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Emili e Pezzuoli escono dal PD e nasce il DD

San Benedetto del Tronto | Si ripercorre un anno di tentativi di dialogo, di richieste di confronto e della sofferenza nella condivisione “obbligata” di alcune scelte.

di Sabrina Cava

Loredana Emili Sergio Pezzuoli

Un fiume in piena ma sempre molto pacata nei toni Loredana Emili che con Sergio Pezzuoli oggi hanno incontrato la stampa per spiegare le ragioni che li hanno portati a lasciare il Partito Democratico.

Si  ripercorre un anno di tentativi di dialogo, di richieste di confronto e della sofferenza nella condivisione “obbligata” di alcune scelte. Un volto un pò triste a tratti commosso quello della ex consigliera di maggioranza che da oggi approda al neo costituitosi Gruppo Misto dei Diversamente Democratici.

Un matrimonio quello tra la “passionaria” e il suo Pd che durava ormai da oltre 35 anni, un divorzio dopo un’ unione così lunga non è mai semplice da affrontare, richiede una metabolizzazione tipica di chi in fondo, della rottura non si sente responsabile perché a tradire è stato l’altro,  in primis i patti stretti con e per la città.

Quel programma di mandato che Gaspari  ha garantito nel primo mandato  ribadendolo in questo secondo, un patto sottoscritto dal Consiglio e che oggi  non vede il compimento di alcuna promessa programmatica.

Prg, Poru, Lungomare,?  "che fine hanno fatto? dice la capogruppo Emili, "non pare plausibile che un sindaco che si appresta a condurre a termine un secondo mandato possa accontentarsi di lasciare alla città qualche rimessa a norma di una scuola e qualche pezzo di pista ciclabile".

 I due “dissidenti”, un’etichetta in cui non si riconoscono e che francamente li ha stancati hanno inviato una lunga lettera ai vertici regionali, provinciali e comunali del Partito annunciando le proprie dimissioni. Questa la versione integrale:

 Verificato l’esaurimento di margini di confronto ulteriori e nella evidente impossibilità di dare avvio a quel cambio di passo necessario per ridare credibilità e vigore all’amministrazione della città, la scelta di dimetterci è un atto sofferto ma inevitabile.

Vogliamo rammentare i passaggi principali che hanno prodotto, da oltre un anno, un solco sempre più profondo nel riconoscimento reciproco all’interno della maggioranza e del gruppo consiliare del PD, fino alla frattura definitiva del senso di appartenenza che, è bene sottolinearlo, non dovrebbe mai essere scisso dal senso di responsabilità.

Il risultato elettorale del 2011, che ci aveva costretti al ballottaggio, aveva in qualche modo evidenziato un decrescente consenso da parte dei nostri concittadini; occorreva una forte e determinata maggioranza che sostenesse senza indugi il programma amministrativo,  presentato agli elettori già nella tornata elettorale del 2006; serviva soprattutto evitare le divisioni e gli abbandoni del primo quinquennio che, in nome della stabilità, avevano costretto il Sindaco a ripararsi sotto l’ombrello di forze di minoranza, pagando però un prezzo elevato in termini di governabilità e coerenza politica.

Queste necessità erano chiare al gruppo del PD, (o almeno così sembrava) perché consapevoli che gravavano sulla forza principale dell’amministrazione le maggiori responsabilità.

L’avvio di questo nuovo mandato è stato accidentato, sia per la formazione della giunta che per le nomine nelle società partecipate. Non è superfluo ricordare alcuni passaggi, perché utili alla valutazione politica: l’accordo stipulato dal sindaco con il rappresentante di un raggruppamento civico (che verrà poi eletto Presidente del Consiglio) trovò sia il partito che il gruppo completamente ignari, creando non pochi malumori; qualcuno minacciava di uscire dal PD se non avesse avuto l’incarico di assessore; l’urbanista-ambientalista ci faceva lezioni di etica e morale per le partecipate seguendo, come si confermerà in seguito, la filosofia ipocrita dei “vizi privati e pubbliche virtù”; l’incomprensibile scelta di non assegnare la delega dell’urbanistica ad un rappresentante del PD  perché aveva “un marchio d’infamia” (giudizio del sindaco); quest’ultimo, da parte sua, aveva sempre garantito un maggior impegno del PD nelle partecipate a fronte della minore rappresentanza nell’esecutivo.

In sintesi, il gruppo del PD sostenne gli impegni presi dal Sindaco, pur se non condivisi, dimostrando responsabilità e una forte volontà ad impegnarsi sulla realizzazione del programma.   

Ciononostante, l’azione incisiva messa in campo con il Piano del porto, con la presentazione del cronoprogramma dei principali lavori da realizzare,  con le assemblee pubbliche sul nuovo PRG, ha  contrariato forze minori della coalizione, e più specificatamente un assessore, fino ad organizzare incontri tra le forze di maggioranza (escluso il PD) e anche di minoranza, per limitare quello che veniva definito “lo strapotere del PD”. Questo avveniva con il tacito assenso del sindaco, nella sede comunale, nell’ufficio del Presidente del Consiglio.

Iniziava così a indebolirsi il rapporto di fiducia, mantenendo comunque un atteggiamento collaborativo ma non fideistico.

La vicenda del “distributore di benzina”, legata strettamente alla “questione stadio”, diventa lo spartiacque decisivo sia dei nostri  atteggiamenti politici che per quelli della maggioranza e del gruppo PD.

Inascoltata la nostra richiesta di rinvio di un atto che si  presentava illegittimo (confermato un anno dopo dalla sentenza del TAR sul ricorso presentato dall’ENI), al nostro voto contrario è seguita di fatto l’estromissione dalla maggioranza e dal gruppo PD. In modo arbitrario,  unilaterale e quindi antidemocratico, si sceglieva la strada dell’arroccamento, del non ascolto, del rifiuto del dissenso, evidenziando il tratto più grave e insopportabile: la reale sfiducia nel confronto delle idee coprendosi dietro alla prassi, al costume ( i panni sporchi si lavano in casa…),alla fiducia fideistica che il tempo ha mostrato essere forma di diseducazione al dibattito e intolleranza.

La carica ideale e morale che è la radice dell’azione politica e amministrativa è stata sostituita da un patriottismo acritico, nel torpore morale di una classe dirigente del partito che non merita di essere chiamata tale.

 Un partito che sceglie di votare  “ di non votare”, cioè di non esprimersi in merito alla “questione pensiline” (che aveva suscitato enorme contrarietà nella città) nega sé stesso e la sua funzione; crediamo sia questo l’atto più mortificante e indicativo dell’agibilità democratica vigente.

Il nostro allontanamento dall’attività amministrativa non poteva che produrre un allontanamento politico e di non condivisione di atti anche importanti : il bilancio di previsione e l’assestamento, l’aumento dell’IMU come furbizia a scapito dei cittadini, la scelta solitaria del sindaco di abbandonare il PRG (per il quale è stato condannato dalla Corte dei Conti per i soldi spesi per consulenze) presentando ingannevolmente i PORU come alternativa e senza alcuna discussione nel partito e nella città.

 L’ultima vicenda da noi sollevata è legata alla “inopportunità” politica di un assessore che nella sua funzione pubblica non si è astenuto dal partecipare, sostenere e votare atti (tale da essere determinante per la loro approvazione) riguardanti un proprio cliente nella sua attività libero-professionale di avvocato. Questa denuncia politica  ha prodotto, come conseguenza, un comunicato di solidarietà all’assessore e di condanna nei nostri confronti firmato anche dalla segretaria del PD.

Riteniamo che in questo caso il torpore morale si sia trasformato in sonno profondo.

Nel nome della stabilità amministrativa, ben lontana dalla governabilità e al limite dell’immobilismo, il gruppo del PD e il partito hanno rinunciato a svolgere la loro azione di stimolo, di critica, di proposta, senza accorgersi che l’arena si sta trasformando in una fortezza nel  deserto.

Per queste ragioni riteniamo di  dimetterci e di  formare il gruppo consiliare “ Diversamente Democratici” e, conseguentemente, di non rinnovare l’iscrizione al Partito Democratico”.

I problemi che riguardano questioni importanti della città, incalza la Emili non si possono affrontare col metodo Gaspari “ alzandosi dal tavolo o lasciando il gioco portando via il pallone di cui si è proprietari, un sindaco non è chiacchiere e distintivo né fa ricorso al ruolo ogni volta che l’argomento da discutere non gli aggrada, come il caso ultimo recente della Commissione di inchiesta sullo Stadio”

Una vicenda, gli fa eco Pezzuoli che “deve assolutamente farsi chiara, in una gestione di massima trasparenza anche per il bene della squadra stessa che oggi non vedendo prospettive future e vivacchiando alla giornata non progetta né investe”.

Assolutamente d’accordo i due del gruppo misto nel ritenere le dimissioni dei Consiglieri di Maggioranza dalla commissione un boomerang politico, l’ennesimo autogol di Gaspari.

“Dovrebbe essere interesse del sindaco che pure  ha voluto l’inchiesta a chiedere a gran voce l’audizione di chiunque sia rimasto coinvolto nella vicenda, specie poi se trattasi di Aziende artigiane che da due anni aspettano di essere pagate. Cosa si teme? Cosa si ha paura possa venir fuori? Noi siamo e restiamo a disposizione del Presidente Tassotti che ben fa a portare avanti il suo incarico”.

“La nostra non sarà necessariamente una battaglia consiliare comunque contro, ma certo ci sentiremo più liberi di pensare e approfondire, con minori retaggi e remore, in piena libertà, non abbiamo come forse molti in Giunta, velleità di vederci sindaco per cui arroccarsi su certe posizioni facili può tornar comodo. Dimenticano però questi signori che la città non dimentica e che certi errori presenteranno il conto in termini di responsabilità politica e ogni loro posizionamento e atteggiamento per certi versi affatto critico e di totale chiusura, non li ripagherà”.

Nega la sig.ra Emili un “apparentamento”  tra i Diversamene Democratici di cui lei è capo gruppo e Pezzuoli il vice, sorridono e scherzano sul fatto di essere ancora in due ma non nascondendo che ogni contributo di chi si vorrà riconoscere nel gruppo sarà ben accetto, e gli “Incorregibili ottimisti” neo associazione alla cui guida compare Paolo Perazzoli.

“Quest’ultima creatura è nata per cercare risposte culturali a temi anche politici”,dice la capogruppo anche se, al suo vice  è sfuggito a mezza bocca che proprio un’ associazione proprio apolitica non è.

Pensierino su un eventuale terzo mandato di Perazzoli? Si preparano i giochi? Su questo fronte solo decise smentite ma chi vivrà vedrà.

28/01/2014





        
  



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