Brunori Sas

"Il cammino di Santiago in taxi"

Negli ultimi quattro anni, l'Accomandita Semplice di Dario Brunori ha ricevuto ampi riconoscimenti come artista esordiente. Passo passo però, il 36enne artista di Cosenza è arrivato, dopo dieci anni di lavoro in quasi totale anonimato, al terzo volume della sua discografia con una sicurezza da artista affermato.

Nell'ironia dell'espressione del Diritto italiano Brunori snocciola parole con un timbro vocale che, per l'ennesima volta rimanda, sin dall'apertura di "Arrivederci tristezza", a Rino Gaetano (che si dimostra da anni un vero autore di riferimento per le ultime generazioni). Le logiche del mercato non sono mai state nelle sue corde di artista schivo anche se "Il cammino di Santiago in taxi" vede affacciarsi alla sua finestra una major discografica (Sony) col rischio - è ancora la sua bella scrittura che si prende gioco della Rivoluzione in "Mambo mercenario" ("Che Guevara e Pinochet adesso ballano felici sulle basi di Beyoncé e non si rincorrono più") - che la troppa melma della palude non lasci più troppa libertà alle sue gambe. E non è un caso che per il lancio di questo album Brunori abbia scelto un brano emblematico come "Kurt Cobain" che racconta della fama sempre in bilico tra tonfo e trionfo ("Chiedilo a Marilyn quanto l'apparenza inganna e quanto ci si può sentire soli e non provare più niente; chiedilo a Kurt Cobain come ci si sente a stare sopra un piedistallo e a non cadere").

Brunori sa masticare melodia e parole con una estrema facilità e le sue accattivani canzoni sono sempre lontane anni luce dalla banalità. Lo contraddistingue l'onestà (Io non piango mai davanti a te, mi commuovo solo se non c'è nessuno, canta in "Nessuno") mentre racconta lo scorrere del tempo ("Le quattro volte"), dalla vita alla morte e alla rinascita, osservandone le variazioni più semplici come ha fatto il suo conterraneo regista Michelangelo Frammartino (al quale la canzone è dedicata) o come potrebbero fare al cinema l'iraniano Abbas Kiarostami o il coreano Kim Ki-duk. Sin dal titolo del lavoro Brunori spara ironia iconoclasta in molte canzoni, da Giovanna d'Arco e Giordano Bruno che cantano "Come on baby light my fire" o dalla riesumazione della salma di Padre (pulcino) Pio.

Brunori canta l'amore con disarmanti fotografie di treni stipati di animali/lavoratori al binario tre, tra i quali si staglia l'immagine di una "Maddalena Madonna stretta sotto la gonna". E' un amore fuori da ogni schema quello cantato da Brunori, che sia quello di "Pornoromanzo", tra la ragazzina e il professore con dentro quarant'anni di differenza per un banale delitto di periferia oppure il coronamento di un sogno che dopo anni diventa, alla "Vigilia di Natale", un'amara fuga da casa se non addirittura dall'altare, in perfetto stile "Mrs Robinson", in una solitudine improvvisa il giorno stesso delle nozze (è la bellissima chiusura registrata in presa diretta di "Sol come sono sol").

Registrato col suo produttore, il giapponese Taketo Gohara, in un convento di Belmonte Calabro, il terzo volume della storia musicale di Dario Brunori mette in luce un artista di grande pregio che sa mescolare alla perfezione parole e ironia, canzone e orchestrazione, segni peculiari della strada di un artista in forte evidenza.

Bravo, bravo, bravo.

Voto 8/10