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Intervista a Massimo Rossi, candidato alla presidenza della provincia

Ascoli Piceno | Rossi: “Le politiche e i progetti non si esauriscono in questa campagna elettorale. Bisogna utilizzare le risorse e le energie, per toccare tutti i luoghi.”

di Federico Biondi

Una campagna elettorale impegnativa, molte le tappe toccate e molte sono in programma.

La campagna elettorale mi sta dando in qualche modo segali incoraggianti. C’è un risveglio della partecipazione, i cittadini parlano comunicano, questo è incoraggiante.

Quale fattore è a suo favore?

Un elemento che in questa campagna elettorale peserà è la delusione degli italiani, anche quelli che hanno avuto fiducia, nei confronti del governo Berlusconi e delle sue politiche.  A livello locale ho l’impressione che questa candidatura è vissuta come un valore aggiunto, perché vi è la sensazione, la certezza, che la mia passata esperienza amministrativa sia una garanzia di buon governo.

La provincia di Ascoli Piceno e detta “mare e monti” quali progetti per le zone interne?

Le comunità della montagna, saranno aree centrali per un progetto di sviluppo sostenibile in quanto le risorse di quelle realtà possono dare una ricchezza vera e un benessere e una qualità della vita vera.  Le politiche e i progetti non si esauriscono in questa campagna elettorale. Bisogna utilizzare le risorse e le energie, per toccare tutti i luoghi. Spero che le tappe che farò ad Acquasanta, Venarotta, Roccafluvione, siano tali da poter lasciare una traccia. Passate le elezioni avrò bisogno dei cittadini, soggetti attivi per un progetto futuro di qualità della vita.

L’assessorato alla formazione professionale e delle politiche attive del lavoro della provincia di Ascoli Piceno ha fatto molto per l’occupazione. Ultimamente circa 1300 giovani grazie ad un bando della Provincia prestano servizio all’interno delle aziende. Un’opportunità per i giovani ma anche per le aziende?

Un’esperienza lavorativa che può dar modo ai giovani di acquistare esperienze spendibili nel loro futuro e alle imprese per capire cosa vuol dire avere buone competenze all’interno delle loro realtà.

È chiaro che questo progetti per loro natura sono progetti a termine e mi auguro che molti di questi progetti si trasformino in un rapporto di lavoro consolidato. Se non dovesse avvenire, bisognerà trovare altre forme ed altre esperienze. È impensabile che si vada avanti con forme di precariato e di sussidio di povertà, anche perché diventerebbe questo.

Per il futuro?

Si faranno altri tentativi e dove le aziende s’impegnano a stabilizzare questo tipo di rapporti, qual ora la legge lo consentisse, noi potremmo pensare di prorogarli. Rapporti atipici a condizione che ci sia una successiva stabilizzazione, solo a queste condizioni, per giustificate ragioni, si potrà protrarre quest’esperienza.

Il nuovo presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha dato segnali di apertura del mondo imprenditoriale. Qualcosa sta cambiando? C’è bisogno di una nuova coscienza da parte degli imprenditori?

Sicuramente gli imprenditori si rendono conto che non è possibile continuare con una politica di contrazione e di compressione dei diritti sociali e sindacali.  C’è una forte esasperazione sociale, le vicende di Melfi parlano chiaro, quindi non c’è alternativa ad un dialogo e un rapporto con le rappresentanze sindacali.  Non ci sono i margini per uno scontro sociale salvo che si voglia in qualche modo far saltare la coesione sociale, quindi è una scelta obbligata quella fatta dalla Confindustria.

Spero che al di là della costrizione a percorrere  strade nuove, ci sia anche la consapevolezza che, probabilmente, occorre un altro modello di relazioni umane, economiche e che le imprese percepiscano il lavoratore come una risorsa.
Invece che comprimere i diritti sindacali e le retribuzioni dei lavoratori bisogna puntare sulla loro qualificazione e sulla qualificazione del lavoro in senso lato.

31/05/2004





        
  



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