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Quattro ponti ascolani all’attenzione del FAI

San Benedetto del Tronto | Quattro ponti storici di Ascoli Piceno tra gli itinerari proposti dal FAI domenica 14 ottobre in occasione delle “Giornate d’autunno”.

di Elvira Apone

il ponte di Porta Solestà

In occasione delle “Giornate d’autunno” del 13 e del 14 ottobre, il FAI Marche ha proposto una serie di itinerari alla scoperta delle bellezze del nostro territorio; tra le varie proposte, c’è stata la visita a quattro ponti storici di Ascoli Piceno: il ponte di Porta Solestà, il ponte Tufillo, il ponte della Scodella e il ponte di Cecco, quattro luoghi incantevoli che domenica 14 ottobre, dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30, sono stati aperti al pubblico grazie all’impegno dei volontari del FAI giovani che, a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”, che durerà fino alla fine di questo mese, hanno dato un notevole contributo alla promozione e alla valorizzazione di questi quattro importanti simboli della storia, della cultura e dell’arte del Piceno.

Costruito per collegare le due sponde del Tronto e le due province romane di Ascoli e Fermo, il ponte di Porta Solestà venne fatto costruire dall’Imperatore Augusto con lo scopo di creare, nell’ambito del suo impero, una fitta rete stradale. In effetti, grazie alla sua lunghezza, che raggiunge i 62 metri, e alla sua larghezza di 6,50 metri, sin dall’antichità i carri che lo percorrevano si potevano incrociare. Realizzato in opera quadrata di travertino a murazione liscia seguendo il canone architettonico dell'orizzontalità e dell’uniforme altezza degli strati, questo ponte è costituito da pietre di lunghezza variabile, ma tutte ordinatamente posizionate in modo che quella verticale poggi sulla pietra sottostante, senza ricorrere all’uso di malta cementizia. Anche il grande e unico arco a tutto sesto, che ha una luce di oltre 22 metri, è un evidente segno della grande capacità ingegneristica romana. Dopo le opere di restauro avvenute negli anni 1929-30 e 1937-38, il ponte è stato svuotato della parte interna per inserire una nuova e più moderna struttura di cemento che fungesse da scheletro e sostenesse al meglio le architetture originali. Avendo conservato integralmente le sue caratteristiche costruttive, il ponte di porta Solestà è ancora oggi considerato uno dei ponti più rappresentativi della tecnica e della civiltà romana. 

Il ponte Tufillo, detto anche ponte Vecchio e oggi chiamato ponte di Sant'Antonio, attraversa il fiume Tronto e si trova nelle vicinanze dell'omonima porta Tufilla e del ponte Nuovo. La sua prima costruzione viene fatta risalire al 1097, al tempo del vescovo ascolano Alberico, per cui si ritiene che sia il ponte medioevale più antico della città. Nei secoli successivi fu soggetto a continui restauri fino a restare inutilizzato e soltanto l’opera di ricostruzione del 1613, attribuita a Lazzaro Giosafatti, gli ha  conferito la struttura che conserva attualmente.

Il ponte della Scodella, chiamato con il nome della fonte vicina, apparteneva all’antica via consolare Salaria ed è probabilmente anch’esso di epoca augustea, pur avendo subito lavori di ristrutturazione e consolidamento in età medioevale. Con un intradosso realizzato con filari in blocchi regolari di travertino, messi in opera per testa e taglio in modo disordinato, con le spalle ricavate negli speroni del pendio e un’arcata larga 5,60 metri, questo ponte è meno conosciuto, soprattutto perché in passato la vegetazione spontanea ne aveva nascosto la vista, rischiando pure di comprometterne la stabilità, e solo diversi lavori di pulizia ne hanno finalmente reso visibile la struttura.

Appena fuori dal centro storico, nel punto in cui le sponde del fiume Castellano presentano contrafforti saldi e ravvicinati, sorge il celebre ponte di Cecco, detto anche ponte del Diavolo, che risale al I secolo a.C.. Edificato con grossi blocchi di travertino e di pietra, lungo 43 metri e largo più di quattro, il ponte di Cecco presenta due arcate asimmetriche, di cui una è il doppio dell’altra, e rivela, grazie alle sue armoniose linee e proporzioni, caratteristiche tipiche dei monumenti di epoca romana. Il ponte attuale, però, è la ricostruzione integrale, con lo stesso materiale recuperato nelle acque del torrente sottostante, di quello originario, distrutto dalle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale. Ma ciò che maggiormente affascina di questo ponte è la leggenda medievale che lo riguarda, secondo la quale sarebbe stato costruito con l’aiuto del diavolo in una sola notte dal poeta e astrologo Cecco d’Ascoli. In realtà, il nome Cecco rimanda quasi sicuramente a Mastro Cecco Aprutino che, nel 1349, su commissione di Galeotto I Malatesta, lo ristrutturò a causa delle precarie condizioni in cui versava e la leggenda, alquanto oscura e funesta, che vuole, invece, attribuirne la realizzazione a Cecco d’Ascoli e ai suoi poteri soprannaturali, è nata soprattutto a causa della fama che il poeta si era procurato sin dalla sua nascita, avvolta da un alone di mistero e di esoterismo. Si narra, infatti, cha sua madre lo abbia partorito sul prato in cui sorgeva il santuario dedicato alla dea Ancharia, la divinità femminile pagana che gli abitanti di Ascoli veneravano come loro protettrice e a cui dedicavano feste orgiastiche.

Quattro monumenti di grande fascino e attrazione, quattro punti di riferimento di enorme rilevanza che meritavano e meritano una visita, o almeno uno sguardo più attento e curioso e un’attenzione particolare. Quattro opere straordinarie che hanno sfidato il tempo e che sono sopravvissute alla storia dell’umanità.

 

 

15/10/2018





        
  



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