ELI MARDOCK

Everything happens for the first time

Da quando è nato il rock, quante volte noi critici lo abbiamo fatto morire? Come per la felice Araba Fenice, le ceneri del rock rigenerato tornano a volare e ogni volta sembra sempre la prima volta come suggerisce il titolo del lavoro, "Everything happens for the first time", citando una poesia di Jorge Luis Borges.

Ascolto a ripetizione il disco d'esordio di Eli Mardock, cupa antirockstar d'altri tempi che mi fa venire in testa e tutti insieme, tra Radiohead e Pink Floyd, un pugno di vecchi grandi eroi come Iggy Pop, Nick Cave, David Bowie, Marc Bolan, Robert Smith, Syd Barrett, Jim Morrison, Freddie Mercury. Gente vecchia dirà qualcuno. Eppure molti giovanissimi che se ne fregano delle mode sanno ancora apprezzare vecchie statue mai divenute cariatidi. La curiosità del primo ascolto di Everything happens for the first time, fantastico esordio di Mardock, leader degli Eagle Seagull, giovane band (la preferita di Florence and the Machine) del Nebraska nata nel 2005 nel college frequentato da tutti e che oggi riparte tutto da solo, si traduce, ascolto dopo ascolto, in perenne ascesa, in conquista, in volo libero e in ampiezza sonora che passa dalla musica sacra al sinfonismo, dal lirismo più classico al furore mai melodrammatico e con un crescendo che ha la forza che solo i classici possiedono.

A contribuire per l'ottima realizzazione del disco dal punto di vista dei suoni c'è sicuramente Justin Gerrish (lo stesso degli Strokes dei Vampire Weekend e dei Muse) che ha provveduto a mixare tutti i brani, con molte orchestrazioni à la Richard Ashcroft, in una magnifica e continua fluidità. Nell'intero lavoro passato e presente si fondono con un progetto mirabile, in un interscambio vivacissimo di un artista che getta dietro le spalle ogni pregiudizio e ogni luogo comune grazie ad una educazione libertaria in una comunità Sufi della Carolina del Nord.
Nel contrasto tra visioni oscure e luce perfetta, quella di Eli Mardock, che ama autodefinirsi antieroe nichilista, è sicuramente una delle scritture più alte degli ultimi anni, frutto di un'educazione classica (in giovanissima età era pianista grazie agli insegnamenti di sua madre) e di un forsennato ascolto del pop/rock inglese degli anni Sessanta (basterebbe il ritornello di "If you get me"). Troppo individualista e accentratore per condividere l'esperienza con gli Eagle Seagull, Mardock ha "rubato" e sposato Carrie Butler, violinista e pianista del gruppo (la sua voce compare in "If you're with me, then you're against me" e nella intrigante "Algebra and the moon" che il nostro ha cantato alla sposa proprio il giorno del matrimonio) e, dopo una serie di splendidi Ep, ricchi di canzoni accattivanti, oggi tutte reperibili su You Tube, ci offre un capolavoro di alto spessore che contiene brani incredibilmente belli nei quali il pop, la melodia, il rock si fondono magistralmente. Basterebbe un vertice come "Children of the world's new uterus", vero tormentone per il suo crescendo e la sua ossessione o la fantastica e pinkfloydiana "The king of the crickets" (quante strizzate d'occhio ai T-Rex e a Bowie) per dichiarare la grandezza di un autore come Mardock il cui valore si apprezzerà sempre di più in futuro. Non sono lontane le visioni di Thom Yorke ("The way of the future" e "Everything is good", "Hold on": che capolavori di scrittura!) ma ci sono anche strizzatine d'occhio al Ray Davies dei Kinks ("Everything happens for the first time", che non dispiacerebbe affatto a David Bowie).

Questo è uno dei dischi più esaltanti del 2013. Non mancatelo

Voto 9,5/10