Il lungomare, un appartamento con ingresso autonomo, un cancello, un giardino e un gattino che  fa le fusa, la finestra del salotto aperta. Da fuori sembra una casa come tante. Varchi la soglia, butti un colpo d’occhio alle pareti, vedi quadri a sinistra e una “libreria” a destra. Anche dentro è una casa come tante, eppure c’è qualcosa di più. Le pareti che trasudano umidità e i quadri raccontano storie di vita, la “libreria” riassume la vita artistica e umana di Bruno Benatti.

Composta da 5 pannelli di legno posti ad angolo lungo due pareti del salotto, la “libreria” di casa Benatti racchiude l’universo e il piccolo-grande mondo di un uomo che attraverso l’arte ha saputo raccontare la sua vita, le sue passioni, i suoi affetti e le sue inclinazioni. L’immagine di una squadra per misurare racconta i suoi studi da geometra; la statua di una dea egizia riflette l’amore per la storia dell’arte; una penna rappresenta il Benatti professore di scuola media e superiore; i pattini, il windsurf e una chitarra sono le passioni; una vecchia macchina da scrivere, che in altre opere si trasformerà in un giornale aperto, rappresenta l’impegno civile; un gatto paffuto rappresenta gli affetti dell’artista.  

Modenese di nascita, Benfatti inizia la sua attività artistica negli anni ’70. Ispirato dalla politica della bassa emilia negli anni del potere operaio, inizia a dipingere manifesti e bozzetti propagandistici. Quando, circa 30 anni fa, approda a San Benedetto, il mare e le sue attività gli danno un nuovo slancio artistico. Inizia a dipingere il porto, i marinai, i prodotti del mare, le attività marinare. Nascono tavole in legno marino, tele, opere su vetro e su qualsiasi supporto che permetta la pittura con le dita. Benatti espone all’estero. Germania, Svizzera e Francia sono le "location" delle sue mostre. Inizia a pensare progetti e opere anche per la nostra città. Con un’equipe di artisti locali realizza i murales del cimitero di San Benedetto.

Nel 1997 inizia un periodo triste per l’uomo Benatti. La moglie si ammala e l’artista si chiude nell’isolamento. Lo spirito è forte, ma la vita gli riserva dolore e malesseri personali. Si ammala di cancro ad un occhio, forse a causa del sole al quale da sempre è stato esposto durante le sue lunghe escursioni al porto e in mare alla ricerca di fonti di ispirazione o forse a causa dei solventi, delle polveri, del cemento usati nella sua arte pittorica, un’arte che usa non solo pennelli, pennini e matite ma anche le dita.

Questo non ferma l’amore che l’artista ha per “la massima espressione della sua anima”, la pittura. Benatti si sottopone a due operazioni che lasceranno una “V” rovesciata sul suo volto e afflizione nel suo animo. La voglia di fare dell’arte il centro focale della sua vita è grande. Infatti Benatti attualmente sta pensando di realizzare progetti in collaborazione con altri colleghi della zona e una mostra, con l’aiuto dei Lamantino Brothers (i fratelli Croci, due giovani sambenedettesi che hanno realizzato numerosi documentari artistici con tematiche inerenti al mare), che non sia solo la semplice esposizione di quadri, ma veda la possibilità di realizzare video artistici, installazioni e proiezioni di diapositive di opere d’arte.