Dente

"Almanacco del giorno prima"

Sin dalla prima canzone, "Chiuso dall'interno", si ha la netta sensazione di viaggiare accompagnati da Rino Gaetano e Franco Battiato. Una voce limpida e chiara e una dizione perfetta (che bella lezione per i tanti trita-parole che se la cantano da soli in barba alle nostre orecchie) fanno di Dente, giovane e bravo cantante, autore delle sue canzoni, un esempio perfetto di buona condotta sul pentagramma della nostra vita.

Al secolo Giuseppe Peveri da Fidenza, Dente, con una faccia da mod anni Ottanta che non mendica sorrisi e simpatia, con la erre moscia e l'atteggiamento di un Sylvian all'italiana, dopo averci regalato in passato belle cover di qualche classico canoro italico, dimostra qui, come recita il titolo del lavoro, tutto lo sconfinato amore per gli stilemi degli anni Sessanta fatti di terzinati e di accordi musicali che si allungano di qualche anno fino a toccare provinciali accordi à la Squallor ("Fatti viva"). Sullo sfondo di ogni brano si riflettono molti di quei vividi colori che ha voluto fortemente in copertina (in un bell'ossimoro grafico il pallore della luna si trasforma in una tavolozza) e tra le note sembrano vagare dei complessini di periferia con strumenti a fiato ("Meglio degli dei", "Chiuso dall'interno", "Gita fuori luogo") arrangiati davvero bene dal vecchio collaboratore Enrico Gabrielli dei Mariposa, in uno stile riflesso nel glorioso rhythm'n'blues dei ‘70. Per il suo primo lavoro con alle spalle una major discografica, Dente, in uno scintillante presente, si riflette nel passato senza mai perdercisi. E' ormai un artista navigato e "Almanacco del giorno prima" è la sua quinta prova discografica, matura come l'esordio continuo di un grande autore. Se fosse cinema la canzone di Dente sarebbe un'amara opera di Pif. Se fosse "La settimana enigmistica" i suoi testi sarebbero un'eterna sciarada.

Le canzoni di Dente sono lampi di vita breve, quadri d'esistenza, amare riflessioni. Sono ammantate di una semplicità che sembra, apparentemente, istintiva ma riflettono un gran lavoro di cesello, parola dopo parola, segno dopo segno, accordo dopo accordo. All'interno e tra le note si percepiscono, senza essere mai copia, un primo Tenco ("Un fiore sulla luna") o un istintivo Francesco-Alice-De Gregori ("Casa mia" -che capolavoro di canzone!-, "Miracoli", "Coniugati passeggiare") o uno (s)provveduto Samuele Bersani ("Gita fuori luogo"). Qui le parole pesano tanto e "nevicano di neve" e l'amore non fa mai rima col cuore ma con una macchina a vapore. E' un gioco leggermente pesante quello che fa Dente. Tira pugni e non lascia lividi, morde senza denti e, come canta in "Miracoli", "ride di cose serie come discorsi privi di peso". Quello che colpisce nella sua accattivante scrittura e nella sua nuova produzione è la mancanza totale di falsità che non accetta compromessi di sorta nemmeno con un contratto importante con una storica casa discografica.

Dente resta libero e indipendente e si esprime come uno dei migliori e più creativi autori della nostra canzone contemporanea. "Almanacco del giorno prima" è un disco che nasce ora ed è già un classico.

Voto 8,5/10