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Sulla strada della violenza

San Benedetto del Tronto | Ronde nelle notti della Riviera mentre la città si chiede da dove arrivi tanta violenza.

di Martina Oddi

giovani violenti

Tutto iniziò con qualche parola di troppo in mezzo ai fumi dell'alcol e tra una bottigliata e un insulto finiva in rissa con tanto di urla e cazzottate. Ma con gli episodi di violenza della settimana scorsa la movida c'entra poco. Il modo in cui i fatti si sono svolti ricorda un canovaccio vecchio e tristemente noto, e l'uscita dei facinorosi si e'trasformata in tragedia per gli ignari testimoni, colpevoli solo di trovarsi sulla strada dei violenti.

In una città tranquilla e sicura come le autorità la dipingono, eventi come quelli di venerdì lasciano il segno nell'immaginario collettivo, e trasudano uno slancio negativo verso la comunità che non può non turbare. I frizzi e i lazzi della sabato sera sembrano non riguardare chi esce con l'intenzione di sfogare la sua frustrata rabbia sul primo malcapitato, per fede politica o per rancore sociale. In giro con l'idea di nuocere.

Una comunità coesa rifiuta questi avanzi di riformatorio, e si indigna per le vittime e il turbamento causato alla vita quotidiana. Ma non può bastare. La cultura della violenza, scavando nei libri e in mezzo ai banchi di scuola dei nostri ragazzi miete consensi tra i giovani pronti a filmare e far circolare i video più sadici con la freddezza di veri registi. Anche se i protagonisti sono coetanei brutalmente picchiati, o soggetti anche più deboli e indifesi, con cui il branco si accanisce.

Educatori e operatori sociali sono ben consapevoli del fenomeno, che è sotto gli occhi anche del cittadino più distratto. Mentre spesso l'ignaro genitore non coglie segnali inequivocabili di disagio. 'Quello che i genitori non sanno', così si chiama la quadrilogia di video del giovane regista sambenedettese Ernesto Vagnoni che indaga sui riti di violenza che riempiono la vita dei nostri ragazzi senza che gli adulti se ne accorgano.

Tra messaggi subliminali, sentimenti ambigui e incitazioni implicite, il mondo dei ragazzi viene invaso e contaminato fino alle estreme conseguenze. Tg, fumetti, cinema, video giochi, cartoni, pubblicità fino ai social network, i giovani sono bombardati da visioni scioccanti, in cui la crudeltà è esplicita e si indugia su messaggi che istigano alla violenza.

Ma che il disagio sociale sia diffuso tra i più piccoli non è scoperta dell'ultima ora, mentre quello che desta preoccupazione è anche il ripresentarsi di eventi che sembravano dimenticati e che le ingiustizie della crisi, che ha impoverito tanti e arricchito pochi, hanno riportato in auge come stili di aggressività sociale.

Alternativa all'impegno e al rispetto delle regole e degli altri, che quando la tensione sale vengono spesso sacrificate da scelte impopolari, ridotte a estremismi, invece, quando la comunità e' coesa, unita e prosperosa.

Non si può prestare il fianco a chi, in mezzo al declino sociale e politico, usando violenza cerca di invertire lo sviluppo della comunità, imponendo la paura là dove c'è sempre stata la tolleranza, e l'odio tra gente avvezza alla pace.

 

16/02/2014





        
  



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