UN DISCO AL GIORNO
San Benedetto del Tronto | ELEKTROTANGO
di
ELEKTROTANGO
Maktoub
Con gli Elektrotango ci si immerge in quel mare di sensazioni nostalgiche di una Baires senza tempo e un po' europea alle quali ci avevano abituato i Gotan Project, formazione francese il cui nome deriva dall'uso del verlan, vale a dire della neolingua giovanile suburbana francese, e parigina in particolare, che trasforma un bisillabo in un neologismo semplicemente invertendo le due sillabe del termine (l'invers diventa, nella pronuncia francese, verlan esattamente come il termine tango che nel nuovo gergo, ops gorge, cambia in gotan alla stessa stregua del trancorio [contrario] bresciano degli anni Ottanta). Laddove i Gotan Project (estremamente deludenti nei concerti dal vivo, fatti per l'80% di basi elettroniche preregistrate e campionate) hanno lasciato però l'amaro in bocca, gli Elektrotango riescono a recuperare una dimensione musicale che sa fondere (è il caso di dire mezclare) il trip hop con l'acid smooth jazz, la musica elettronica e il tango, l'hip hop e il moderno chill out.
Ideato dal chitarrista Santiago Louvet, versatile e polivalente musicista autodidatta, Elektrotango è un progetto musicale che spazia dai Thievery Corporation a Federico Aubele ma che rimanda a radici argentine dei primi anni 2000 nelle quali ritroviamo le geniali intuizioni sonore di uno dei musicisti più influenti del panorama compositivo cinematografico di oggi, quel geniale Gustavo Santaolalla, da sempre collaboratore del regista messicano Alejandro Gonzáles Iñarritu ("Amores perros", "21 grammi", "Babel"), vincitore di 2 Oscar per il soundtrack di "I segreti di Brokeback Mountain" e "Babel".
Santaolalla agli inizi del nuovo millennio aveva contribuito a rivitalizzare il tango con la sua produzione del Bajofondo Tango Club che, con il Tanghetto di Max Masri e le produzioni degli Altocamet dava il la alla vera rinascita del Tango Nuevo. "Maktoub" arriva dopo l'esordio dell'album "Liquid tango" del 2012 e traccia un percorso che inizia con la magistrale "Luna por Callao", in cui le voci della radio si infilano tra le note, i sapori e i colori di un Astor Piazzolla in chiave hip hop, fluttuando sull'onda di un bandoneon sensuale e ammaliante nella magica versione elektro di "Oblivion", intensissima e penetrante che fa il verso ai chiaroscuri di "Paris" e di "Nostalgias" (ah che delizia agli anni Trenta di Juan Carlos Cobián riletti per chitarra elettrica) e "Volver" (nulla a che vedere però con Carlos Gardel). La complessa visione musicale di Louvet non tralascia accenni di flamenco ("Recuerdos") e di milonga ("Junto a ti", "Caballito"), la dance urbana e frenetica dei suoni arabeggianti e gitani ("House ghetto", "Walking Cayengue" e "Jungle") e la Parigi di Gato Barbieri ("San Telmo lounge").
Maktoub è un viaggio fantastico, difficile da interrompere, che riesce a creare in settanta minuti un profondo pathos.
Voto 7,5/10
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28/12/2013
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