Il problema dell’imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini che sta portando da mesi allo scontro l’Amministrazione Provinciale di Ascoli con la comunità montana offre spunto per alcune riflessioni.

 

Al di là della questione specifica che, come ha bene sottolineato il Presidente della Provincia Rossi, deve essere affrontata collegialmente e non soltanto secondo punti di vista di tipo tecnico e occupazionale (dal momento che interessa una risorsa essenziale per le esigenze vitali dell’intera comunità), l’acqua deve essere considerata un bene politico. Utilizzo il termine “politico”, senza le solite ambiguità.

 

La politica infatti, se intesa esclusivamente come amministrazione, gestione, fine elettorale, risulta assolutamente depotenziata rispetto alle autentiche prerogative che la sostengono: essa è essenzialmente azione partecipata e comunitaria per la fondazione e l’arricchimento del bene pubblico.

 

Per questo l’acqua, come elemento imprescindibile del bene pubblico, è un bene politico, a disposizione dell’intera collettività; la quale deve farsi al tempo stesso garante del suo mantenimento e della sua equa distribuzione. Nessuna appropriazione individuale, nessuna concessione che preveda anche solo l’un per cento della partecipazione ai privati, può essere ammissibile.

 

L’unica gestione possibile dell’acqua, di qualunque sorgente si tratti, deve essere pubblica. Non dobbiamo illuderci o convincerci che l’affidamento di una simile risorsa alle dinamiche del mercato sia un motivo valido per pensare alla soluzione di problemi economici e occupazionali, come se il mercato possa sfruttarla provvidenzialmente, secondo la vecchia e fallace idea della “mano invisibile”, per il proprio guadagno e al contempo per il vantaggio di tutti.

 

Altre risorse, altre energie, e soprattutto altri programmi di investimento devono essere impiegati per la soluzione della crisi che attraversano le comunità locali. L’acqua deve restarne fuori, a garanzia non soltanto della sua insostituibilità per la vita dei viventi (l’acqua come bene patrimoniale) e della sua conservazione per le generazioni future (l’acqua come bene strategico), ma anche della sua intrinseca natura politica, che significa vita, sviluppo, equità, rispetto.