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L’amministrazione provinciale incontra le associazioni sindacali

Ascoli Piceno | A fine anno l’ente stilerà un rapporto dove saranno indicate le priorità del territorio piceno

di Federico Biondi

L’amministrazione provinciale incontra le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) per fare il punto della situazione e per darsi delle scadenza operative con una serie di verifiche sulla situazione del lavoro e l’occupazione nella Provincia Picena.
 
Presenti all’incontro Emidio Mandozzi l’assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale, Massimo Rossi il presidente della provincia di Ascoli Piceno, Avelio Marini assessore alle attività Produttive, Antonio Angelini segretario provinciale della Cisl, Giuseppe Pacetti segretario provinciale della Uil, Emidio Celani segretario provinciale della Cgil
 
Risolvere il problema occupazionale non è facile e non ci sono soluzioni immediate o a breve scadenza. Una cosa è chiara, in questo momento non bisogna fare gli stessi errori di qualche anno fa, quando era necessario prevedere che il tessuto produttivo della provincia Picena doveva puntare su prodotti di qualità.
 
Le cose non sono andate così e molti imprenditori hanno pensato che nell’era del mercato globale, si poteva essere competitivi con la riduzione dei posti del lavoro e quindi dei costi di produzione del manufatto. Sta di fatto che gli imprenditori che hanno puntato alla qualità, e lo si apprende da molte fonti, tiene sul mercato e in alcuni casi registra segni di crescita produttiva.
 
A livello nazionale, se da un lato il presidente della Confindustria stimola gli imprenditori ad un confronto aperto con le forze sociali, dall’altro alcuni di essi investono in altri luoghi produttivi perchè attratti da un guadagno maggiore.
 
Dalle ultime inchieste giornalistiche è emerso che anche in quei posti lontani (Romania e in generale l’Europa dell’est), nonostante il costo della vita sia minore, lo stipendio di un operaio extracomunitario è sotto dimensionato rispetto al fabbisogno reale.
 
Detto questo le associazioni sindacali sostengono che ci sono imprenditori che delocalizzano la loro azienda e altri che internazionalizzano la loro azienda. I primi spostano la produzione industriale fuori dalla comunità europea, in Italia magari mantengono gli uffici, con il pretesto che la manodopera costa troppo. Questa tipologia di impresa non fa investimenti ma va alla ricerca di manodopera a basso costo.
 
I secondi continuano a produrre in Italia, un manufatto che deve comunque confrontarsi con il mercato globale. Queste aziende investono e fanno ricerca per un prodotto migliore, ma contemporaneamente vanno all’estero (Cina, India, U.S.A.) e aprono una sede commerciale, una succursale al fine di intercettare fette di mercato e quindi vendere il prodotto.
 
Per chi mantiene la produzione in Italia e fa ricerca e innovazione per realizzare un prodotto di qualità, è giusto che venga agevolato dallo stato con degli incentivi economici. Chi delocalizza ha il diritto di farlo, ma non è giusto che riceva un contributo pubblico. 
 
L’amministrazione provinciale sta provvedendo ad una verifica dell’apparato amministrativo, al fine di valutarne la predisposizione al nuovo compito: un progetto di programma e sviluppo del territorio, sostenendo le aziende che daranno una prospettiva e una “qualità” integrata al territorio della provincia di Ascoli Piceno.
 
L’ente con una serie di incontri con le associazioni degli imprenditori, le associazioni sindacali e i comuni e grazie a ricognizioni sul territorio, stilerà entro fine anno un documento nel quale si individuano le priorità dove far convergere la programmazione territoriale e tutti gli interventi che la provincia può fare.

12/10/2004





        
  



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