Santa Maria Intervineas: la bellezza dell’essenzialità
San Benedetto del Tronto | Santa Maria Intervineas, una delle sedici chiese in travertino, è sicuramente una delle più belle di Ascoli Piceno.
di Elvira Apone
la chiesa di Santa Maria Intervineas
“Ascoli Piceno è tra le più belle città d’Italia, e non ne vedo altra che le assomigli… Si succedono molti stili, il romanico, il gotico, il rinascimentale, il barocco… con chiese dalle pareti di pietra, senza finestre; un travertino d’un griglio caldo, uniforme, senza intonaco”. Sono queste alcune parole usate dallo scrittore Guido Piovene per descrivere l’incanto suscitato in lui da una visita ad Ascoli Piceno, “l’incanto che viene da nulla e da tutto”, per usare sempre altre parole sue. E tra le tante bellezze, spicca in particolare una di quelle chiese “senza finestre”, di un travertino “caldo”, “uniforme”, puro nella sua essenzialità: la chiesa di Santa Maria Intervineas, una delle sedici chiese ascolane in travertino, la pietra locale per eccellenza.
In stile romanico, Santa Maria Intervineas, il cui nome probabilmente deriva dal fatto che sorgeva in mezzo a dei vigneti appena fuori dall’antico centro della città, colpisce per la sua semplicità e linearità, per quel suo fascino discreto, per quella sua bellezza pulita e austera, priva di qualsiasi elemento decorativo. La sua costruzione sembra risalire al IX o al X secolo, pur avendo subìto successivi rifacimenti. Magistrale e raro esempio di chiesa-fortezza a scopi originariamente difensivi (come testimoniano anche le finestrelle feritoie collocate a livello del suolo nella parte di fondo dell’abside), è costituita da un ambiente interno di tre navate divise da colonne e pilastri di forma rettangolare. In fondo alla navata centrale, si erge un baldacchino, sempre in travertino, della seconda metà del XV secolo, realizzato dall’artista ascolano Nicola Pizzuti; sulle pareti emergono tracce di affreschi di stili e soggetti diversi, tra cui l’Ultima Cena, la Vergine con il Bambino, l’Annunciazione, che ovviamente rappresentavano per il popolo una sorta di lettura religiosa. La facciata, senza aperture e anch’essa priva di fronzoli e abbellimenti, presenta un portale con arco a sesto acuto; la torre campanaria, staccata dalla chiesa secondo la tradizione delle torri campanarie italiane, mostra, invece, soltanto tre ordini di aperture sulla parte alta.
Nel complesso, però, ciò che più colpisce di questo incantevole edificio sacro, che pare quasi rimanere in disparte dal resto del paesaggio urbano, è che qui la mancanza di ornamenti diviene una qualità aggiunta, il tutto risulta più importante e più significativo di ogni singola parte, di qualsiasi dettaglio; la luce soffusa all’interno, creando un effetto di chiaro-scuro, ne esalta lo splendore: in una sola frase, il generale supera il particolare.
E per citare di nuovo Piovene: “Un viaggio nelle Marche, non frettoloso, porta a vedere meraviglie”. E una di queste è sicuramente la chiesa di Santa Maria Intervineas ad Ascoli Piceno.
|
12/11/2019
Altri articoli di...
Ascoli Piceno
Project Work Gabrielli, i vincitori (segue)
800.000 euro per le scuole (segue)
Tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (segue)
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
Zero Sprechi, al via un progetto per la lotta agli sprechi alimentari (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
Tribuna presso lo Stadio “Cino e Lillo del Duca” (segue)
Cultura e Spettacolo
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
TEDxFermo sorprende a FermHamente (segue)
53 anni di Macerata Jazz (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
A RisorgiMarche il Premio "Cultura in Verde" (segue)
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
La Nuova Barberia Carloni apre un tris di spettacoli (segue)
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Kevin Gjergji