la maturazione ci regali qualche passo avanti ma qui l'arte sembra un po' troppo furbizia e trappola per troppi allocchi.

Voto 5,5/10