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Il ritorno di Lisa Stansfield

San Benedetto del Tronto | Lisa Stansfield "Seven"

di

Lisa Stansfield

"Seven"

Ve la ricordate Lisa Stansfield? La cantante sexy con la pettinatura a schiaffo, rasoiato e mascolino, che aveva sfondato le classifiche negli anni Ottanta con la sua "All around the world" (citata vagamente in "You can't deny it") e lo stile soul inglese tipico di quegli anni. Anche lei ci riprova ,dopo dieci anni, a far dischi con il tempo della crisi.

Ufficialmente (antologie a parte) è il suo settimo disco, come recita il poco originale titolo. Non vi aspettate una rivoluzione da un'opera come questa, ma "Seven" ha tutta la dignità di un lavoro fatto con tutti i crismi della classe, con i soliti musicisti (suo marito Ian Devaney è sempre a suo fianco come produttore), con i soliti suoni, con i soliti arrangiamenti e con la solita voce e con un grande bagaglio di esperienza in più che l'hanno avvicinata in questi anni al cinema, al teatro e alla Tv. Elementi negativi? Per niente affatto. Dall'inizio alla fine si sentono citazioni di northern soul inglese ma anche di vecchio rhythm'n'blues di Memphis, fiati a profusione e ritmi sincopati che un po' fanno risorgere Amy Winehouse e un po' citano Mick Hucknall.

Non c'è un attimo di pausa nell'ascolto di "Seven". E' un disco che "tira" dall'inizio alla fine, che sa di clubbing anni Ottanta che non sa vomitarsi addosso nostalgia. Tutto è cesellato e tutto è perfetto nella dozzina di canzoni impreziosite da una limpida impostazione vocale e da una cesellatura orchestrale nella quale i fiati dettano legge secondo il miglior stile funky mai appesantito da forzature di sorta. Tutto scivola leggero e dà la sensazione del troppo breve. E' un problema davvero minore e basta un repeat all'impianto per ricominciare tutto daccapo, senza soste e senza noia. Ironicamente "Seven" si apre con le chitarre sincopate in stile Nile Rodgers e una voce (e coretti) che insistono su "Can't dance". E' esattamente l'opposto. Impossibile stare fermi su queste canzoni "antiche" e centrate che inchiodano trent'anni di stile perfetto rinnovato solo nella perfezione tecnologica. E' raro non annoiarsi con suoni risaputi e scontati ma tutto questo succede con "Seven". Lisa Stansfield rilegge una sorta di "Fever" di Peggy Lee nella suggestiva "Why" dagli echi di giungla à la Duke Ellington. Archi che evocano a tratti la Love Unlimited Orchestra nell'elegantissima "So be it" e fiati, fiati, fiati che costellano il disco ovunque e lo sommergono di eleganza.

E ovunque la voce di Lisa Stansfield mantiene il suo timbro e la sua possente energia nonostante si avvicini la soglia dei 50 anni. Non c'è un brano che sovrasti l'altro o che lasci il segno col marchio del capolavoro ma il disco resta godibile e perfetto.

Voto 7,5/10

05/03/2014





        
  



3+5=

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