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Si apre la fase dei congressi di Forza Italia

| I congressi comunali eleggeranno i delegati al congresso provinciale secondo un percorso che nel giro di uno o due anni porterà al congresso nazionale.

Si apre la fase dei congressi di Forza Italia. Dal 2 giugno 2007 partono le convocazioni per i congressi comunali e delle “Grandi Città”: 8.000 assisi da tenersi entro il 29 luglio 2007. Dal 14 settembre partono, invece, i congressi provinciali, destinati a concludersi il 18 novembre 2007.
I congressi comunali eleggeranno i delegati al congresso provinciale secondo un percorso che nel giro di uno o due anni porterà al congresso nazionale. L’obiettivo immediato è avere 8.000 coordinamenti e sedi locali.

Forza Italia è un partito che vive del respiro di quattro polmoni: il primo è il partito organizzato, quello dei coordinatori locali; il secondo è quello degli eletti locali e nazionali; il terzo si muove nella società, crea rapporti con gli interessi sociali, economici, culturali, anche inventando forme nuove di raccordo e collaborazione; il quarto è quello dei famosi Circoli della libertà.

Per quanto ricca e articolata sia la vita di un partito, per quanto nuove siano le sue forme di organizzazione, la domanda di partecipazione che viene dalla società, dalle persone, non potrà mai essere interamente soddisfatta dal circuito dei partiti. C’è per forza bisogno di qualcos’altro. Lo vediamo dalla vitalità delle fondazioni, delle associazioni, dal ribollire di pensieri e iniziative che animano internet e anche l’editoria tradizionale. Ecco il posto dei circoli della libertà: il luogo dove questa multiforme domanda di partecipazione fluisce e cresce, in un rapporto come di vasi comunicanti con Forza Italia, cioè di scambio e di equilibrio.
Sulla base di queste riflessioni, Forza Italia sta preparando un documento programmatico, politico e culturale, destinato alla riflessione nei congressi e in cui si dovranno mettere in luce, la natura, i compiti e le prospettive del partito. I temi sono però già tutti maturi.

Siamo impegnati a dare vita a un vero partito perché questa è ancora l’unica strada per risolvere un problema secolare per l’Italia: la mancanza di una classe dirigente. Può sembrare solo un’autocritica ma è una questione seria, affrontata ma non risolta, tra i tanti, da Gramsci, da Croce, da Einaudi…è il problema italiano.
E’ vero: la prima repubblica ha espresso gruppi dirigenti adeguati. Peccato siano stati cancellati e marchiati d’infamia dalla finta rivoluzione di “tangentopoli”. Ci sono stati uomini politici in quel periodo capaci di guardare all’interesse dell’Italia prima che a loro stessi.
Gli effetti di tangentopoli continuano a vedersi in modo drammatico anche oggi, sia sul piano politico sia su quello civile. Nel primo caso la “soluzione delle manette” ha consentito alla sinistra italiana di non fare i conti con la sua storia e l’avvio stentato e malpancesco del partito democratico è una delle conseguenze di quella omissione; sul piano civile ci sono ancora oggi parti del Paese, specie al sud in cui il vuoto improvviso di classe dirigente ha prodotto l’immediata osmosi con la criminalità organizzata.

Ma è la politica in genere a soffrire ancora di quello strappo. E’ così oggi la politica è debole, priva di missione storica e senza una missione è difficile costruire. All’estero c’è un dinamismo diverso, pensiamo alla “rupture” di Sarkozy, alle novità introdotte da Cameron nel panorama inglese. In Italia i partiti oscillano tra la nevrosi del momento presente, tutto tattica e manovra, e la mistica della rifondazione, del nuovo inizio. Sono chiusi in questo recinto cervellotico e perdono il contatto con la realtà.
La sinistra è obiettivamente un elemento di questo blocco: dovrebbe ammettere e riconoscere, come già hanno cominciato a fare studiosi di sinistra in Italia e intellettuali europei, che Berlusconi in questi ultimi 13 anni ha rappresentato l’unico tentativo di innovazione e di cambiamento che ha prodotto novità importanti, sia nel sistema politico che nell’esperienza di governo e nella cultura.
Il rinnovamento della sinistra passa soprattutto attraverso questa consapevolezza e questo riconoscimento. A sinistra dovrebbero essere capaci di vedere le novità positive, quando si presentano, non con decenni di ritardo, come avviene in questi giorni verso Aldo Moro e Bettino Craxi, con ammissioni di colpe e di errori che non hanno neppure il marchio dell’autenticità. Oggi la sinistra è solo marketing e Veltroni ne è il simbolo.

Come se ne esce? Ci vuole un sforzo di pensiero laterale, uno sprazzo creativo, dobbiamo aprire il recinto, allargare la prospettiva: la missione di Forza Italia è quella di ricostruire l’asse liberal-cristiano-riformista-popolare, superare lo smarrimento post-moderno e ritrovare un linguaggio all’altezza della realtà.

Pensiamo alla parola laicità: sapete dove recuperiamo il miglior significato di questa parola? Nelle parole di un Papa che scrive un libro di ricerca personale di Cristo e dice:“criticatemi, dissentite”. Lo dice a chi ha fede e a chi non la ha e magari neppure vuole averla. Siamo o no, noi laici, in grado di produrre un pensiero altrettanto laico?

C’è un altro piano di analisi che noi abbiamo già abbozzato ma che bisogna far crescere: dobbiamo passare dal “welfare state” alla “welfare community”. Vuol dire togliere lo stato dal centro della nostra vita e metterci la persona, la responsabilità di ciascuno verso il proprio benessere e verso quello della comunità. Vuol dire mettere al centro la famiglia e la sua capacità di produrre futuro, mettere al centro i corpi intermedi, le associazioni, le cooperative di solidarietà, il capitale umano e sociale diffuso.

Questo è in sintesi l’altro versante della laicità, questa è la “rupture” che serve all’Italia: mettere i valori individuali in primo piano, rompere gli schemi e far incontrare valori e cose, persone e comunità. Questa è anche la sana laicità.

E’ in nome di questa laicità che Forza Italia parteciperà, il 12 maggio 2007, al Family Day: ci saremo a nome di Forza Italia e a nome dei cattolici e dei laici, perchè difendere la famiglia vuol dire difendere l’identità dell’Occidente e l’identità di ciascuno di noi.

07/04/2007





        
  



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