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Ancora poche imprese investono in alta tecnologia, ancora pochi scienziati e tecnici trovano lavoro.

Teramo | Aumentano i laureati in discipline scientifiche. In Abruzzo spesi 24 milioni di euro in 6 anni per 5mila giovani. Con la Regione progetto pilota dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per l'Alta Formazione. Occorre garantire la competitività hi-tech.

di Nicola Facciolini

Laboratorio Nazionale del Gran Sasso Infn

Unioncamere assegna al territorio di Teramo la bellezza di 716 imprese in più rispetto al 2006 e un tasso di crescita del 2%. Un risultato che, nella classifica regionale, regala alla provincia di Teramo il primo posto e in quella nazionale la terza posizione dopo Enna (3,44%) e Roma (2,68%).

L’Abruzzo, invece, ha un tasso di crescita dello 0,41% mentre l’Italia dello 0,75%. Ma ancora poche imprese investono in alta tecnologia, ancora pochi scienziati e tecnici trovano lavoro nelle aziende abruzzesi, nonostante i laureati in discipline scientifiche, nonostante l’Alta Formazione. Insomma, nel 2008 il settore privato “hi-tech” stenta a decollare in provincia di Teramo.

Il triste primato abruzzese è ben noto: non riusciamo ad attirare investimenti miliardari per la ricerca scientifica e tecnologica nelle imprese della provincia di Teramo e, dunque, nel cuore della Val Vibrata. La politica dovrebbe garantire quella cornice di competitività, la sola in grado di assicurare alle imprese gli strumenti necessari ad affrontare la grande sfida dei paesi asiatici.

Ma cosa si è fatto finora? Nonostante i laureati in discipline scientifiche siano in aumento, sono ancora pochi gli scienziati e i tecnici impiegati nella produzione industriale di oggetti di pubblica utilità nelle aziende del nostro territorio. La concorrenza con il mercato asiatico, è spietata. Se in Abruzzo ancora si confondono scienza e tecnologia, che cosa aspettarsi di buono?

Se assistiamo alla fuga di cervelli all’estero, le ragioni sono evidenti: gli scienziati nel nostro Paese non hanno alternative. Eppure investire nei giovani è l’imperativo categorico per vincere la sfida globale dei mercati orientali. L’industria hi-tech ha bisogno, in provincia di Teramo, di leggi ad hoc. Circa 24 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo sono stati destinati, dal 2001 al 2006 in Abruzzo, a 1.839 interventi di Alta Formazione e sviluppo del potenziale umano nella ricerca e nello sviluppo tecnologico, con il coinvolgimento di 4.897 giovani, universitari e laureati, per la frequenza di master o percorsi di studio e ricerca.

Ed è stata appena avviata la programmazione 2007/2013 che punta sull'adattabilità di forza lavoro e imprese come leva per rafforzare la competitività. Ma in Abruzzo sono ancora pochi i laureati in discipline tecnico-scientifiche (8,6 su 1.000 contro il valore medio nazionale di 11,5) e sono proprio queste le professionalità di cui il tessuto produttivo è più carente. Sono alcuni dei “numeri” emersi nel corso del convegno:"Cultura tecnico scientifica, ricerca, competitività: il ruolo del Fondo Sociale Europeo tra vecchia e nuova programmazione", svoltosi nei giorni scorsi ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ad Assergi.

Un'occasione per il presidente dell'Infn, Roberto Petronzio, di sottolineare come il partenariato con la Regione Abruzzo, nell'attuazione del Por 2000/2006, abbia rappresentato un'esperienza pilota tra le collaborazioni tra Infn e sistema produttivo. “Con le risorse del Fondo Sociale Europeo – ha ricordato Philippe Hatt, capo della divisione Occupazione Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea – nove milioni di giovani sono stati formati in Europa nel periodo 2001/2006, 2 milioni hanno trovato occupazione al termine delle attività di formazione”.

Il numero dei giovani che hanno potuto beneficiare del programma in Abruzzo è significativo: sono stati 5.000 su una popolazione di 98.895 ragazzi tra i 24 e i 29 anni. Ogni anno i diplomati sono l'88% dei diciannovenni (13.200 nel 2006) di cui il 75% si iscrive all'università. I laureati in discipline tecnico-scientifiche (scienze biologiche, fisica, matematica, statistica, informatica, ingegneria, discipline economico-aziendali, architettura) sono però ancora pochi: il 30% in meno rispetto alla media nazionale e il 50% in meno rispetto al dato europeo. Dal Rapporto Svimez 2007 che misura la competitività dell'Italia rispetto ai Paesi dell'UE a 27, emerge un quadro di debolezza dell'Italia.

L'Abruzzo conferma il dato nazionale. Se il tasso di disoccupazione 2006 (6.5%) è diminuito rispetto al 2005 (7.9%) ed è cresciuta l'internazionalizzazione (+0.9%), l'indice relativo a innovazione e ricerca & sviluppo mostra una diminuzione importante. Parla chiaro il numero di brevetti: in Italia ne sono depositati 4,3 ogni milione di abitanti, in Abruzzo 1,9 (11° posto tra le regioni). Nonostante un numero elevato di imprese innovatrici, le spese cono contenute perché mancano le risorse: l'Abruzzo attrae solo l'1,7% della spesa nazionale in Ricerca e Sviluppo, l'1,3% di quella delle amministrazioni pubbliche, il 2,2% di quella dell'Università; infine, lo 0,5% di quella relativa a istituzioni private no-profit e l'1.6% di quella per le imprese.

Fondare la competitività sullo sviluppo del capitale umano e sull'innesco, nel sistema produttivo, di elementi di innovazione derivanti dall'applicazione dei risultati della Ricerca, è la strategia che ispira la programmazione unitaria regionale 2007/2013 e che ha guidato il macroprogetto "Innovazione, competitività, governance": giovani "intermediari della conoscenza" sono stati incaricati di trasferire i risultati della ricerca – acquisiti attraverso master o altri percorsi universitari – alle imprese della regione.

Al progetto hanno preso parte alcune scuole superiori e le università abruzzesi, queste ultime con 191 giovani: 95 dell'Ateneo "G. D'Annunzio" di Chieti-Pescara, 69 de L'Aquila e 27 di Teramo. Ma occorre garantire la competitività delle nostre aziende hi-tech sul territorio, per arrestare ed invertire il flusso della fuga dei cervelli. Altrimenti i cittadini contribuenti non capiranno.

06/02/2008





        
  



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