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La Confesercenti risponde al consigliere regionale Paolo Tancredi

| TERAMO - La Confesercenti non è per la coltivazione del proprio “orticello”, ma per una seria programmazione dello sviluppo del territorio e della gestione delle sue risorse.


1. Non vogliamo rivendicare a noi stessi una competenza di diritto costituzionale che non riconosciamo nemmeno  a lui. Ci limitiamo ad osservare che il nostro ricorso amministrativo, che solleva dubbi di legittimità costituzionale, è stato preparato e redatto da uno studio professionale tra i più prestigiosi della Regione.
 
2. La cattiva abitudine, diventata poi consuetudine e infine prassi, di inserire provvedimenti di natura particolare, e spesso dell’ultim’ora, in quadri legislativi generali ha effettivamente portato a veicolare nelle leggi finanziarie nazionali norme di carattere specifico riguardanti casi singoli. Questo fenomeno si sta verificando sempre più spesso anche sul piano regionale, con l’inserimento nella legge finanziaria di provvedimenti di natura particolare, spesso frutto di mediazioni tra partiti o gruppi politici. Il fatto che si tratti di una prassi non esclude l’illegittimità.
 
3. Tancredi dimentica che nel 2004 c’era l’impegno da parte del governo regionale di centro-destra a procedere alla redazione e all’approvazione di una nuova legge regionale sul commercio (di modifica della legge Passeri), in vista della quale fu convocato tredici volte il consiglio regionale con il punto all’ordine del giorno. Per le divisioni all’interno della maggioranza, il provvedimento non giunse mai in aula per la discussione. Alla fine la montagna partorì il topolino, con  un emendamento aggiuntivo alla finanziaria, che, invece di dettare le norme generali sul commercio, si limitò all’autorizzazione  di licenze ex novo per la grande distribuzione nel comune di Teramo per 15.000 metri quadri, tutti finalizzati alla realizzazione del centro commerciale di Piano d’Accio.
 
4. Circa l’accusa rivolta alla “Confesercenti” di limitarsi a curare gli interessi del proprio “orticello “, si fa presente che, ammesso che gli aderenti ad una associazione di categoria siano configurabili come un “orticello”, non si può dire cosa diversa per quanti aderiscono ad un partito o siano elettori di un candidato. E, tuttavia, si consideri che hanno sostenuto e sottoscritto il ricorso amministrativo contro la realizzazione del centro commerciale ben 175 operatori del settore commercio del Comune di Teramo, appartenenti alla media e piccola distribuzione, o aziende affiliate a marchi nazionali più rappresentativi, che costituiscono il 95% dei soggetti ai quali la sottoscrizione è stata proposta.
 
5. Avrebbe fatto meglio il consigliere Tancredi a non limitarsi all’Aquila a svolgere un ruolo da “consigliere comunale” di Teramo,o, peggio, da “consigliere di quartiere”, ma il ruolo di consigliere regionale, cioè di un legislatore che deve tener conto delle realtà generali. Avrebbe così potuto adoperarsi per far approvare una normativa che non stravolgesse la programmazione della rete commerciale locale.
 
6 Riguardo al centro commerciale di Bellante, si ricorda che la SUP, Sezione Urbanistica Provinciale, ha espresso un parere negativo a causa della violazione di alcune norme urbanistiche e che la Confesercenti provinciale tenne a suo tempo un incontro con i commercianti di Bellante, nel corso del quale fu espresso un parere contrario. Uguale parere contrario sarà espresso in futuro, se le condizioni e il quadro di riferimento dovessero continuare ad essere le stesse.
7. Non siamo contrari, per principio, alla grande distribuzione, ma riteniamo che essa debba essere adeguata e commisurata, in termini quantitativi, alla realtà del territorio. Riteniamo perciò necessario ed urgente una nuova normativa regionale che, sempre tramite accorpamento di licenze, ponga un tetto massimo di 8000 metri quadri (2000 per i piccoli comuni, come Bellante). . In questo modo il Comune di Bellante, che ha circa 5000 abitanti, non potrebbe portare avanti un progetto di centro commerciale, che, con i suoi 40-60000 metri quadri, rischia di mettere in ginocchio l’economia commerciale dell’intera vallata del Tordino. La contropartita del project financing, sempre nel caso di Bellante, è davvero lacunosa, visto che al posto di uno stadio ci si accontenta di qualche marciapiede, di qualche strada e di qualche aiuola.
 
8. Tornando allo stadio di Teramo, ribadiamo che siamo favorevoli alla sua realizzazione, di cui riconosciamo la necessità e l’urgenza, ma siamo sempre più convinti che essa vada disgiunta da quella di un mega centro commerciale, il cui iter amministrativo, lungo e farraginoso, finisce con il rendere problematica la stessa realizzazione dello stadio, maggiormente perseguibile con finanziamenti specifici ad hoc. Le stesse dichiarazioni del consigliere Tancredi, il quale parla di un investimento globale di oltre 80 milioni di euro come contropartita della realizzazione di un’opera come lo stadio, che non dovrebbe costare più di 8 milioni di euro, rivelano non solo che ci troviamo in presenza di una operazione demagogica, ma davanti ad un intreccio, tra la costruzione dello stadio e quella del centro commerciale, di chiara natura speculativa.
 
9. Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, risulta chimerico parlare di 500 nuovi posti di lavoro in relazione alla costruzione del centro commerciale. Basta considerare che sono attualmente circa 4000 gli addetti al settore commerciale medio e piccolo del Comune di Teramo e che ripetuti studi statistici  dimostrano che per ogni nuovo addetto nella grande distribuzione si determina la perdita di tre posti di lavoro nella media e piccola distribuzione. Ne risulterebbe pertanto la perdita di circa 1500 addetti, contro l’asserito incremento di 500.
 
10. La Confesercenti non è per la coltivazione del proprio “orticello”, ma per una seria programmazione dello sviluppo del territorio e della gestione delle sue risorse. Si consiglia al “consigliere” Tancredi, che appartiene allo stesso schieramento a cui è affidato il governo nazionale, di adoperarsi affinché sul territorio provinciale confluiscano risorse spendibili per il rilancio di attività produttive compatibili con la sua natura e con la sua vocazione. Solo così si può pensare di incrementare le ricchezze complessive di una popolazione dalla quale ci si attende un aumento dei consumi.

21/09/2005





        
  



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