Urbino: "Un concentrato di capolavori"
Urbino | Urbino città d'Arte, di Storia e di capolavori.
di ELVIRA APONE
Urbino
“Nella straordinaria Flagellazione di Urbino, il soggetto che dà il nome al quadro scompare nello sfondo sul lato sinistro della tela, dove serve a bilanciare le tre misteriose figure in piedi da una parte in primo piano a destra. Ci sembra di non avere di fronte nient’altro che un esperimento di composizione, ma un esperimento così strano e così sorprendentemente riuscito da non rimpiangere l’assenza di significato drammatico e da esserne completamente appagati”.
È con queste parole che lo scrittore inglese Aldous Huxley descrive nel suo libro “Lungo la strada”, pubblicato nel 1925, quello che lui stesso definisce “il piccolo dipinto”, un quadro di dimensioni piuttosto modeste realizzato da Piero della Francesca in data ancora incerta ma collocabile nell’arco di circa trenta anni, dal 1444 al 1472. Opera tra le più significative dell’artista e del rinascimento italiano, questo dipinto venne trovato nel 1839 nella sagrestia del duomo di Urbino da un pittore tedesco in visita nella città. Nel 1916 il quadro fu trasferito a Palazzo Ducale, e precisamente nella Galleria nazionale delle Marche, che ha sede proprio al primo e al secondo piano dell’edificio.
Oltre all’originalità della composizione della scena, divisa in due parti, la grandezza dell’opera risiede soprattutto nella sintesi operata da Piero della Francesca tra naturalezza e rigore matematico; inoltre, l’assenza di emozioni, la calma che traspare nella severità dei personaggi riesce, paradossalmente, a conferire al quadro un senso di fissità, dunque, di eternità. Sempre nello stesso libro, Aldous Huxley elogia la pittura di Piero della Francesca sottolineando che i suoi lavori più importanti si trovino per lo più ad Arezzo, San Sepolcro e Urbino. Mentre, però, le prime due cittadine non meritano, a suo avviso, una visita, Urbino, invece, deve assolutamente essere vista, e non solo per i quadri di Piero della Francesca, che a Urbino, dove soggiornò tra il 1469 e il 1472 alla corte del duca Federico da Montefeltro, riuscì a raggiungere un notevole equilibrio di stile, ma soprattutto per “il più bel palazzo italiano”, cioè il palazzo Ducale, che vale un viaggio “di sette ore in pullman attraverso gli Appennini”.
Il Palazzo Ducale, infatti, è sicuramente il fiore all’occhiello di Urbino. Fatta costruire nel corso del XV secolo dal duca Federico da Montefeltro, questa struttura è uno dei migliori esempi di edificio a forma di città, capace di accogliere moltissime persone. Il cuore del palazzo è costituito dal cortile d’Onore, circondato da un portico ad archi; è da qui che si può accedere ad alcuni dei suoi ambienti più affascinanti: la biblioteca del Duca, la Sala dei Banchetti, gli appartamenti dei gentiluomini d’arme (dove oggi è collocato il museo Archeologico), le due cappelline private del Duca e i sotterranei con le loro stanze di servizio, come la cucina, il bagno e la scuderia. Salendo lo Scalone d’Onore si arriva al piano nobile, dove si trovano cinque appartamenti, tra cui quelli del Duca e della Duchessa.
L’appartamento del Duca conduce il visitatore in un’atmosfera puramente rinascimentale: nelle poche stanze che lo compongono sono esposti grandi capolavori quattrocenteschi tra cui, appunto, la Flagellazione e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, ma, tra tutti gli ambienti, sicuramente il più incantevole resta lo studiolo, un gioiello di raffinatezza artistica e un indimenticabile spettacolo per gli occhi di intarsi lignei. L’appartamento della Duchessa, invece, è arricchito da numerosi capolavori del Cinquecento, tra cui quadri di Raffaello e di Tiziano. Quando morì l’ultimo duca di Urbino, il palazzo, simbolo e fulcro dello stato rinascimentale, divenne sede del Legato Apostolico, entrando il ducato di Urbino a far parte dello Stato Pontificio.
Solo dopo l’unità d’Italia, divenne monumento nazionale e subì diversi restauri. Con le sue eleganti e snelle torri, inconfondibile emblema della città stessa, il palazzo Ducale rappresenta un modello perfetto di integrazione tra architettura e paesaggio circostante, oltre che uno squisito connubio tra linee e forme che ci riporta indietro nel tempo, ai fasti, alla raffinatezza e all’eleganza di un’epoca assai prolifica di capolavori, che ci ha lasciato in eredità tante splendide, gloriose e monumentali opere d’arte come questa.
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04/03/2015
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