I panificatori lamentano forte disagio per il metodo seguito dal Governo e per lo strumento scelto
Ascoli Piceno | Nel caso della panificazione, oltretutto, si tratta di un segmento produttivo di grande valenza qualitativa.
La Fiesa Assopanificatori della Confesercenti della Provincia di Ascoli Piceno segnala un forte disagio per il metodo seguito dal Governo e per lo strumento scelto (la decretazione d’urgenza) per disciplinare un settore di vitale importanza nell’economia nazionale. Nel caso della panificazione, oltretutto, si tratta di un segmento produttivo di grande valenza qualitativa.
L’Assopanificatori, l’Associazione di riferimento di Fiesa e Confesercenti, aveva già in passato dimostrato disponibilità alla discussione, riconoscendo il superamento di fatto della legge 1002/56, sia in riferimento ai mutati consumi che in relazione ai nuovi processi produttivi e alle innovazioni tecnologiche introdotte, che alla crisi di ricambio generazionale delle piccole imprese.
“Si tratta di capire – dice Giacomo Sciarra responsabile Fiesa - quali sono gli interventi, al di là della semplicistica liberalizzazione, che si vogliono mettere in campo per consentire alle imprese un adeguamento sostanziale alle mutate condizioni di mercato, rimuovendo ostacoli burocratici, e alla più forte concorrenza estera (vedi anche il pane congelato) e quali strumenti possono essere attivati per consentire alla tradizione della grande professione panaria italiana di essere tutelata e valorizzata, con incentivi alle denominazioni protette e al pane italiano, oltre a capire ovviamente quali percorsi l’operatore della panificazione deve fare per garantire la sicurezza alimentare e la corretta prassi igienico sanitaria. Sono questioni di fondo per il mondo della panificazione, che non è asserragliata – prosegue sempre Sciarra - nel fortino della difesa dello status quo, ma vuole capire come favorire la crescita del mercato, delle imprese e come fornire ai consumatori più opportunità, nel rispetto delle fondamentali norme di sicurezza che purtroppo non sono ad oggi previste nel decreto. Ma comunque sono necessarie norme che disciplinino una sorta di “contingentamento di produzione” in base a parametri oggettivi di reale consumo pro capite della popolazione”.
Sulla questione dei farmaci da banco, proprio perché si tratta di prodotti non soggetti a prescrizione medica e quindi di gestione non particolarmente complessa e di uso abbastanza comune, non si comprende la necessità della presenza di un farmacista, che ovviamente nelle piccole imprese può rappresentare un peso economico eccessivo, sebbene la sua presenza ad oggi, secondo il decreto, debba essere volta a garantire “ l’assistenza”.
La norma si presta ad essere letta in favore della Grande Distribuzione e quindi pensata ad hoc, in questo senso andrebbe riformulata per consentire una reale liberalizzazione e l’acquisto anche presso gli esercizi di vicinato.
“Saremo vigili ed attenti – conclude Sciarra – in stretto contatto con la Dirigenza nazionale, affinché vi siano garanzie e tutele per le piccole e medie imprese, ma soprattutto per il consumatore.
L’Assopanificatori, l’Associazione di riferimento di Fiesa e Confesercenti, aveva già in passato dimostrato disponibilità alla discussione, riconoscendo il superamento di fatto della legge 1002/56, sia in riferimento ai mutati consumi che in relazione ai nuovi processi produttivi e alle innovazioni tecnologiche introdotte, che alla crisi di ricambio generazionale delle piccole imprese.
“Si tratta di capire – dice Giacomo Sciarra responsabile Fiesa - quali sono gli interventi, al di là della semplicistica liberalizzazione, che si vogliono mettere in campo per consentire alle imprese un adeguamento sostanziale alle mutate condizioni di mercato, rimuovendo ostacoli burocratici, e alla più forte concorrenza estera (vedi anche il pane congelato) e quali strumenti possono essere attivati per consentire alla tradizione della grande professione panaria italiana di essere tutelata e valorizzata, con incentivi alle denominazioni protette e al pane italiano, oltre a capire ovviamente quali percorsi l’operatore della panificazione deve fare per garantire la sicurezza alimentare e la corretta prassi igienico sanitaria. Sono questioni di fondo per il mondo della panificazione, che non è asserragliata – prosegue sempre Sciarra - nel fortino della difesa dello status quo, ma vuole capire come favorire la crescita del mercato, delle imprese e come fornire ai consumatori più opportunità, nel rispetto delle fondamentali norme di sicurezza che purtroppo non sono ad oggi previste nel decreto. Ma comunque sono necessarie norme che disciplinino una sorta di “contingentamento di produzione” in base a parametri oggettivi di reale consumo pro capite della popolazione”.
Sulla questione dei farmaci da banco, proprio perché si tratta di prodotti non soggetti a prescrizione medica e quindi di gestione non particolarmente complessa e di uso abbastanza comune, non si comprende la necessità della presenza di un farmacista, che ovviamente nelle piccole imprese può rappresentare un peso economico eccessivo, sebbene la sua presenza ad oggi, secondo il decreto, debba essere volta a garantire “ l’assistenza”.
La norma si presta ad essere letta in favore della Grande Distribuzione e quindi pensata ad hoc, in questo senso andrebbe riformulata per consentire una reale liberalizzazione e l’acquisto anche presso gli esercizi di vicinato.
“Saremo vigili ed attenti – conclude Sciarra – in stretto contatto con la Dirigenza nazionale, affinché vi siano garanzie e tutele per le piccole e medie imprese, ma soprattutto per il consumatore.
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06/07/2006
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