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“Un grazie al ministro Tremaglia e un voto per la vita”

| Intervento sul referendum sulla procreazione assistita del prof. Roberto Casati

di Roberto Casati*

Italiano residente all’estero, devo essere grato al ministro Tremaglia, in quanto è grazie alla sua azione politica che posso votare nella mia sede consolare per il prossimo referendum. La legge che dà questo diritto agli italiani all’estero ha previsto bene le cose: mi arriva a casa una lettera che contiene non solo il certificato, ma addirittura le schede elettorali; traccio una croce sulla mia scelta, metto tutto in un plico anonimo, e spedisco al Consolato.
 
Il fatto che mi arrivi la scheda a casa è per me un momento emozionante; è come se lo Stato mi dicesse che si fida di me, cittadino; è un po’ come entrare in un edificio pubblico bello e ben curato, che ci dà delle nostre Istituzioni l’immagine che vorremmo. Per questo esprimo una gratitudine, che va al di là delle differenze di parte; perché mi è permesso in questo frangente di sentirmi cittadino a pieno titolo di un Paese che funziona come vorrei.
 
La legge ha posto riparo a un’ingiustizia che era fondata su una asimmetria: perché la distanza geografica deve creare cittadini che hanno meno diritti di altri? Perché solo chi ha i mezzi e le energie per un viaggio a volte lungo e faticoso può esercitare il diritto di voto? È anche pensando in questo spirito che oggi ho messo nel plico quattro schede sulle quali ho tracciato un segno sul ‘sì’.
 
Perché anche il referendum per cui ho appena votato permette di riparare un’ingiustizia, correggendo una asimmetria. Questa volta sono sul lato fortunato della asimmetria: mia moglie ed io abbiamo una bellissima figlia di quattordici mesi, concepita naturalmente, e un’altra creatura in arrivo.
 
Credo che dobbiamo guardare a viso aperto le conseguenze della legge 40 che il referendum ci chiede di migliorare. Perché chi non ha la fortuna di riuscire a riprodursi naturalmente non può venir aiutato in modo intelligente? Perché chi intraprende quel viaggio complesso che è la fecondazione artificiale deve limitare le sue possibilità di riproduzione alla fecondazione di tre ovuli, data la difficoltà del prelievo e il divieto di congelare gli embrioni?
 
Visto che esistono dei metodi che permettono l’impianto di un solo embrione, perché una famiglia nascente deve esporsi all’alta probabilità di avere dei gemelli, subendo a forza l’impianto di tutti e tre gli embrioni? Perché chi ha l’ulteriore sfortuna di rischiare di trasmettere malattie genetiche come la talassemia, o malattie infettive, deve subire l’umiliazione di un impianto di embrioni senza diagnosi, a rischio di un aborto terapeutico successivo – un percorso crudele che stringe il cuore solo a pensarci?
 
E perché alle coppie doppiamente sterili, doppiamente punite, non è permesso di avere un “figlio dell’amore del babbo e della pancia della mamma”, nelle bellissime parole di un padre e di una madre che hanno accolto il gesto generoso di due donatori come solo un padre e una madre possono accogliere un figlio?
 
Dicevo che sono sul lato fortunato della asimmetria. Mia moglie ed io abbiamo esercitato un diritto fondamentale, quello di procreare, senza incontrare nessuna difficoltà, perché la natura ci ha dato una mano. Mi sento allora in profondo disagio nei confronti delle persone che sono doppiamente punite: dalla difficoltà o impossibilità biologica di procreare e da una legge che impedisce loro di sormontare questa difficoltà.
 
È lo stesso disagio che proverei, come persona che ha un buon udito, di fronte a una legge che vieta l’uso degli apparecchi acustici ai non udenti, o permette loro di usare apparecchi acustici solo tre volte al giorno, e inoltre li obbliga a usarli comunque la sera dalle cinque alle sei. Mi vergognerei nei loro confronti. Non sarei fiero delle mie Istituzioni.
 
La legge Tremaglia ha cancellato una asimmetria, e mi ha fatto sentire un cittadino a pieno titolo di un Paese moderno; la legge 40 ha invece introdotto molte asimmetrie, e ha così creato in Italia delle famiglie di serie B, a libertà vincolata di procreare; un fatto di cui nessuno di noi può essere fiero.
 
Allora penso che tutti noi, in particolare tutti noi che abbiamo dei figli e sappiamo quale sia la bellezza e la gioia di aspettarli e vederli nascere e crescere, dobbiamo fare in modo che il diritto di procreare non sia l’esclusiva di chi ha la fortuna di poter procreare. Ci viene soprattutto chiesto, con il referendum, di dare la possibilità di essere famiglia a delle coppie innamorate della vita e desiderose di accoglierla.
 
*ricercatore in filosofia e scienze cognitive al CNR francese, Parigi

05/06/2005





        
  



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