India, 1938. Chuya, una ragazzina di appena otto anni, viene allontanata dalla sua famiglia e trasferita in una casa ritrovo per vedove indù, per espiare la colpa d’un marito perso e mai conosciuto, attraverso l’eterna penitenza imposta dai testi sacri. Tra veglie e preghiere, la ragazzina porterà una ventata di freschezza - e di scompiglio - che contagerà l’affascinante Kalyani, giovane vedova innamorata di Narayan, un fervente idealista sostenitore di Gandhi.

Candidato come miglior film straniero agli Oscar 2007 e ultimo della trilogia dedicata dalla regista Deepa Mehta agli elementi terrestri, Water è un film toccante, che fa riflettere su una delle tante situazioni che emarginano le donne nel mondo. La vicenda è ambientata nel 1938, ma le reazioni suscitate dall'opera dimostrano l'attualità di un dramma riguardante milioni di donne in India: il set del film fu distrutto da un manipolo di persone guidate dal partito BJP, cinque anni fa al potere a Nuova Delhi, che gettò a fiume le attrezzature e minacciò di morte la Mehta e le attrici del cast.

Furono necessari quattro anni per ripartire con le riprese, effettuate “con un bassissimo profilo”, come dice lo stesso produttore, in Sri Lanka. Esteticamente raffinato grazie alla splendida fotografia e arricchito da una superba colonna sonora, in alcuni tratti il film appare un po’ lento e si lascia andare a un esotismo di maniera, che raggiunge l'apice nella scelta di un’attrice canadese che interpreta il ruolo di una vedova indiana. Tuttavia la storia, triste e crudele, ma piena di speranza, riesce a coinvolgere lo spettatore, in particolare nella scena finale, simbolo di una società che vuole cambiare in meglio.