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Go - Green 3.0. Il nuovo umanesimo per il nuovo Mondo

Milano | Milano | A Milano si fa il punto sul futuro della Green Economy in Italia e la scienza dei contadini diventa l’approccio ideale per vincere la sfida e uscire dalla crisi.

di Martina Oddi

Cos'è una smart city? E quanto può essere smart l'Italia? Quale evoluzione per il mercato delle rinnovabili? Case di paglia ed eco-bikes, porti verdi dove le navi attraccano evitando l'impatto del diesel ma collegandosi alla rete elettrica, bottiglie intelligenti da gettare nell'umido. La natura segna la strada di una scienza antica com'è quella contadina, e l'esempio di come l'uomo possa vivere in armonia con il Pianeta non è più solo un'utopia.

La sfida delle eccellenze italiane dell'economia verde - stando alle testimonianze fornite durante il III° European Annual Meeting organizzato dalla Fondazione ISTUD lo scorso 15 maggio a Milano - sta nel segnare una nuova rotta che porti il Belpaese fuori dall'empasse. Soluzioni concrete a domande realistiche. Le città sostenibili devono imparare non solo a fare rete ma anche a collaborare virtuosamente nella politica dello Zero Waste, del riciclo inteso come strategia di risparmio e valorizzazione delle risorse. Attraverso un piano energetico collaudato sulle reali esigenze di autosufficienza.

La mobilità alternativa delle smart cities è affidata ad auto e bici elettriche ma deve fare i conti con i costi delle batterie e la localizzazione delle colonnine di ricarica, solo per citare un semplice esempio di quanto l'ispirazione green dell'imprenditoria debba fare i conti con le condizioni reali di sviluppo dell'indotto. Ma non solo. Dopo una politica di incentivi tanto convenienti da invertire i livelli di consumo di energia quotidiani tra il giorno e la notte, il fotovoltaico deve, ad esempio, confrontarsi con una legislazione singhiozzante, fatta di stop and go tra le varie legislature governative che non rendono possibile la pianificazione degli investimenti nel lungo periodo.

L'Italia non possiede tecnologie proprie ma deve valorizzare il potenziale creativo delle sue risorse umane. Uno stile italiano che può contare su una grande credibilità internazionale, capace di trovare le soluzioni più innovative per rispondere alle necessità di coloro che abitano a migliaia di km dai nostri confini. L'internazionalizzazione e la passione sono le dominanti delle case-history presentate durante il seminario nel capoluogo lombardo.

E su tutto, l'esigenza di compiere scelte di sviluppo nel medio e lungo periodo, che incontrino le inclinazioni e le attitudini dei nostri giovani per farli lavorare seguendo il file rouge dei loro studi. Mettendo insieme le competenze e trasferendo il know-how ma anche combattendo contro una burocrazia soffocante, le aziende verdi italiane sono tra le più performanti del mercato nazionale.

Per valorizzare il primato, tutto italiano, del riutilizzo, e tenendo sempre a mente la domanda determinante: what's next?. Si vedono nel prossimo orizzonte case bia bie - a basso impatto ambientale e economico - che costano 3.000 € e si costruiscono in tre mesi. C'è l'acqua che si beve nelle bottiglie riciclabili, ci sono le soluzioni chimiche e ingegneristiche per le biomasse e l'idraulica edile, ci sono le auto elettriche.

Il primo centro nazionale di bio - raffineria a biomasse per la produzione di energia è italiano, tricolore è pure il progetto di sviluppo della provincia sudafricana del Northern Cape dove sorgerà una università nuova di zecca, che chiede anche i saperi delle scuole del nostro Paese, all'insegna di una collaborazione internazionale imprescindibile dall'avvento della nuova era.

Perché pensare alla green economy come a un'utopia è possibile solo nei termini della sua definizione secondo l'antica saggezza dei filosofi: "l'utopia è l'orizzonte a dieci passi, la linea dell'orizzonte che rimane sempre davanti a noi per darci la spinta a continuare a camminare".

16/05/2013





        
  



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