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Mostra di Giorgio Cutini

Ascoli Piceno | "Non ci sono confini nella luce"

Foto Giorgio Cutini

Fotografie di Giorgio Cutini "Non ci sono confini nella luce" dal 10 al 31 marzo.
Inaugurazione sabato 10 marzo ore 18,00. Catalogo in galleria. Orario: feriali 18 -20 / festivi: 10,30 - 12,00. Non ci sono confini nella luce. Ed è così che, osservazione e riflessione si coniugano per l'idea di concretare una forma, un' atmosfera, un'indeterminata e indicibile appariscenza; le immagini pensate sono inserite in una composizione organica e originaria, accompagnate dai dialoghi dell' alternanza delle apparenze.

Giorgio Cutini è risalito dalla percezione di un'armonia preesistente ad un senso compiuto, dal concetto della rappresentazione, dalla suggestione dell' idea, ai suoi probabili significati. Il pensiero riflessivo lo porta a predisporre un progetto capace di contenere modelli e linguaggi, il più rispondenti alle proprie intenzioni, nell'impresa di trasporre le sensazioni immaginarie nel disposto combinato delle immagini.

L'ansia metafisica di Cutini, questo stato di sospensione, accelera l'ideazione per raggiungere, definire una composizione capace di provocare e stupire. " Il critico è un nostro simile, per pratica ed estrazione culturale ."(Il Manifesto del Passaggio di Frontiera, 1995) e la coscienza dell'arte, il consapevole trattamento dei suoi elementi, distanzia la poesia tanto la casualità quanto la facile effusione, scongiurando il pericolo dell'inefficacia come dire che la fantasia non è creativa semmai ordinatoria; quindi alla pura accensione fantastico-emotiva, e soprattutto all'ansia estetica, Cutini associa l'intervento dell'intelletto nella sua funzione ordinatrice e aggregatrice. Siamo impegnanti in un progetto di fotografia globale, tra realtà, astrazione e concetto.", purchè si mantenga ".slegata da ogni dominio strumentale dell'arte e dal suo progetto di utilizzo.."( Il Manifesto del Passaggio di Frontiera, 1995).

Una sorta di dominio della forma riconducibile ad una percettibilità ritmica e modulatoria sono alla base della sua programmazione che per quanto interminabile è in questo caso ancor più definita dall'eccitazione nervosa, dall'entusiasmo improvviso che diviene provocazione visiva quindi canto, luogo dell'intensità e di meraviglia.

Vedere la musica per non arrestare il flusso del mutamento inarrestabile, come il movimento del mare in un luogo dove la luce non ha confini. Come l'occhio che nel sud della Francia si è soffermato più volte sul solidificarsi della roccia, nella memoria e dentro l'originaria incandescenza del magma e si è allungato ad ascoltare le vibrazioni delle rose, poi soffermato sul respiro dei grovigli di particelle, trattenuto dall'affanno del grande albero, stregato dal mistero delle piume.Vedere la musica e dare termine alle immagini.

Dentro le lunghe atmosfere le immagini cantano e rievocano il canto degli inermi; le pause e silenzi sono intervallati dal soffio della disperata armonia. Il vento parla con la sua voce stonata e apre sui buchi del tempo insinuandosi nella memoria e ritorna corpo ed luogo e fluido nella musica delle immagini; si plasma nell'austerità della forma, si insinua nei segreti pertugi delle crepe, scivola nel lungo tratteggio tonale, ascolta il silenzio, si snerva nel rassicurante territorio delle idee.

08/03/2007





        
  



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