Silvio Venieri: - si inaugura un altro anno giudiziario sciagurato -
Ascoli Piceno | L’inaugurazione dell’anno giudiziario dinanzi alla Corte Suprema di Cassazione e, di fronte alle corti di appello territoriali, è l’occasione ufficiale per stilare il bilancio circa il funzionamento dell’amministrazione della giustizia nel nostro paese.
Aldilà delle ipocrisie, connaturate alle celebrazioni, a cui si abbandonano le alte sfere che sovrintendono l'apparato pubblico-amministrativo istituzionale (il Ministro della Giustiza, il vice-presidente del CSM), in un cerimoniale stanco e ripetitivo non viene contemplata la possibilità di un intervento di coloro che sono i destinatari dell'esercizio della funzione pubblica giurisdizionale, cioè i cittadini.
L'avvocatura, con in prima linea l'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana, da anni si sforza di essere inteprete autentica dei sentimenti popolari, ponendosi nella posizione di chi rivendica la garanzia effettiva della tutela dei diritti in sede giurisdizionale, così come consacrato dalla Carta Costituzionale. Quindi, non può tacere, anzi deve vibratamente protestare, rispetto a politiche, in larga parte originate da iniziative dei governi nazionali, di attuazione sistematica di progetti tesi al depauperamento progressivo della possibilità di far ricorso ad un organo statuale per dirimere controversie.
In questi ultimi anni, attraverso disegni legge, decreti leggi e leggi delega promananti dall'organo esecutivo centrale, che ha espropriato della funzione legislativa le camere parlamentari, sono stati varati plurimi provvedimenti in materia di giustizia con evidenti caratteri frammentari ed episodici in quanto non rispondenti a progetti organici di riforma; essi hanno avuto quale unico obiettivo, latente e, talvolta, manifesto, la riduzione del contenzioso ("deflazionare" è la parola d'ordine), nella ferma intenzione di non impiegare risorse per l'ammodernamento delle strutture (l'informatizzazione dei servizi) e l'integrazione degli organici, da tempo inadeguati, del personale di cancelleria e dei magistrati.
In balia dei burocrati operanti all'interno del Ministero della Giustizia (i progetti di legge di matrice ministeriale sono frutto dell'elaborazione degli uffici legislativi composti da magistrati, fuori ruolo), abbiamo dovuto subire, nel campo del settore civile, tra gli altri: l'aumento indiscriminato e spropositato delle spese di giustizia; la moltiplicazione dei cosiddetti "filtri processuali", cioè di ostacoli formali (vere e proprie "forche caudine") a cui si subordina la regolarità procedurale delle domande giudiziali; l'obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione; la soppressione, ancora in essere, di circa mille uffici giudiziari tra tribunali e giudici di pace.
Inutile sottolineare quanto è, ormai, acquisizione pacifica di tutti coloro che hanno avuto la sventura di imbattersi nella macchina giudiziaria italiana: tempi enormementi dilatati per giungere al provvedimento giudiziario invocato; totale incertezza circa la previsione dell'esito finale della controversia; disfunzioni organizzative di ogni genere in cui incappano quotidianamente gli operatori e i cittadini.
Si è così instaurata una giustizia di stampo censuario, per cui soltanto il cittadino abbiente, in grado di sostenere l'esosità dei costi e di dotarsi di un'adeguata difesa, riesce a ricorrere alla magistratura pubblica statuale: di fatto lo Stato ha abdicato ad esercitare una funzione primaria ad esso esclusivamente riservata per principio costituzionale inderogabile.
Tratteggiato in termini fortemente deprimenti il quadro generale, per chi illusoriamente potesse sperare che tutto ciò riguardi luoghi e soggetti lontani dal nostro contesto territoriale, dobbiamo affrettarci a svelare che putroppo non sfugge all'omologazione il Tribunale di Ascoli Piceno: gravi carenze tra le fila dei magistrati; ruoli di cause ponderosi ed impegnativi affidati ai Giudici Onorari, cioè ad avvocati che si sostituiscono ai magistrati di carriera che non vi sono; termini dilatati nel deposito dei provvedimenti giudiziari; file e disagi nelle cancellerie; dislocazioni all'esterno rispetto alla sede di p.zza Orlini degli ufficiali giudiziari e dei giudici di pace.
Si consideri che, rispetto ad una situazione che già a suo tempo si presentava precaria, si è abbattuto l'impatto organizzativo di non poco conto derivante dall'accorpamento della sezione distaccata di San Benedetto presso la sede centrale e, a breve, si ripeteranno i disagi per l'imminente assorbimento degli uffici dei Giudici di Pace di San Benedetto, Offida e Amandola nell'alveo dell'Ufficio del Giudice di Pace di Ascoli Piceno.
Verificati gli effetti prodotti e in previsione di ulteriori conseguenze negative, permane la volontà di operare alacremente, nei limiti disegnati da situazioni già avviate e cristallizzate, per conservare tutte le possibilità di esercizio sul territorio sambenedettese delle funzioni giurisdizionali; in questo senso sono state assunte e si intendono assumere iniziative concrete rispetto alle quali la rappresentanza istituzionale della comunità sambenedettese sarà chiamata a prendere posizione con l'assunzione delle relative responsabilità politiche.
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29/01/2014
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