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Wanted!

| "Altro è promettere danaro per scoprire chi non si conosce, altro è prometterlo per catturare chi è ricercato dalla Legge".

di Emme

“ Wanted ! - x dollari per quest’uomo “( segue disegno segnaletico , spesso fantasioso). La clausola ‘ vivo o morto ‘è optional, ma piaceva molto. Chi non ha fatto indigestione di film Western nei quali compare il fatidico avviso?. Ma non è invenzione americana. L’uso di offrir danaro – anche trenta ‘danari’-  per catturare uomini altrimenti introvabili è vecchio quanto il mondo e non risparmia nessuno che sia inviso ai potenti del momento. Perfino Garibaldi, se la memoria non mi inganna, si vide posto a taglia in un  certo momento della sua avventurosa vita.

            Oggi vi sono taglie a ripetizione sugli hackers come sugli animalisti: ( ATAV, 20.000 dollari per i “terroristi” animalisti che liberano i visoni dalle gabbie; 250.000 per i creatori del virus MYDOOM e 500.000 della Microsoft sulla testa di altri Hackers. Forse la più curiosa è quella di soli 250 Euro posta dalla LIPU per ricompensare chi fornisce notizie sugli uccisori del cigno reale di Anzio). Le taglie poste in vari Stati del primo, del secondo e del terzo o quarto mondo sulla testa di uomini non si contano.

            Adesso abbiamo anche una taglia ( piuttosto modesta, direi) a beneficio di chi aiuta a catturare l’assassino - rapinatore di un benzinaio qualificato come “padano”.

            Naturalmente la Politica ( con la P. maiuscola) si è subito impossessata della faccenda e se ne son sentite di tutti colori, anche se, non essendo vietato promettere danaro a chi aiuta la punitiva giustizia, bastava dire ‘sono favorevole’ o ‘sono contrario’.

            Certo che, a rifletterci un po’ sopra, vengono pensieri di quelli che danno fastidio.

            Premesso che è dovere di ogni cittadino aiutare, se può, ad assicurare alla giustizia gli autori di un efferato delitto, fra l’altro con personale, aleatorio vantaggio perché, restando quelli uccel di bosco,  potrebbe egli stesso, o sua moglie, od i suoi figli, diventare eventualmente vittima degli stessi criminali, il sentire la necessità di promettere danaro allo scopo, presuppone un giudizio quanto meno scettico sull’osservanza di questo dovere da parte dei cittadini ed un negativo giudizio sugli stessi, quasi un’accusa di omertà, come anche un larvato giudizio di inefficienza sulle Forze dell’Ordine..

Non credo che siano  giudizi ponderati. Almeno di fronte all’assassinio, credo che chi può il coraggio riesce spesso a darselo, e come!, intuendo che è in pericolo la convivenza civile cioè una condizione essenziale della sua vita su questo basso mondo. Nella gerarchia dei testimoni, da quelli che sanno cose importanti , a quelli che sanno piccole cose che tuttavia concorrono a formare il quadro di una verità processuale, credo che il richiamo a questo elementare dovere sia sufficiente. Piuttosto bisognerebbe trovare il modo di evitare il più possibile fastidi e lungaggini a chi si offre di testimoniare: evitare le chiamate a ripetizione, le anticamere, le aggressioni verbali, le spese per trasfertem la pubblicità mediatica etc.etc. – Quale , delle forme sacrali della Legge, verrebbe violata se, ad esempio, invece di costringere il testimone ad andare dal paesino al posto di Polizia del Capoluogo, un poliziotto si recasse, previo appuntamento, a casa di questi ed ivi stendesse il verbale con suo minor disagio possibile?- Abbiamo fatto ponti d’oro incastonati di garanzie di ogni foggia, ad indagati ed imputati e condannati; ebbene,  qualche passerella per i signori cittadini in veste di testimoni la si potrebbe pur fare…Cesserebbero di circolare, allora, i terrificanti racconti di attese interminabili, giornate perse, rinvii a catena, chiamate su chiamate per dire le stesse cose, subiti  da quelli che la malasorte introdusse a testimoniare e forse i Cittadini si riapproprierebbero con legittimo orgoglio di una funzione che non dà più loro i tormenti, ma soltanto un oneroso onore.

Piccole norme regolamentari, piccolissime riforme procedurali basterebbero allo scopo. Ma in questo strano Paese dove si vuol rivoltare la Costituzione e la Giustizia tutta, pare che si fugga da ogni luogo indicato da buon senso, necessità, opportunità e bene dei cittadini. Ragion per cui sproloquiamo sulla ‘taglia’ e lasciamo il resto  ai poveri di spirito.

Fra i molti argomenti di discussione dell’’istituto o della possibile abitudine a metter ‘taglie’ c’è anche quello circostanziale. Altro è promettere danaro per scoprire chi non si conosce, altro è prometterlo per catturare chi è ricercato dalla Legge. Nel primo caso si paga chi è tenuto a dare spontaneamente informazioni in suo possesso, con il rischio, perché no?, che, per incassare il premio, qualcuno le notizie se le inventi o le deformi. Nel secondo si paga qualcuno perché, al limite, tradisca la persona ricercata che, magari, sta ospitando, aiutando e, in una parola, ‘ favoreggiando’. A questo, oltre i ventimila euro si darà anche l’impunità per l’eventuale favoreggiamento? O gli si farà un buono da 20.000 Euro da spendere solo nello spaccio di un carcere?…

Mi rendo conto che metter taglie non è cosa proibita, ma resta il fatto che è faccenda che apre orizzonti, anche morali, che si contemplano a disagio in un Paese civile.

C’è poi la questione connessa della motivazione. Si è detto, pressappoco: “ Non si tocca impunemente un ‘ Padano’ !! “ e, quindi, ecco dichiarata e scodellata una bella taglia sulla testa per ora non si sa di chi ( e se è un ‘ Padano’ anche il presunto colpevole?…). Mi domando, a questo punto, chi è un ‘ Padano’, visto che non esiste nel nostro Paese una Regione con questo nome. Sarà uno nato e cresciuto nelle pianure alluvionali della Valle del Po. E se è un indigeno delle valli montane del Bergamasco, delle Cozie, dell’Alto Adige, della Garfagnana, delle Langhe e chi più ne ha più ne metta fra i tanti luoghi geografici che costellano il Nord della Penisola , è un ‘Padano’ pure lui?…

Scherzi a parte, la questione si presenta  priva di senso. Non c’è – e non ci deve essere! - alcuna differenza se la vittima di un omicidio è nata a Nord o a Sud, a Est od a Ovest, e non è nemmeno pensabile che ci possano essere trattamenti diversi e graduatorie di importanza per motivi geografici fra chi viene crudelmente ucciso lungo le rive del Po e chi viene ucciso nella valle del Belice. Come non ha alcuna importanza dove sia nato e da chi discenda un assassino: l’importante è dargli al più presto la cittadinanza perpetua nelle patrie galere. Ciò per la banalissima ragione che, come recita il Codice Penale, la vittima è sempre e soltanto  un Uomo, senza aggettivi, e l’uccisione di un Uomo, dai tempi di Mosè, non dovrebbe restare impunita. Almeno sotto questo profilo, piaccia o non piaccia, siamo tutti uguali, quale che sia il luogo di nascita, il colore della pelle, la condizione sociale, la religione che professiamo o non professiamo. Queste son cose ed idee usuali fino alla banalità . Le dice perfino la Costituzione, che sarà pure un po’ démodé per qualcuno, ma, finché non si inventa di meglio, ci aiuta ad essere Uomini e non pecore matte.

03/12/2004





        
  



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