Il Mondiale oltre il calcio
San Benedetto del Tronto | Presentato al CT Maggioni il libro "La mia Sudafrica" di Fabio Tavelli
di Lorenzo Picardi
Fabio Tavelli, giornalista Sky autore de "La mia Sudafrica"
Per un giornalista sportivo essere inviato ai Mondiali ed alle Olimpiadi è, professionalmente, una delle soddisfazioni maggiori. Al di là dell’emozione scaturita dalla competizione, l’atmosfera dell’ambiente rende unico questo tipo di eventi.
Nel caso dell’ultimo Mondiale, però, una cornice come quella del Sudafrica suscita riflessioni che vanno oltre la semplice manifestazione. Proprio il clima di questo paese, da poco (relativamente) uscito da una situazione drammatica come quella dell’apartheid, è al centro del libro del giornalista Sky Fabio Tavelli “La mia Sudafrica”, presentato il 30 Aprile al CT Maggioni.
Il team di supporto all’autore è il medesimo della presentazione del libro “L’importante è perdere” di Nicola Roggero: il giornalista Patrizio Patrizi, il noto telecronista Maurizio Compagnoni (anche lui nel team Sky degli ultimi Mondiali) e colui che rende possibili questi incontri, Mimmo Minuto; il tutto introdotto dal presidente del Circolo Afro Zoboletti.
Il lavoro di Tavelli non presenta un’analisi tecnico-tattica del torneo, ma si configura come un vero e proprio diario del giornalista che, attraverso aneddoti riguardanti la propria avventura professionale (svoltasi interamente a Johannesburg), ha come scopo quello di descrive una realtà lontanissima dalla nostra; anche per questo i Mondiali di Germania non gli avevano fornito la giusta ispirazione per cimentarsi in un scritto del genere. Le domande riguardanti il calcio (caduta delle “stelle” al Mondiale, “mourinhate”, “balotellate”), allora, sono state poche e a chiusura della presentazione.
Le due esperienze che maggiormente hanno colpito l’animo dell’autore sono state la visita al Museo dell’apartheid e al quartiere di Soweto, mentre il Sudafrica è visto da Tavelli come “una persona che cammina, non che corre”, ancora alla ricerca di equilibrio fra segnali incoraggianti, “che 20 anni fa non sarebbero stati neanche lontanamente immaginabili”, sottolinea Compagnoni, e segnali di resistenza all’integrazione (la schiavitù è ancora nera); l’attesa, quindi, di un paio di generazioni per portare in Sudafrica un clima insperato prima dell’avvento di Nelson Mandela.
Particolare anche l’atteggiamento degli Africani, tifosi in maniera convinta di tutte le squadre del proprio continente, e che per il torneo sono stati “fratelli” (così si chiamavano reciprocamente), salvo poi tornare ognuno per la propria strada alla fine della manifestazione. Sotto questo punto di vista, secondo Tavelli, un’Olimpiade potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti per il paese.
Il prossimo appuntamento è con Alessandra Sensini e Stefano Vegliani con l’autobiografia della campionessa scritta a quattro mani “Una vita per il vento”, a data da destinarsi.
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01/05/2011
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