"Ventimila leghe sotto i mari" del Teatro Potlach al Concordia di San Benedetto
San Benedetto del Tronto | È andato in scena domenica 27 febbraio "Ventimila leghe sotto i mari", spettacolo per adulti e ragazzi del Teatro Potlach di Rieti.
di Alfonsi Valentina
Un momento di "Ventimila leghe sotto i mari"
"Ventimila leghe sotto i mari", tratto dal romanzo omonimo di Jules Verne, è andato in scena domenica 27 febbraio: uno spettacolo affascinante che coniuga la presenza fisica degli attori ad un elaborato spazio scenico virtuale fatto di proiezioni sovrapposte e di un attento uso dell'illuminazione: «il tema delle avventure del Nautilus in un mondo che Verne in gran parte immaginava precorrendo con la fantasia i tempi e i futuri sviluppi della tecnologia, richiedeva una ricerca specifica sulla messa in scena, per definire elementi che avessero un valore di equivalenza evocativa e non di rappresentazione tout court» ci spiega Daniela Regnoli, attrice e fondatrice del Teatro Potlach in coppia con Pino Di Buduo.
«All'interno della nostra compagnia esiste una sezione giovani, l'Aesopstudio, di cui fa parte anche Andrea Adriani che per "Ventimila leghe" cura le luci: questi ragazzi si occupano di multimedialità, sia producendo video, promo e dvd legati agli spettacoli del Potlach, sia sviluppando progetti autonomi. Sono stati loro a dar vita alla particolare scenografia di "Ventimila leghe", a fianco di Luca Ruzza, scenografo e architetto che da sempre collabora con noi.
Anche quando non è così evidente la componente virtuale, le scenografie dei nostri spettacoli non sono mai semplicemente descrittive dell'ambiente in sé: le pensiamo come spazi vuoti da riempire con dei segni».
E sono proprio gli attori a riempire questi vuoti, con una recitazione che mette in primo piano il valore musicale dei movimenti: «la fisicità è sempre stata l'elemento centrale della nostra ricerca teatrale, l'attore è mente e corpo. Abbiamo lavorato a lungo anche sulle caratteristiche del teatro orientale, dove pratica teatrale e danza non sono separate, come del resto in passato non lo erano in occidente. In "Ventimila leghe" la difficoltà per noi interpreti è stata l'interazione con le varie fasce luminose create dalla scenografia.
Il trucco è volutamente carico e grottesco per suggerire al pubblico un senso di straniamento nei confronti di queste figure non realistiche immerse in ambiente fantastico, ma anche per far risaltare meglio l'espressività dei volti che altrimenti si perderebbe sotto luci così particolari».
All'adattamento dal testo di Jules Verne, il Potlach ha lavorato con Raimondo Guarino, drammaturgo e professore di storia del teatro: «abbiamo operato una grossa riduzione, estrapolando i passaggi fondamentali perché l'arco della storia fosse rispettato. Il professor Aronnax è diventato una professoressa: è stata inserita la parentesi del tango in biblioteca col capitano per sottolineare l'intimità tra i due personaggi, perché lei - proprio come il professore del romanzo - è l'unica in grado di comprendere Nemo».
Uno spettacolo complesso, insomma, in grado di farsi apprezzare da adulti e ragazzi ma forse poco adatto ai bambini più piccoli: «lo proponiamo spesso alle scuole» racconta Daniela Regnoli «a partire dalla terza elementare e i bambini lo recepiscono molto bene; non sono certamente in grado di comprendere ogni dettaglio ma sanno sorvolare e cogliere comunque l'essenzionale. Per catturare e mantenere l'attenzione degli spettatori più giovani è importante saper annullare le distanze, creare un'atmosfera di fiducia e di vicinanza, in un teatro grande non è sempre facile».
Tra spettacoli di strada e di sala, il Potlach porta avanti da anni l'evento itinerante "Città invisibili": ispirato al romanzo di Italo Calvino, il progetto realizza nelle città che lo ospitano «allestimenti scenici, performances musicali, installazioni multimediali, eventi coreografici, ricreazioni di ambienti architettonici, tutti aventi come tematica di fondo la memoria del luogo, le sue tracce sepolte e la sua identità».
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01/03/2011
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