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Strabismi istituzionali e conti della serva

San Benedetto del Tronto | Ovvero: una città in panne che conta i danni dopo l’estate che avrebbe dovuto risollevare le sorti dei suoi ormai poveri cittadini.

di Martina Oddi

San Benedetto

Impennate d'ingegno a lungo meditate. Perché la crisi non fa paura a chi sa il fatto suo. Anzi spesso gli fornisce anche un prezioso alibi. Il Musical European Festival, che avrebbe dovuto creare in città la base di un laboratorio di arti e mestieri, facendo impallidire Londra e Parigi, ed ha portato invece la reazione delle opposizioni, che ne hanno contestato la scarsa visibilitá.

La cultura offre esempi di presuntuosa miopia nella San Benedetto che con orgoglio si definisce un oasi e non più un deserto. Basti pensare alle mille riunioni per varare una tassa di soggiorno che avrebbe dovuto permettere il finanziamento del tratto nord del lungomare ancora incompiuto. Tassa si, tassa no. Quando c'era forse da chiedersi come e a causa di quali attrattive i suddetti soggiornatori avrebbero contribuito a incrementare le entrate del bilancio comunale.

La Notte Bianca mutilata della festa lungo l'Albula? I locali più frequentati boicottati dalle misure restrittive dell'autorità, paladina del sonno disturbato di qualche vecchietto dal tosto cipiglio? I Summer Games annunciati da mesi e confermati ai mille visitatori che avevano scelto la Riviera solo per quelli, e poi annullati all'ultimo secondo? Il Maremoto visto e stravisto che anche gli organizzatori ammettono necessiti di essere ripensato? L'Open SEA con i concerti a 22€ e le performance gratuite (quelle poche) inciampate su una programmazione dislessica, incapace di tenere in conto nemmeno i tempi degli spostamenti dei pochi malcapitati testardi, intenzionati a non perdere nemmeno uno show - se è vero che la logica dell'evento era quella di una vorticosa kermesse artistica da togliere il fiato (sicuramente per correre da una parte all'altra della città!).

"Spiagge libere vuote, ma chalet pieni" dice Gaspari, ma forse si riferisce a qualche altro litorale. Anche perché arrivarci a "lu sole più luccente e a lu mare più tricchì", questa estate senza treni, senza voli praticabili e con l'autostrada ridotta a un cantiere non era esattamente un viaggetto di piacere.

Per non parlare della penosa tenuta della Ciip di fronte a ogni scroscio d'acqua estiva (le bombe d'acqua di 15 minuti circa), con allagamenti, sottopassi impraticabili e città divisa tra sud, nord, est e ovest. Riunioni su riunioni, summit rigorosamente a porte chiuse, mentre i vigili del fuoco e gli operai del comune si facevano il mazzo per ripristinare la viabilità.

E anche la bellissima pista ciclabile - vanto della mobilità alternativa - nonostante lunghe code di auto in centro e parcheggi blu anche negli anfratti più impensati - riemergeva dal fango. E se è vero che lavoro non ce n'è, non mancano convegni e corsi di formazione, a cui vengono destinati i pochi fondi. Tutti a studiare e a pensare, forse a quella meritocrazia che non c'è. O forse solo non si vede, perché a fare i conti della serva con gli ultimi spiccioli dopo aver sperperato tutto, si incrociano gli occhi.

14/11/2012





        
  



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Strabismi istituzionali e conti della serva

San Benedetto del Tronto | Ovvero: una città in panne che conta i danni dopo l’estate che avrebbe dovuto risollevare le sorti dei suoi ormai poveri cittadini.

di Martina Oddi

San Benedetto

Impennate d'ingegno a lungo meditate. Perché la crisi non fa paura a chi sa il fatto suo. Anzi spesso gli fornisce anche un prezioso alibi. Il Musical European Festival, che avrebbe dovuto creare in città la base di un laboratorio di arti e mestieri, facendo impallidire Londra e Parigi, ed ha portato invece la reazione delle opposizioni, che ne hanno contestato la scarsa visibilitá.

La cultura offre esempi di presuntuosa miopia nella San Benedetto che con orgoglio si definisce un oasi e non più un deserto. Basti pensare alle mille riunioni per varare una tassa di soggiorno che avrebbe dovuto permettere il finanziamento del tratto nord del lungomare ancora incompiuto. Tassa si, tassa no. Quando c'era forse da chiedersi come e a causa di quali attrattive i suddetti soggiornatori avrebbero contribuito a incrementare le entrate del bilancio comunale.

La Notte Bianca mutilata della festa lungo l'Albula? I locali più frequentati boicottati dalle misure restrittive dell'autorità, paladina del sonno disturbato di qualche vecchietto dal tosto cipiglio? I Summer Games annunciati da mesi e confermati ai mille visitatori che avevano scelto la Riviera solo per quelli, e poi annullati all'ultimo secondo? Il Maremoto visto e stravisto che anche gli organizzatori ammettono necessiti di essere ripensato? L'Open SEA con i concerti a 22€ e le performance gratuite (quelle poche) inciampate su una programmazione dislessica, incapace di tenere in conto nemmeno i tempi degli spostamenti dei pochi malcapitati testardi, intenzionati a non perdere nemmeno uno show - se è vero che la logica dell'evento era quella di una vorticosa kermesse artistica da togliere il fiato (sicuramente per correre da una parte all'altra della città!).

"Spiagge libere vuote, ma chalet pieni" dice Gaspari, ma forse si riferisce a qualche altro litorale. Anche perché arrivarci a "lu sole più luccente e a lu mare più tricchì", questa estate senza treni, senza voli praticabili e con l'autostrada ridotta a un cantiere non era esattamente un viaggetto di piacere.

Per non parlare della penosa tenuta della Ciip di fronte a ogni scroscio d'acqua estiva (le bombe d'acqua di 15 minuti circa), con allagamenti, sottopassi impraticabili e città divisa tra sud, nord, est e ovest. Riunioni su riunioni, summit rigorosamente a porte chiuse, mentre i vigili del fuoco e gli operai del comune si facevano il mazzo per ripristinare la viabilità.

E anche la bellissima pista ciclabile - vanto della mobilità alternativa - nonostante lunghe code di auto in centro e parcheggi blu anche negli anfratti più impensati - riemergeva dal fango. E se è vero che lavoro non ce n'è, non mancano convegni e corsi di formazione, a cui vengono destinati i pochi fondi. Tutti a studiare e a pensare, forse a quella meritocrazia che non c'è. O forse solo non si vede, perché a fare i conti della serva con gli ultimi spiccioli dopo aver sperperato tutto, si incrociano gli occhi.

14/11/2012





        
  



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