Lo scivolone di Ray LaMontagne
San Benedetto del Tronto | Ray LaMontagne "Supernova"
di
Ray LaMontagne
"Supernova"
Debuttava dieci anni fa la bella voce di Ray LaMontagne, americano del New Hampshire, classe 1973, uno degli esponenti più alti del neo folk statunitense che qualcuno, forzando un po' la mano, ha paragonato al nuovo Van Morrison. In realtà le distanze tra i due sono abissali, vuoi per la scritture, vuoi per la creatività vocale, vuoi per l'assenza totale di colori jazz nella sua musica. Il suo album di debutto, "Trouble" e quello del 2010, "Good willin' & the Creek don't rise" (il suo più riuscito) hanno mietuto una messe di premi, di riconoscimenti e anche di vendite da alta classifica.
Oggi, dopo quattro anni vissuti tra concerti in tutto il mondo, Ray LaMontagne torna con "Supernova", dieci brani che però non possiedono sempre la vera forza del folk, a partire dalla neo psichedelica apertura di "Lavender", in perfetto stile sixties. Sembra quasi di essere proiettati a certi provini incerti di Tom & Jerry (il primo pseudo di Simon & Garfunkel) nella banalità di un testo in cui "chiudi gli occhi e conta fino a dieci e facciamo l'amore sotto un cielo di lavanda". Una partenza davvero fuorviante per un bravo artista che ha l'immediato colpo di reni per riprendersi subito dopo con "Airwaves", vanmorrisoniana fino all'osso. E arriva poi "She's the one" che riprende il gioco psichedelico dando idea del minimo sforzo compositivo grazie a stilemi di rock desueti e risaputi. Non si capisce il perché LaMontagne si affanni ad inseguire un periodo che non gli appartiene e suddivida addirittura in tre capitoli tutto il lavoro peraltro molto breve. "Pick up a gun" è scialba, "Julia" insegue i fantasmi dello Spencer Davis Group strizzando l'occhio a John Lennon mentre la canzone del titolo è una perfetta scelta per un singolo che denota tutta la mediocrità compositiva del disco. "No other way", "Smashing" e "Drive-in movies" seguono lo stesso percorso mentre la sola "Ojai" (e la seconda parte di "Smashing") cerca di rinverdire il recente passato in cui lo sforzo compositivo aveva dato frutti migliori.
E' un disco che non ci si aspettava davvero da Ray LaMontagne. A chi attribuire la colpa di questa mediocrità? Alla pigrizia dell'autore? Al prosciugamento di una vena creativa? Oppure alla produzione di Dan Auerbach dei Black Keys e all'influenza degli studi di Nashville presso cui è stato registrato? Chissà. Resta il fatto che "Supernova" è un gran passo falso. Si spera in un pronto ravvedimento anche perché le qualità espresse da LaMontagne fino a ieri erano davvero eccellenti.
Voto 4/10
|
27/04/2014
Altri articoli di...
Cultura e Spettacolo
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
TEDxFermo sorprende a FermHamente (segue)
53 anni di Macerata Jazz (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
A RisorgiMarche il Premio "Cultura in Verde" (segue)
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
La Nuova Barberia Carloni apre un tris di spettacoli (segue)
San Benedetto
Studenti omaggiano il Milite Ignoto (segue)
Samb: Serafino è il nuovo presidente! (segue)
Istituto Professionale di Cupra Marittima: innovazione a tutto campo. (segue)
Open Day a Cupra Marittima, al via il nuovo corso Web Community – Web Marketing (segue)
GROTTAMMARE - ANCONITANA 1 - 3 (segue)
SAN MARCO LORESE - GROTTAMMARE 1 - 0 (segue)
UGL Medici:"Riteniamo che gli infermieri e i medici debbano essere retribuiti dalla ASUR5" (segue)
Premiato il cortometraggio intitolato "Sogni di Rinascita- Sibillini nel cuore" (segue)
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Kevin Gjergji