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Il teatro dell' Arancio diventa per una sera la Locanda Almayer

Grottammare | Incantevole rappresentazione tratta dal capolavoro di Baricco "Oceano Mare", quella andata in scena ieri sera al teatro dell'Arancio per la rassegna del Teatro della Parola.

di Andrea Castelli

Altro appuntamento del teatro della parola ieri sera, venerdì 19 marzo, altra chicca per il fortunato pubblico che si trovava lì, all’interno della splendida cornice del teatro dell’Arancio.

Lo spettacolo, dal cartellone di Scena Picena, all’interno della fortunata rassegna del Teatro della Parola, era “Locanda Almayer”, piece tratta dal capolavoro di Alessandro Baricco, “Oceano Mare”.

Portata sulla scena dal Teatro Libero Esperimenti di Milano, da un progetto di Gianlorenzo Brambilla, che ne è anche regista, lo spettacolo è ambientato “in una locanda, posta all’estremità di una terra oltre la quale esiste solo l’oceano”, dove non esiste più il concetto del tempo, dove persone e cose smarriscono i loro confini e i loro limiti, fino quasi a fondersi.

Nella locanda Almayer si incontrano persone, uomini, donne, ragazze, un prete, ognuno possessore di proprie esperienze e di proprie  storie, di passioni, obiettivi o limiti che si annullano nel surreale e dissolvente scenario della locanda stessa.

Motore principale di tutto è il mare, “grande ventre dell’umanità”, protagonista nel bene e nel male, nel passato o nel futuro, di tutte le storie e di tutte le esperienze degli ospiti della locanda.

Onnipresente ma non visibile, quasi un’entità superiore, il mare si pone come una sorta di punto di arrivo, come un potente Dio, ma anche come una meraviglia talmente visibile che tende a scomparire e ad essere sottovalutato, così estesa che da rendere difficile coglierne gli “occhi”, la linfa vitale.

Ma anche come qualcosa che non ha limiti: “dove finisce il mare?” si chiede Bartleboom, osservando il punto in cui le onde terminano sulla sabbia, nella ricerca disperata del limite dell’oceano e costatando che esso varia onda dopo onda, senza terminare mai nello stesso punto.

Il mare dunque come presenza ancestrale, che fa da sfondo a quella fantastica atmosfera che si respira all’interno della locanda, atmosfera ricreata splendidamente dal regista, rappresentata con la stessa magia, con lo stesso mix di surrealismo e rarefazione, come se i personaggi fossero usciti dal libro per solcare il palcoscenico.

Bravi gli attori, tutti i nove attori, presenti splendidamente sul palco, a partire dalla splendida Giovanna Rossi, nei panni di M.me Deverià, e dal bravissimo Corrado Villa, che interpreta Bartleboom.
Un plauso anche a tutti gli altri straordinari e intensissimi protagonisti, ovvero Elisa Pella, lo stesso regista Gianlorenzo Brambilla, Roberto Marinelli, Fabio Paroni, Sonia Berto, Giovanna Predazzi e Alessandro Fantinato.

Semplice ed essenziale allo scopo anche la scenografia curata da Mariachiara Vitali e le luci di Karun Grasso.

Dunque una grande messa in scena di quello che è stato un cult della letteratura italiana degli ultimi anni, una fedele rappresentazione di quella magica locanda dove, per merito del mare, “i desideri svaniscono, e prendono la forma di sbiaditi ricordi”.

19/03/2005





        
  



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