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Conad Adriatico: smentito ogni coinvolgimento negli arresti dei dirigenti del Conad nazionale

Monsampolo del Tronto | Il direttore Antonio Di Ferdinando: “solo un danno di immagine. Conad Adriatico aveva anche preso le distanze dall’operazione Cedi Puglia”

di Giovanni Desideri

Smentisce senza scomporsi il direttore generale di Conad Adriatico, dott. Antonio Di Ferdinando: l’arresto dell’amministratore delegato del Conad nazionale di Bologna, il sambenedettese Camillo De Berardinis, e del direttore amministrativo e finanziario Mauro Bosio, sarebbe soltanto un danno di immagine, “ma dal punto di vista sostanziale non ci tocca minimamente”.

De Berardinis e Bosio sono stati arrestati insieme ad altre cinque persone dal Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata) della guardia di finanza di Bari per il crac da oltre 100 milioni di euro della società “Cedi Puglia”, dichiarata fallita il 3 maggio 2004 dal Tribunale di Bari.

L’accusa per De Berardinis e Bosio è di concorso in bancarotta fraudolenta. Come si legge in un comunicato diffuso da Conad Adriatico: “per  aver cercato di utilizzare  l'attivo di liquidazione a proprio favore e a discapito degli altri creditori, violando quella che in termini tecnici si chiama “par condicio creditorum””. Conad nazionale era tra i maggiori creditori della Cedi, società consortile di Bari, per fornitura di prodotti a marchio.

Quattro arresti in carcere, tre domiciliari: oltre a De Berardinis e Bosio (entrambi ai domiciliari), Onofrio Petruzzi (consigliere delegato di Cedi Puglia), Michele Di Bitetto (ex presidente del Cda di Cedi Puglia), Gabriele Cozzoli, Pasquale Giancaspero e l’avvocato Pasquale Ronco, tutti e tre ritenuti dall’accusa amministratori di fatto e gestori degli aspetti contabili e legali della Cedi Puglia. Ronco era anche coliquidatore della società. Provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Bari Chiara Civitano che ha accolto le richieste dei pm Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro: in alcuni episodi di bancarotta avrebbero avuto ruoli di rilievo penale i due esponenti dell'area management di Conad.

“Consci che si tratta di un gravissimo problema di immagine per tutto il mondo Conad – prosegue il comunicato – va tuttavia precisato che Conad Adriatico non è in alcun modo coinvolta nella vicenda. Al contrario, come risulta da atti ufficiali, Conad Adriatico ha più volte preso le distanze da questa operazione.”

Conad Adriatico è nata nel 1972 dall’unione dei centri di Porto d’Ascoli, Ascoli e Fermo ed opera oggi nelle Marche, in Abruzzo, Molise e Basilicata. La sede è a Monsampolo dal 1984. Di Ferdinando spiega anche la composizione del Conad nazionale, nata nel 1962 dall’unione di circa 80 aziende e composta oggi da otto, dopo successive fusioni. Oltre a Conad Adriatico: Conad Centro Nord (Caprara di Campagine, Reggio Emilia), Nordiconad (Modena), Conad Romagna Marche (Forlì), Conad del Tirreno (località Sant’Agostino, Pistoia), Pac 2000A (Ponte Felcino, Perugia), Sicilconad (Alcamo, Trapani), Conad Sicilia (Modica, Ragusa).

Di tutt’altro genere la vicenda del trasferimento di alcune attività di Conad Adriatico presso lo stabilimento di San Salvo, in provincia di Chiesti. L’azienda propone di ricollocare 87 lavoratori (impiegati e operai di magazzino) presso la “S.i.lo. Srl” (Sistemi Integrati di Logistica) di Milano, che gestisce tra gli altri, “in conto terzi”, gli stabilimenti Magazzini Gabrielli della vallata del Tronto, il discount Dico di Moresco, “Acqua e Sapone” di Città Sant’Angelo, “Quartiglia Catering” di Roseto.

“Molti di quegli 87 lavoratori provengono proprio da quelle zone – commenta Di Ferdinando – ci spiace quindi che i sindacati abbiano rifiutato l’offerta.” Rimarrebbero comunque a Monsampolo oltre 200 lavoratori, tra addetti al magazzino (una cinquantina) e agli uffici. La procedura di mobilità che potrebbe riguardare gli 87 lavoratori comporterebbe invece la corresponsione dell’80% dello stipendio per uno o due anni.

10/02/2005





        
  



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